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 2005  febbraio 10 Giovedì calendario

Tutto su Condi: dal carnet accademico al gumbo, Corriere della Sera magazine, 10 febbraio 2005 Il giorno dell’inaugurazione del Bush 2, comparve su Internet un nuovo sito: Rice2008

Tutto su Condi: dal carnet accademico al gumbo, Corriere della Sera magazine, 10 febbraio 2005 Il giorno dell’inaugurazione del Bush 2, comparve su Internet un nuovo sito: Rice2008.com. Si dice, riferì l’anonimo autore, che il vicepresidente Cheney si dimetterà a metà mandato per lasciare il posto al candidato repubblicano alla Casa Bianca nel 2008: o il capo del Senato Frist, o l’ex sindaco di New York Giuliani, o il senatore McCain. Ma per noi, il candidato repubblicano è Condoleezza Rice. Prima ancora che il Senato approvasse la sua nomina a segretario di Stato, la dama di ferro della amministrazione venne così annoverata tra i più probabili successori di Bush. «Martha cogli artigli», come la chiama divertito il presidente paragonandola a Martha Stewart, la regina delle belle maniere e della buona cucina americane, dichiara di non essere interessata. Ma per molti, il suo nome è in cima alla lista dei papabili. Lo ha confermato Dick Morris, l’ex guru elettorale del presidente Clinton. Nel 2008, ha scritto su ”Newsmax”, gli Usa eleggeranno per la prima volta una donna presidente: i candidati saranno Hillary Clinton per i democratici e la Rice per i repubblicani. Alle primarie del partito «Condi», ha aggiunto Morris, aiutata da Karl Rove, il mago di Bush, batterà Frist, Giuliani, McCain. La Rice, ha concluso il guru, diverrebbe «la Thatcher americana». La sua Presidenza passerebbe alla storia come «la seconda rivoluzione americana» e avrebbe un effetto dirompente: con una nera alla Casa Bianca, l’America non sarebbe più la stessa. Secondo Arthur Schlesinger, lo storico di Roosevelt e di Kennedy, il sito Internet e Dick Morris anticipano troppo i tempi: «Condoleezza Rice non è stata un superbo consigliere della sicurezza nazionale come Kissinger, e deve ancora provare quanto valga. Inoltre, la macchina del partito non è dalla sua parte, per ora lo sono solo gli evangelici e i neocon». Ma lo storico democratico non esclude che, se avrà successo al Dipartimento di Stato, «Condi» possa ambire alla Presidenza. Ammette che è stata sottovalutata come Bush, e dovrebbe essere agevolata dal fatto di essere donna e nera: «La sua storia e la sua personalità sono vincenti, e il suo percorso dal Sud povero al vertice del potere incarna il sogno americano. Forse è più facile per la maggior parte del pubblico identificarsi in lei che non in un’altra donna di qualità come Hillary». Per questo, i prossimi anni saranno per l’America anche un viaggio alla scoperta di «Condi» Rice. Chi la conosce avverte che è una figura più complessa di quanto non lasci trapelare. Il suo carnet accademico di enfant prodige è noto a tutti: ingresso all’università a 15 anni, la prima di tre lauree a 19, una prestigíosa cattedra a Stanford a 26. è noto anche il suo carnet politico: consulente dello Stato maggiore delle forze armate americane sull’Urss, la sua specialità, nel 1986; consigliere di Bush padre alla Casa Bianca dal 1988 al 1992; braccio destro di Bush figlio dal 1999. Lo è ancora di più il suo carnet intellettuale: «Condi» è la madre della dottrina della guerra preventiva del Bush uno e della crociata della libertà e la democrazia del Bush due. Ma pochi sanno che cosa celi dietro questa formidabile corazza, che essere umano sia. Madeleine Albright, la prima donna segretario di Stato sotto Clinton, è una delle migliori amiche della Rice. Non di rado, le si vede assieme a colazione al Caffè Milano, il ritrovo dei potenti a Washington. Si conoscono dal 1970, quando Condoleezza arrivò all’università