Varie, 30 gennaio 2006
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Kassir Samir
• Beirut (Libano) 5 maggio 1960, Beirut (Libano) 2 giugno 2005 (assassinato). Storico. Giornalista • «[...] Chi l’ha conosciuto di persona in Libano o a Parigi, dove Kassir ha studiato e lavorato per anni prima di tornare in Medio Oriente alla fine della guerra civile libanese, invita a leggere l’autore ricordandone le origini: padre palestinese, madre siriana, una giovinezza passata in quella Beirut già testa di ponte dell’Occidente in Medio Oriente (Kassir studiò al liceo francese, prima di approdare a Parigi alla Sorbona) trasformatasi poi in città decapitata e nell’ennesimo simbolo di un cosmopolitismo arabo-mediterraneo soffocato e alla deriva. La nostalgia assorbita in giovinezza, Kassir l’aveva riversata in un sofferto ritratto di Beirut (Histoire de Beyrouth, pubblicata in Francia nel 2003 da Fayard), ma anche La sventura di essere arabi fa inevitabilmente i conti dall’inizio alla fine col tema della memoria. [...] Per Kassir, lo slancio modernista verificatosi soprattutto in Egitto a partire dall’Ottocento si è certamente inceppato, quando non è stato del tutto dimenticato. Ma può ripartire. La diagnosi quasi ossessiva del ”dominio” dell’Occidente sul Medio Oriente impedisce all’autore di ipotizzare un possibile soccorso democratico esterno. Per lasciarsi alle spalle il sottosviluppo e l’arcaismo politico, ritiene Kassir, le future generazioni arabe dovranno ”guardare finalmente in faccia la loro storia reale”, diffidando anche del ”fantasma di un passato ineguagliabile” dal sapore ormai spesso solo autoconsolatorio. Senza sciorinare ricette politiche specifiche, l’autore sottolinea piuttosto la necessità di un pragmatismo intelligente, consapevole della ricca tradizione araba senza per questo divenirne ostaggio, aperto al confronto con l’Occidente - Kassir si presenta del resto fin da subito al lettore come un ”occidentalizzato” - ma capace di diagnosticare in tempo i rischi della dipendenza dal mondo occidentale. ”La più grande sventura degli arabi è nel rifiuto di riscattarsi”, osserva con severità Kassir [...] Da sempre elogiato per il coraggio e la libertà ma a nche criticato soprattutto per il suo ”debole” verso la figura di Arafat, Kassir fino alla fine non ha cercato il consenso unanime dei suoi lettori. La visione geopolitica dell’autore, del resto, è contestata oggi da molti già in Libano. [...]» (Daniele Zappalà, ”Avvenire” 28/1/2006).