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 2006  gennaio 30 Lunedì calendario

PIAGGI Anna

PIAGGI Anna Milano 22 marzo 1931 (?) Giornalista • «[...] In un paese come il nostro, dove si ha diritto alla fama popolare e all’interesse degli intellettuali solo se si mimano villanate in televisione, saranno in tanti a chiedersi chi mai sia questa signora [...] Karl Lagerfeld, stilista-fotografo, nel sul libro Anna chronique, ha raccolto più di duecento dei tanti suoi disegni che la ritraggono, elevandola a sua inimitabile musa. Quirino Conti, nel suo best-seller Mai il mondo saprà, conversazioni sulla moda, ne esalta tra l’altro la scrittura, “esempio irraggiungibile, nello stile, di cultura, memoria ed enciclopedismo: ma soprattutto di ermetismo. Poiché i suoi capolavori sono rompicapo, thriller, gialli alla Ruth Rendell…”. Venerata all´estero, ovviamente tra i cultori della moda, pure in Italia ha un’eccentrica moltitudine di appassionati. Ogni suo apparire è un evento, una festa, una ragione di privilegio; ci si aspetta sempre, infatti, una sorprendente, nuova messa in scena, quella di una diva che interpretando un suo criptico copione di sovrapposizioni e sedimentazioni vestimentarie, regala scene madri, puzzle rompicapo, melodrammi di massima emozione. Certo, tra chi non è del ramo, la sua immagine, sempre creativa e sempre innaturale, quasi eversiva, può suscitare scompiglio, apprensione, allarme: portinai che corrono in strada per vederla, macchine che frenano all´improvviso, passanti impietriti dallo stupore, bambini felici di precipitare in una fiaba sconosciuta. “Reazioni che non mi turbano, sono inevitabili. Ma questo è il mio modo di essere, e ne sono perfettamente felice”, dice Piaggi. Nelle sue strabilianti fashion-performance, nulla è lasciato al caso [...] Essendo ogni sua apparizione una sceneggiatura attentamente studiata, ne esiste la testimonianza scritta: una serie di quaderni con in copertina la bandiera inglese, diari bizzarri che qualunque museo della moda pagherebbe a caro prezzo. Data, luogo, evento, persone presenti, e per esempio [...] Nel suo dotto caleidoscopio, ci sono punti fermi: i capelli grigi striati di blu con una ciocca ad onde Marcel sull’occhio destro, gli occhi cerchiati di viola, il rosso alle guance perfettamente rotondo, uno dei suoi tanti cappellini assurdi che appositamente le crea il massimo cappellaio rimasto al mondo, l’inglese Stephen Jones, un antico, sottile bastoncino in funzione decorativa. Solo io che sono sua cugina, essendo noi figlie di sorelle ambedue presto vedove, che sognavano per lei un posto di telefonista e per me di maestra, posso ricordarmela nella divisa perbenista cercamarito della nostra giovinezza, casta gonna di tweed e scoraggiante doppio golfino, ragazza inquieta e ansiosa di un altro allora improbabile destino. Quel destino si è materializzato sino al culmine del V&A Museum [...]» (Natalia Aspesi, “la Repubblica” 29/1/2006).