Varie, 26 gennaio 2006
VERCELLI
VERCELLI Giuseppe Torino 10 dicembre 1967. Psicologo. Direttore dell’Istituto di Psicologia dello Sport della Scuola Universitaria in Scienze Motorie di Torino e psicologo della federcanoa e della federsci • «[...] professione psicologo, specialità ipnosi [...] ha permesso a Giorgio Rocca di iniziare a stravincere a 30 anni, di affrontare i pali come una danza, di arrivare al traguardo come se non fosse stato per niente difficile. ”La capacità di concentrazione potenzia e amplifica l’efficacia di ogni tipo di attività”, spiega il medico. Tradotto in poche parole: un solo pensiero per volta. Prendere l’attimo. Siete sedute sulla poltrona di pelle nera, avvolgente e lui vi chiede di scrivere la lettera S su un foglio. S come sincronia. Se siete abituati a divagare con la mente verso il futuro e verso il passato, verso quello che non siete riusciti a fare (dieta, vincere una gara) o verso quello che farete (pesare come Claudia Schiffer, vincere le olimpiadi), non siete sincroni. Lui, Vercelli, vi fa alzare e vi fa percorrere una stanza. Alla fine domanda: ”quanti passi hai fatto?”. Poi ti chiede di valutare il percorso all’indietro e di dirgli quanti passi sono secondo te. ”Devi immaginare di camminare fino alla fine della stanza”, dice. Tu immagini. Rispondi: ”sei passi”, poi procedi. ”Già questo è uno stato di semitranche, in cui c’è perfetta connessione tra corpo e mente”, spiega lui. Uno pensa ai giochi di Giucas Casella a Domenica In e non si ritrova. Una definizione esatta è ”stato di coscienza caratterizzato dalla straordinaria connessione tra mente e corpo” (dal libro Vincere con la mente firmato da Vercelli per Ponte alle Grazie). Altro esercizio per la concentrazione. Seduti sulla poltrona alzate il braccio destro. Vercelli lo sfiora e a voi sembra che vi abbia posato piombo. Poi sfiora la mano e questa si riscalda. Tentate di aprire un occhio per essere certa che davanti non ci sia Giucas Casella, ma la palpebra non si alza. ”Per oggi basta così”, dice Vercelli. ”Bisogna andare per gradi”. Perché la tecnica sia messa a punto occorrono circa 15 incontri. Poi ognuno è in grado di autoipnotizzarsi da solo. Come fa Giorgio Rocca, appunto. Vercelli cerca di spiegare cosa avviene nella mente del campione durante la gara: ”Quando si affaccia al cancelletto di partenza vede i pali come note musicali e vede se stesso come lo strumento che durante la discesa sfiora queste note componendo la migliore melodia possibile”. Rocca è assolutamente concentrato sul palo-nota che lo aspetta. Non sulla vittoria, attenzione, solo sul primo ”palo”. ”Giorgio sembra che danzi perché ha trovato il ritmo dentro di sé”, spiega ancora lo psicologo. Ecco, l’altra parola chiave, ”ritmo” per essere campioni occorre calibrarlo. [...] Da questo psicologo della ”massima prestazione agonistica” i campioni arrivano in processione. Prima anche dall’estero, ora solo italiani. Molti anche i calciatori, soprattutto i portieri. ”C’è un notissimo portiere di serie A (niente nomi perché lui non ha fatto outing come altri) che quando deve parare un rigore si ”attiva’, si autoipnotizza e il ”clic’ che fa sparire il tutto è in un pensiero. ”Immagina di essere una pantera, agile e scattante oppure che le sue mani siano enormi, capaci di coprire tutta la porta’. C’è poi Giovanni Bussei, pilota del Campionato mondiale Superbike, campione italiano, definito da Valentino Rossi ”uno dei piloti più veloci che abbia mai incontrato”. Il suo problema era un cattivo utilizzo dell’energia, ma anche il ritmo da mettere a posto. Per lui Vercelli ha studiato tre diversi segnali di attivazione, appresi tutti con visualizzazioni in stato di tranche ipnotica. Bussei si rappresenta mentalmente la gara in questo modo: ”Vede il circuito come un cartone animato in cui si inseguono tre tipi di animali. Gli struzzi, ossia i piloti che non hanno alcuna possibilità di fare un buon risultato; i bufali, come lui, ossia bravi piloti ma con motociclette non all’altezza delle migliori in assoluto; e infine i lupi, i pochi piloti che possono vincere ogni gara, perché supportati da un mezzo meccanico decisamente superiore. Questo segnale - spiega Vercelli - permette la graduale trasformazione, durante la gara, dell’animale che da bufalo diventa lupo, creando l’immagine potente del Bufalo-Lupo”.[...]» (Maria Corbi, ”La Stampa” 26/1/2006).