Michael Newton, Dizionario dei serial killer, Newton & Compton, 27 gennaio 2006
I giochetti di Gacy il clown, estimatore di bambini. GACY, JOHN WAYNE, JR. John Gacy padre a casa era un tiranno alcolizzato, la versione volgare ed enfatizzata di Archie Bunker, un famoso personaggio televisivo, dal quale però era stata cancellata ogni traccia di umorismo
I giochetti di Gacy il clown, estimatore di bambini. GACY, JOHN WAYNE, JR. John Gacy padre a casa era un tiranno alcolizzato, la versione volgare ed enfatizzata di Archie Bunker, un famoso personaggio televisivo, dal quale però era stata cancellata ogni traccia di umorismo. Non faceva nessuno sforzo per nascondere il suo disappunto per il fatto che il figlio portava il suo stesso nome, infliggendogli brutali punizioni corporali alla minima malefatta, afferrando a volte il ragazzo e scagliandolo attraverso la stanza. In momenti più tranquilli si accontentava di insultare John Jr., dandogli della «femminuccia», della persona «stupida e ottusa», completamente inutile. Col tempo, tra i suoi insulti ingiustificati, quel «femminuccia» si sarebbe rivelato una profezia realizzata. Nato nel 1942 a Chicago, Gacy crebbe dubitando della sua mascolinità, evitando gli sport e altre attività ”virili” per rifugiarsi in una precoce ipocondria. Colpito alla testa da un’altalena all’età di 11 anni, per i successivi cinque anni soffrì di periodici svenimenti, fino a quando la loro causa - un embolo cerebrale - fu rimossa con le cure mediche. Privato così di un’affezione, egli ne contrasse (o inventò) un’altra, scegliendo i sintomi di un disturbo cardiaco che sembrava andare e venire, a seconda del suo umore. Dopo la laurea in economia e commercio, Gacy diventò rappresentante di scarpe, ma aveva altre aspirazioni. Sposò una collega i cui genitori erano proprietari di un ristorante a Waterloo, nell’Iowa, e subito si ritrovò senza sforzo nel ruolo di direttore del ristorante. Sul lavoro era un fenomeno, smentendo tutto quello che suo padre aveva detto delle sue facoltà intellettive e della sua capacità d’iniziativa, elevandosi a uno status in cui suscitava l’ammirazione e il rispetto degli imprenditori locali. La moglie e gli amici furono completamente colti di sorpresa quando nel maggio 1968 John fu arrestato con l’accusa di aver costretto, per molti mesi, un giovane dipendente ad atti di tipo omosessuale. Quelle accuse erano ancora in sospeso, quando Gacy assoldò un teppista adolescente per picchiare il testimone dell’accusa, e furono così registrate altre imputazioni a suo carico. Gacy stipulò un accordo dichiarandosi colpevole di sodomia, per cui le altre accuse furono revocate. Condannato a dieci anni di carcere, si dimostrò un prigioniero modello e fu rilasciato dopo diciotto mesi. Con il permesso dello Stato Gacy tornò a Chicago, dove si stabilì come imprenditore edile di successo. Dopo aver divorziato mentre era in prigione, si risposò presto, sistemandosi in un quartiere borghese di Des Plaines, una zona periferica, dove diventò molto popolare tra i vicini, ospitando spesso elaborate feste a tema. Inoltre, era un attivista del Partito Democratico - una volta aveva posato in alcune foto con la moglie del presidente Jimmy Carter - e come ”Clown Pogo” si esibiva completamente mascherato alle feste dei bambini ed agli eventi di beneficenza. In pochi, tra le sue nuove conoscenze, sapevano del suo arresto nell’Iowa, e quelli che ne avevano sentito parlare furono rassicurati: John aveva solo fatto degli affari qualche volta, «trattando del materiale pornografico». Il 12 febbraio 1971 Gacy fu accusato di disturbo della quiete pubblica a Chicago, in seguito alla denuncia di un ragazzo che aveva cercato di violentare. L’accusatore, noto per essere gay, non comparve in tribunale all’udienza di Gacy, e le accuse furono revocate. I poliziotti dell’Iowa incaricati di sorvegliare Gacy, in libertà condizionale, non furono informati dell’arresto o delle accuse, ed egli fu formalmente esonerato da ogni vincolo il 18 ottobre 1971. Secondo una stima dello stesso Gacy, egli commise il suo primo omicidio meno di tre mesi dopo, il 3 gennaio 1972. La vittima, prelevata al terminal dei pullman, non fu mai identificata, ma la sua morte avvenne secondo modalità che si confermarono in seguito tipiche di Gacy. A caccia di prede, Gacy a volte ricorreva a giovani amici e dipendenti, ma più spesso faceva affidamento sul suo girovagare per le strade di Chicago in cerca di prostitute e fuggitivi. Come gli ”Strangolatori