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 2006  gennaio 19 Giovedì calendario

Aspen Italia, salotto del potere bipartisan. Panorama 19 gennaio 2006. La terza camera del Parlamento italiano sta in piazza Santi Apostoli

Aspen Italia, salotto del potere bipartisan. Panorama 19 gennaio 2006. La terza camera del Parlamento italiano sta in piazza Santi Apostoli. Ma non è la sede dell’Unione prodiana, è quella dell’Aspen Institute Italia (presidente Giulio Tremonti, vice Enrico Letta e John Elkann), dove già sono successe molte cose importanti e altre ancora più rilevanti accadranno. lì che Cdl e Unione si sono trovate d’accordo sul dimissionamento di Antonio Fazio dalla Banca d’Italia. lì che sono nate e rinate le varie intese bipartisan sulla riforma del risparmio. E sempre lì, il 12 gennaio di due anni fa, a discutere di una possibile riforma delle autorità di vigilanza spuntò come ospite d’onore di un ristretto cenacolo Francesco Greco, il pubblico ministero che allora indagava sui bond Parmalat e adesso ha in mano le inchieste sulle scalate ad Antonveneta e Bnl. Presente in Italia come all’estero (l’istituto ha sedi in Germania, Francia, Giappone, India e Usa, dove nel 1950 fu fondato nella omonima città del Colorado), l’Aspen è un selezionato cenacolo di intellettuali che fanno anche politica, ed è, secondo la definizione che ne diede Giuliano Amato (uno degli ex presidenti), «una associazione non politica, dunque bipartisan non perché cerchi intese fra i partiti, ma perché non è schierata politicamente». Lo statuto precisa che questo superclub «privilegia il confronto e il dibattito a porte chiuse, favorisce le relazioni interpersonali e consente un effettivo aggiornamento dei temi in discussione». La lista dei 42 membri del comitato esecutivo è piuttosto impressionante. Comprende ex capi di stato (Francesco Cossiga), ex premier (Amato e Romano Prodi), manager (Luigi Abete, Vittorio Colao, Fedele Confalonieri, Piero Gnudi, Gian Maria Gros-Pietro, Corrado Passera), giornalisti e scrittori (Umberto Eco, Paolo Mieli, Mario Pirani), economisti (Mario Monti, Paolo Savona, Tommaso Padoa Schioppa, Giacomo Vaciago), banchieri (Cesare Geronzi) e molti altri (Gianni Letta, Franco Frattini, Lucio Stanca, Giuliano Urbani). Ancora nel board ma defilato Gianni De Michelis, che definì l’incontro con Greco «una riunione inaudita», nella quale «la separazione dei poteri è andata a farsi benedire e lo stato di diritto anche». Le riunioni hanno molto di carbonaro e nulla di ufficiale: la prima regola degli aspeniani è la riservatezza. Viene redatto un verbale, ma solo per i contenuti: i nomi dei vari relatori compaiono soltanto nei frontespizi. A finanziare l’istituto (che esiste dal 1984) sono i soci sostenitori, che corrispondono a circa 150 tra enti e imprese nazionali e multinazionali, pubbliche e private, anche concorrenti (solo per fare qualche esempio, ci sono Rai e Mediaset, Telecom e Vodafone, Philip Morris e British American Tobacco). In mezzo a tanti uomini illustri, a tenere in piedi la baracca sono tre donne. La prima si chiama Adelia Lovati, ed è direttore amministrativo dell’istituto. Poi c’è Giovanna Launo, direttore generale per i programmi nazionali. Mentre Marta Dassù è direttore generale per i programmi internazionali e direttore di Aspenia, il trimestrale edito dall’associazione (e pubblicato dal Sole 24 ore). Nel cui comitato editoriale siedono fra gli altri Antonio Calabrò, Ralf Dahrendorf e Ferruccio De Bortoli, mentre direttore responsabile è Lucia Annunziata, che non ha rinunciato all’incarico formale nemmeno nel periodo di presidenza della Rai. Anzi, leggenda vuole che proprio nella sede dell’Aspen nacque tra lei e Silvio Scaglia l’idea di creare l’agenzia di stampa Ap Biscom, poi ceduta a Marco Tronchetti Provera. Mentre si avvicina il fantasma del pareggio elettorale, che potrebbe proporre obbligate intese bipartisan (dal Quirinale alla riforma elettorale), il cenacolo di Santi Apostoli si prepara a una stagione d’oro. Anche perché da quelle stanze, a differenza che da Montecitorio e Palazzo Madama, filtra poco. E il vero potere, si sa, ama la riservatezza. Carlo Puca