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 2006  gennaio 25 Mercoledì calendario

SILENZI

Simona Ventura è nata a Chivasso (Torino) il primo aprile 1965. «Da piccola ero una bambina molto solitaria, molto silenziosa».

GENITORI. Il padre era ufficiale dell’esercito, della madre dice che è sempre stata la sua «guida spirituale»: «Sono grata ai miei genitori. Quando ero ragazzina mi sembrava un’educazione un po’ troppo severa. Perché, per esempio, fino a diciott’anni la sera non potevo uscire».

AMICI. «Dopo il liceo scientifico mi sono iscritta all’Isef. Un mio amico ha cominciato a farmi fare delle interviste ai calciatori per trasmissioni in onda su alcune tv private di Torino»

MISS. «Nel 1988 ho avuto un’occasione importante. A Miss Italia avevano eletto Mirka Viola. Ma si scoprì che era sposata, e le fu tolto il titolo. Per mandare un’italiana a Miss Universo organizzarono un altro concorso. Lo vinsi». (in realtà Mirka Viola ha vinto il titolo nel 1987. Al suo posto venne eletta Michela Rocco di Torrepadula)

TETTE. «Quando ho cominciato se mi avessero chiamata a fare la velina ne sarei stata felicissima. Però non avevo abbastanza tette».

CARRIERE. «Per come si è costruita la carriera, Simona Ventura può dar lezione al Bel-Ami di Maupassant. Dall’Isef a Miss Ragazza Ideale. Da valletta in Domani sposi alle cronache di calcio a Telemontecarlo. Dalla corte Rai di Pippo Baudo ai trionfi satirici di Mai dire gol, di Scherzi a parte, delle Iene, il programma cult di Italia 1 dove appariva incinta. Fino alla nuova frontiera del reality show» (Enrico Arosio sull’’Espresso”).

BASTONI. «Le riconoscono di avere la battuta pronta, di saper parlare di sport come un uomo, di sapersi scegliere la spalla adatta anche se si capisce che preferirebbe fare da sé. Le riconoscono di saper gestire come un uomo il bastone del comando, non guardando in faccia nessuno (e forse neanche se stessa), e di lavorare quanto un mulo e quanto solo Pippo Baudo sa fare» (Marinella Venegoni sulla ”Stampa”).

MAESTRI. «Telefono spesso a Pippo Baudo per avere consigli. un maestro. Per me è l’Obi Wan Kenobi della televisione».

STILE. Fatma Ruffini: «La forza della Ventura è quella di essere molto spontanea e molto vera. Mette in scena tre caratteristiche solo sue: allegria, determinazione, irriverenza. Ha successo perché è sempre avanti, fa tendenza. Nel look arriva un anno prima. Non ha paura di stupire, ma non è mai volgare. Oggi in tv per avere successo bisogna avere uno stile. Lei ce l’ha».

LINGUAGGI. Per Roberto D’Agostino la forza della Ventura è il linguaggio del corpo: «Con quello frega chiunque: dalla ragazzina con l’ombelico in vista alla signora che vuol essere giovane per sempre. Rispetto alla tv di Milly Carlucci è già un altro mondo. La sua è una tv per catturare i consumatori, come vogliono i pubblicitari».

LOOK. «Ha fatto più lei, dicono i lookologi, per D&G che la migliore delle modelle» (Arosio).

MINIGONNE. «Non mi danno minigonne. Dopo i quarant’anni, dicono, non sta bene. Non è cool. Brutto colpo, eh? Ma io, invece, non ho mai avuto le gambe belle come adesso. Così le mini di D&G me le compro da sola, le metto e me ne frego».

GENTE. «La gente comune la interessa così poco che non ne prende neppure in giro i difetti. Preferisce sfottere una modella che una commessa. Perciò funziona nei programmi grondanti di vip, più o meno in disarmo» (Massimo Gramellini sulla ”Stampa”).

TALENTO. «Ha sempre ammesso di non saper far niente, né ballare né cantare né recitare, e su tale niente ha costruito il suo personaggio, vitale e con le palle. Ci va talento anche in questo» (Alessandra Comazzi sulla ”Stampa”).

LABBRA. «Mi sono rifatta le tette e il naso, non ho alcun problema ad ammetterlo. Il naso perché non era televisivo, il seno perché, a causa del dimagrimento, era quasi scomparso. Non ce l´avevo più e avevo voglia invece di essere più bella. Che male c’è? Le labbra? Quelle no, per carità, quelle sono le mie, sono na-tu-ra-lis-si-me. Odio i canotti...».

AMORI. «In amore sono io l’uomo».

SESSO. «Del sesso posso fare tranquillamente a meno».

MORTE. «Penso spesso alla morte, la prospettiva mi terrorizza anche se sono cattolica e fatalista».

SCADENZE. «Aspetto i cinquant’anni per diventare direttora di rete» (nel 2002).

MOTTI. Suo motto: «Chi è tranquillo è perduto».