della collina” di Los Angeles, a volte esibiva un distintivo e un’arma, ”arrestando” così la vittima designata. Altri venivano invitati a casa sua per un drink o un giro al biliardo e John mostrava loro certi «trucchetti» con le «manette magiche», poi tirava fuori alcuni sex toys e la garrota. Per finire, John faceva il «gioco della corda», strangolando così la sua vittima, che veniva sepolta in un vespaio sotto la casa. Negli anni successivi, dato che aveva esaurito lo spazio disponibile, cominciò a sbarazzarsi dei cadaveri gettandoli in un fiume vicino. Seppellire i cadaveri nel vespaio aveva i suoi inconvenienti, in particolare un persistente cattivo odore, che Gacy addebitava a «problemi con la fogna». La seconda moglie di Gacy era naturalmente in casa, e la sua presenza limitava i momenti di ricreazione alle occasioni in cui lei era fuori o in viaggio ma quando il loro matrimonio fallì nel 1976 Gacy poté accelerare il suo programma di annientamento. Tra il 6 aprile e il 13 giugno 1976 nella casa di Gacy furono massacrati almeno cinque ragazzi, e la fine non sembrava essere vicina. Il 25 ottobre di quell’anno egli uccise due vittime in una volta sola, gettando i loro corpi in una fossa comune. Con il passare del tempo la fascia d’età entro la quale sceglieva i suoi bersagli si ampliò [...]: dagli adolescenti borghesi, agli avanzi di galera e ai prostituti. Non tutte le vittime di Gacy morirono. Nel dicembre 1977, Robert Donnelly fu rapito con la minaccia di una pistola, torturato e sodomizzato nella casa degli orrori di Gacy, e poi liberato [...]. La fine, quando arrivò, si dovette unicamente alla disattenzione di Gacy. Il quindicenne Robert Piest scomparve dal luogo di lavoro, una farmacia di Chicago, il 12 ottobre 1978. L’impresa edile di Gacy aveva recentemente ristrutturato il negozio, ed egli aveva offerto a Piest un lavoro nella sua ditta; la vittima aveva dunque informato i colleghi della sua intenzione di incontrare «un appaltatore» la sera della sua scomparsa. La polizia andò a casa di Gacy per fargli delle domande e riconobbe immediatamente l’odore che proveniva dal vespaio. Prima che avessero finito di scavare, il terreno di Gacy avrebbe restituito ventotto corpi, altri cinque sarebbero stati recuperati dal fiume vicino. Nove delle trentatré vittime non sono mai state identificate. In prigione, Gacy cercò d’incolpare della sua attività omicida Jack, un suo alter ego (e per coincidenza lo stesso pseudonimo da lui utilizzato nelle vesti di poliziotto). Gli psichiatri capirono lo stratagemma e nel marzo 1980 Gacy fu riconosciuto colpevole di trentatré omicidi di primo grado. In relazione agli omicidi avvenuti prima del 21 giugno 1977, erano state emesse ventuno condanne all’ergastolo, quando l’Illinois ripristinò la pena capitale. Per i casi delle vittime uccise tra il luglio 1977 e il dicembre 1978 furono inflitte dodici condanne a morte. Per i quattordici anni successivi, Gacy fu sempre un carcerato al centro di polemiche. Dopo aver abbandonato la linea difensiva della doppia personalità, egli sostenne che i corpi riemersi a casa sua erano stati messi lì durante la sua assenza da cospiratori sconosciuti. Egli descrisse se stesso come «la trentaquattresima vittima» di un insidioso complotto omicida, con i veri killer ancora in libertà. Nel 1993, sostenitori e curiosi potevano selezionare il numero personale di Gacy, della serie 900, al prezzo di 1,99 dollari al minuto, e confutare il suo caso per dodici minuti. Gacy sollevò anche un coro di proteste con i dipinti - per lo più teschi ghignanti e clown dal viso triste - che produceva e vendeva dal braccio della morte. Mentre all’inizio del 1994 le sue possibilità di ricorrere in appello si esaurivano e il tempo scorreva inesorabile, i quadri del killer furono accolti come articoli per collezionisti, alcuni venduti a prezzi molto alti [...]. Gli appelli dell’ultima ora non riuscirono a fermare l’esecuzione di Gacy per iniezione letale, avvenuta il 10 maggio 1994. Alla fine, vi erano persone che ritenevano Gacy innocente e altre che sospettavano avesse avuto, durante la lunga catena omicida, dei complici... rimasti liberi. Lo Stato dell’Illinois, nel frattempo, indignato dalla celebrità ottenuta dall’omicida, annunciò l’intenzione di citare in giudizio i suoi eredi, per ottenere il rimborso dei costi sostenuti durante i quattordici anni che Gacy trascorse nel braccio della morte. (tratto da: Michael Newton, Dizionario dei serial killer, Newton & Compton)