di Denver, dove il padre della Albright, Joe Korbel, insegnava storia moderna e scienze politiche. «Veniva da una buonissima famiglia di Titusville nell’Alabama, il papà era un pastore metodista, la mamma una maestra, aveva la passione della musica e della letteratura», spiega Madeleine ridendo. «Pareva un piccolo mostro. Suonava il piano da quando aveva 3 anni. Parlava russo, francese e spagnolo. Ed era un’atleta straordinaria, pattinava su ghiaccio e batteva tutti a tennis». Korbel la giudicò la migliore allieva che avesse avuto e le predisse una luminosa carriera accademica o politica. In un’intervista, la Rice ha confessato che «a Denver fu amore a prima vista per gli affari esteri. Da bambina avevo sognato di diventare concertista o campionessa di pattinaggio, ma altri mi superavano. In politica ero la prima della classe, e mi dedicai a essa anima e corpo». Dapprima s’iscrisse al partito democratico, poi, nell’82, cominciò a vedere nel presidente Reagan il futuro vincitore della guerra fredda, e passò ai repubblicani («un tradimento», le rimproverò la Albright). Il nuovo segretario di Stato non si è mai rammaricata della scelta non perché le abbia portato fortuna ma perché «mi sento a casa mia», afferma. I repubblicani, aggiunge, sono più religiosi, più conservatori. «E sono più elitari», ribatte Schlesinger. «La realtà è che fino dall’infanzia la Rice ha fatto parte della élite, fosse l’Alabama o fosse Washington». Non è un mistero che «Condi» abbia sacrificato la vita sentimentale alla carriera: a 50 anni è nubile, anche se ha un accompagnatore fisso, Gene Washington, ex campione di football, sport di cui è appassionata e della cui Lega farebbe volentieri il presidente. Ma non è una donna solitaria, la sua vita privata è incredibilmente piena. Durante il week end cucina piatti del profondo Sud, gumbo e pollo fritto, per gli amici, e suona Bach e Brahms al pianoforte; gioca a tennis - «ha un servizio folgorante», dice Washington - o pattina sul ghiaccio; frequenta qualche asta (nel suo appartamento al Watergate, spicca un Rembrandt). La domenica, passa ore nelle boutique e nei grandi magazzini a fare spese, «la mia debolezza», scortata da due agenti segreti: gioielli, profumi - Yves St. Laurent - e scarpe innanzitutto. Forse perché ha delle belle gambe - «con lei non riesco a concentrarmi», proclama il premier israeliano Sharon - le scarpe esercitano un’irresistibile attrazione sulla Rice: una volta da Ferragamo ne comprò otto paia in un colpo. è ecclettica negli abiti: il suo couturier preferito è Oscar de La Renta, lo stesso della first lady Laura, che ama esporne le spalle. Al Watergate saloon il suo parrucchiere la dice cortese, affabile e scherzosa: «è una persona assolutamente normale. è orgogliosa dei suoi capelli corvini, non li ha mai fuori posto. L’unica cosa che chiede è che nessuno usi i telefoni cellulari, per ragioni di sicurezza. Saluta tutti, ride con le altre clienti, dà sempre buone mance». Una cosa sola non tollera: il razzismo. Nel ’63, quattro compagne di scuola morirono nell’incendio di una chiesa causato dal Ku Klux Klan, e non ha mai dimenticato. L’anno scorso, in una gioielleria, una commessa bianca che non l’aveva riconosciuta la chiamò «black trash», spazzatura nera. Si dominò a stento: «Faccia il suo lavoro!». è il motivo per cui, nel discorso inaugurale, Bush denunciò il razzismo che esiste ancora in America: il presidente sa di certe sue esperienze, e non vuole che si ripetano. Ma lei le liquida come sgradevoli incidenti di percorso, e proclama che l’amministrazione Bush è la meno razzista della storia. Lo attribuisce al presidente. Non a torto: tra il cow boy texano, come lo chiamano i critici, e la sua vestale nera ci sono il massimo reciproco rispetto e la massima reciproca fiducia. Ennio Caretto