Michael Newton, Dizionario dei serial killer, Newton & Compton, 24 gennaio 2006
L’irresistibile pulsione sessuale di Mack Ray. EDWARDS, Mack Ray. Nato nell’Arkansas nel 1919, Edwards si trasferì a Los Angeles nel 1941, facendo registrare nell’aprile dello stesso anno un arresto per vagabondaggio, prima di trovare lavoro come operatore di mezzi pesanti
L’irresistibile pulsione sessuale di Mack Ray. EDWARDS, Mack Ray. Nato nell’Arkansas nel 1919, Edwards si trasferì a Los Angeles nel 1941, facendo registrare nell’aprile dello stesso anno un arresto per vagabondaggio, prima di trovare lavoro come operatore di mezzi pesanti. Con queste mansioni, contribuì a costruire le autostrade che resero famosa Los Angeles; all’inizio del 1970 era diventato un esperto nel suo lavoro, si era sposato ed era padre di due figli: un vero modello di decoro operaio. Se qualcuno sospettò il suo coinvolgimento in una catena di brutali omicidi commessi nell’arco di 16 anni, tenne per sé questo dubbio. Il 5 marzo 1970, tre ragazze fra i 12 e i 14 anni furono rapite dalla loro abitazione di Sylmar, alla periferia di Los Angeles. Due riuscirono a sfuggire ai loro rapitori, ma una mancava ancora il giorno dopo, quando Mack Edwards entrò in una stazione di polizia di Los Angeles consegnando una pistola carica, mentre diceva al poliziotto in servizio: «Mi sento in colpa». Edwards fece il nome dell’adolescente suo complice nel recente rapimento e guidò la polizia all’Angeles National Forest, dove la ragazzina scomparsa fu ritrovata illesa. Prima che le autorità cominciassero a mettere a verbale le sue dichiarazioni, il prigioniero le informò che c’erano «altre faccende» di cui voleva parlare. Agli sbalorditi detective della omicidi, Edwards confessò spontaneamente una mezza dozzina di delitti risalenti agli inizi degli anni Cinquanta. Stella Nolan, 8 anni, era stata la prima a morire nel giugno 1953. Rapita dalla sua casa di Compton, non era mai stata ritrovata e la sua sorte era rimasta un mistero per 17 anni, fino a quando la coscienza del killer lo indusse a confessare. Il secondo delitto di Mack era stato doppio: il 6 agosto 1956 ad Azusa furono uccisi il tredicenne Don Baker e l’undicenne Brenda Howell. Ancora una volta i corpi erano scomparsi, e non s’intravvedeva nessuna soluzione prima che Edwards si consegnasse alla polizia. Secondo le dichiarazioni del killer, egli per dodici anni non aveva ucciso, ritornando all’omicidio nell’autunno del 1968. Gary Rochet, 16 anni, era stato assassinato a colpi d’arma da fuoco nella sua casa di Granada Hills il 26 novembre, e il sedicenne Roger Madison era scomparso a Sylmar tre settimane dopo. L’ultimo ad andarsene fu il tredicenne Donald Todd, dichiarato scomparso da Pacoima il 16 maggio 1969. Il 7 marzo 1970, Edwards condusse i poliziotti sulle San Gabriel Mountains, per cercare i luoghi dove erano state sepolte due vittime, ma il terreno ormai cambiato rese vane le ricerche. Ebbe più fortuna quattro giorni dopo, quando guidò i suoi custodi verso un tratto dell’autostrada Santa Ana, dove i resti ormai scheletrici di Stella Nolan furono riportati alla luce da una fossa profonda due metri e mezzo circa. Edwards sosteneva che Roger Madison era sepolto sotto l’autostrada Ventura, ma le autorità si rifiutarono di perlustrare l’autostrada alla ricerca di indizi. I crimini, disse Mack, erano stati tutti dettati da un’insopprimibile pulsione sessuale. Con Edwards al sicuro dietro le sbarre, la polizia si disse scettica sull’intervallo di 12 anni nella sua ”carriera” omicida, suggerendo che vi potessero essere altre vittime fino allora inspiegate, forse 22 in tutto. Dalla sua cella, il killer rimase perentoriamente fedele alla propria confessione. «Ce ne sono sei in tutto», disse ai giornalisti. «Non ce ne sono di più. Questo è tutto». Prima del suo processo egli tentò due volte il suicidio, tagliandosi lo stomaco con la lama di un rasoio il 30 marzo e ingoiando un’overdose di tranquillanti il 7 maggio. Accusato di tre dei sedici delitti confessati, Edwards fu riconosciuto colpevole e condannato a morte dopo aver detto alla giuria: «Voglio la sedia elettrica. quello che ho sempre voluto». Il suo obiettivo era l’esecuzione immediata, come Edwards disse alla corte: «Il mio avvocato mi ha detto che c’è un centinaio di uomini che sta aspettando di morire sulla sedia elettrica. Chiedo al giudice di essere il primo della fila. lì seduto e sta sudando in questo momento. Io non sto sudando. Sono pronto». Pronto o meno, Edwards dovette affrontare la trafila degli appelli automatici, consapevole del fatto che nessun carcerato in California era stato giustiziato negli ultimi quattro anni. Il 30 gennaio 1971 abbreviò il processo, usando un cavo elettrico per impiccarsi in una cella del braccio della morte di San Quintino.