Pierangelo Sapegno La Stampa, 26/01/2005, 26 gennaio 2005
La teodicea del Cinquantatre: gli dei non vegliano sugli stolti, La Stampa, mercoledì 26 gennaio 2005 L’ultima casalinga che si è fatta fregare dal 53 è scomparsa di casa 23 giorni fa a Rosignano, Livorno, dopo aver seminato 50 mila euro di assegni a vuoto nelle due ricevitorie appena fuori dall’uscio
La teodicea del Cinquantatre: gli dei non vegliano sugli stolti, La Stampa, mercoledì 26 gennaio 2005 L’ultima casalinga che si è fatta fregare dal 53 è scomparsa di casa 23 giorni fa a Rosignano, Livorno, dopo aver seminato 50 mila euro di assegni a vuoto nelle due ricevitorie appena fuori dall’uscio. Il tabaccaio che l’ha denunciata sabato scorso non sapeva come giustificarsi: «La conosco bene, è una brava donna, una brava moglie e una buona madre, non so che cosa le sia successo. Ma mica potevo stare zitto». L’ultima volta che l’hanno vista era convinta di diventare miliardaria. Troppo sprovveduta per rendersi conto che il mondo era già cambiato con il rock and roll e la pillola, molti anni prima. Adesso starà fermo per un po’: sorride solo a quelli che conosce. Appena un mese fa, invece, la signora Maria, da Frosinone, s’era ipotecata la casa per giocare il 53 sulla ruota di Venezia. Aveva già perso tutti i soldi, e allora si era rivolta agli usurai: 50 mila euro in cambio dell’abitazione. Poi era corsa a puntarli tutti. Anche i muri sanno già come è andata. Due giorni dopo la signora Maria si è messa tutta in ghingheri e si è presentata all’associazione antiusura di Cassino con occhi vacui come due sassi bagnati. Il presidente dell’associazione Michele D’Alessio è andato dalla polizia e poi s’è sfogato perché dice che «quello della gente finita sul lastrico per il gioco è un fenomeno che sta salendo alle stelle in questi ultimi tempi», e che ogni settimana è costretto a raccattare dei disperati che hanno perso tutto e si sono indebitati con la gente sbagliata. Soprattutto donne, dice. A Milano un marito se n’è accorto solo in banca. L’avevano chiamato perché era sparito il conto. Lui non sapeva spiegare come. Gliel’ha spiegato la moglie. Il lotto. Sembrava una Liz Taylor dei tempi migliori, ubriaca e intenta a massacrare Shakespeare. Parlava e parlava e gli diceva che prima o poi la ruota sarebbe girata. Lui ha preferito chiedere il divorzio. Per le casse dello Stato può essere anche una buona notizia. Su 47 milioni e mezzo di cittadini che hanno raggiunto la maggiore età, più di due terzi - 30 milioni - non rinunciano alle scommesse. Hanno speso 12 miliardi e 600 milioni nel 2002, 16 miliardi e mezzo nel 2003, quasi venti nel 2004. Le donne erano una esigua minoranza. Ma adesso sono cresciute vertiginosamente e nel Lotto sono diventate la maggioranza, il 55 per cento, secondo uno studio di Eta Meta Research realizzato fra 150 bookmaker. Non è solo l’effetto del 53. semplice, è considerato poco pericoloso, è molto popolare. «Ci si avvicina come per andare a prendere l’aperitivo al bar». Secondo lo psicologo Cesare Guerreschi, direttore della Società Italiana di Intervento sulle Patologie Compulsive, «dei più di 30 milioni che giocano al lotto, però, solo una piccola parte, circa 700 mila persone, hanno seri problemi di dipendenza e non sono più in grado di controllare le loro puntate. Molto più della metà di questi, 450 mila, sono donne». Non c’entra la crisi economica: «Questo fenomeno è in crescita anche con il benessere. E fra la gente che si rivolge al nostro centro ci sono anche professionisti e politici. Persino religiosi. Sono aumentati i giovani». E anche in questo caso, quasi tutte donne. l’effetto della modernità. Poi, non sarà colpa del 53, però qualcosa c’entra. Guerreschi è consapevole che si può rischiare il dramma. Rosanna, 57 anni, casalinga di Carrara, ha perso anche lei tutti i risparmi di famiglia puntando sul 53. Quando per l’ennesima volta non è uscito, ha scritto una lettera al marito, ha preso l’autobus ed è scesa al capolinea di Marinella, vicino alla spiaggia. Si è tolta il cappotto, l’ha appoggiato a una sedia di tela sotto al gazebo in disarmo invernale dei Bagni Maestrale. E nella mattina umida e nebbiosa del 13 gennaio si è calata in acqua con il golfino, la gonna e le scarpe col tacco. Ha scoperto il suo cadavere Roberto Aliboni: «Ho visto qualcosa che galleggiava vicino agli scogli». Sono solo gli effetti più evidenti di un numero, il 53, che nella cabala, poi, vuol dire il vecchio, il carciofo, ma anche persecuzione, infelicità. A sfogliare questa sequela di scalogne, colpisce la lezione di una pensionata di Pistoia, un’altra donna. Lei si è rovinata inseguendo il 45 sulla ruota di Firenze, ma l’effetto è lo stesso. Ha raccontato fra le lacrime che aveva cominciato con un euro, «e in 5 mesi ne avevo spesi 17 mila aspettando quel numerino». La donna si è vista pignorare prima l’auto e poi la casa. «Quando è stato estratto, avevo già finito tutti i soldi. Non avevo più nemmeno una lira per puntare». Dicono che sugli stolti vegliano gli dei. Il fatto che gli dei abbiano quasi sempre ragione dev’essere solo un modo di dire. Anche le donne dicono d’aver sempre ragione. Dai Giocatori Anonimi, a Torino, raccolgono tutti i perdenti e le vittime dei numeri. Si mettono insieme e raccontano le loro storie. Un tipo una sera è entrato in uno di quei posti dove c’è una bella abbondanza di pance da birra e occhi storti. Non si riusciva a capire che cosa era capitato ai suoi vestiti. Forse ci aveva dormito dentro. Di sicuro, ci aveva mangiato. Parlò con disinvoltura sopra la patacca stampata sulla cravatta. Aveva perso il lavoro in banca, rischiava la galera, non aveva più una lira. Tutto per il gioco. Ma fra le pance e le birre, quella sera trovò una donna che lo portò fuori, anche col suo vestito sformato. Lui la racconta così, che questa volta una donna l’ha salvato. Storia vecchia, quando c’era ancora il rock and roll. Gli brilla solo una luce strana, se ci pensa. Eppure, dice, «la somma dei nostri anni faceva 53». Pierangelo Sapegno