Varie, 24 gennaio 2006
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Sachs Gunther
• Mainberg (Germania) 14 novembre 1932, Gstaad (Svizzera) 8 maggio 2011 • «“Ma i playboy hanno degli eredi?”, fu chiesto una volta a Gianni Agnelli. “Naturalmente no — rispose l’Avvocato — oggi sarebbero già cinquantenni e li conosceremmo”. Dei grandi playboy, il nostro protagonista è fra gli ultimi sopravvissuti. Ha incarnato come pochi altri i sogni e le nostalgie di un’intera generazione, e non solo di quella. Ha sposato Brigitte Bardot. Ha avuto storie d’amore appassionate e travolgenti con Marina Doria, Soraya e Juliette Greco. È stato amico dei Kennedy, di Gianni Agnelli, di Salvador Dalí, Andy Warhol e Coco Chanel, imprenditore di successo e fotografo acclamato. [...] Michelangelo Antonioni, quando girò il suo capolavoro, Blow up, volle che il protagonista David Hemmings recitasse vestito “à la Sachs” con pantalone bianco, camicia a righe bianche e azzurre, col collo aperto senza cravatta e i piedi scalzi dentro mocassini neri? “Il maestro me lo confessò nel 1967 a Cannes, dove vinse la Palma d’oro e ricevette il premio dalle mani di Brigitte Bardot”, racconta Gunter Sachs. Presenza decisiva per la leggenda del playboy tedesco, mito nel suo mito, la Bardot [...] Sachs ricorda il loro primo incontro, sul lago di Ginevra, dove BB stava girando un film con Jean-Luc Godard: “Quando lo venni a sapere, in me si destò il lupo”. Andò a trovarla con la scusa di dovergli portare i saluti di un amico. Fu quasi subito flirt, fatto di battute e sottintesi. Ma non accadde nulla, anche se lei gli fece una vera e propria serenata con la chitarra. Sachs doveva prendere un amico alla stazione, il matematico Wakulski, col quale aveva da tempo un appuntamento a cena. Il giorno dopo sarebbe partito per Schweinfurt: “Era così poco romantico, che le dissi di essere in partenza per Atene”. Lei lo prese in giro, scherzando sul nome dell’amico. Congedandosi si diedero appuntamento a Saint Tropez: “Era settembre, l’estate seguente era ancora lontana. Pensai alle parole di Napoleone: ‘Con le donne, l’unico modo di vincere è la fuga’”. Un giorno a Parigi, Salvador Dalí lo aveva invitato alle 8 all’Hotel Meurice, dove il maestro teneva salotto. Una conferenza, gli aveva fatto sapere. Lo accolse una signora, che Dalí gli aveva scelto come musa e che si presentò come Louis XIV. Lo prese per mano, lo fece spogliare e poi lo condusse attraverso varie stanze, fin quando, dietro una doppia porta, si ritrovarono al buio: “Per un attimo non vidi nulla, poi cominciarono a delinearsi corpi nudi e seni bianchi, anche e spalle, ancora seni e cosce. E tutte queste parti dondolavano, si giravano, roteavano scontrandosi fra di loro, come diretti da un’invisibile bacchetta. Alcuni stavano a gruppi di due o di tre, facendo grandi oscillazioni.Eravamo in un’orgia, una robusta orgia. E ad ogni passo, uno s’immergeva di più. Già uno aveva pizzicato la natica e poi la coscia di Louis XIV. Io mi misi in mezzo e dissi ‘no’. Sul letto c’era la fila”. Marina Doria, l’attuale principessa di Savoia, Gunter Sachs la vide mentre volteggiava sugli sci d’acqua: “Mi ricordava un po’ Esther Williams”. La conobbe la sera stessa proprio nel castello di Vittorio Emanuele, suo futuro marito. Si vollero dal primo istante: “In discoteca eravamo già innamorati, da quel momento ci incontrammo ogni giorno. Questa donna col suo meraviglioso corpo d’atleta mi faceva girare la testa”. Soraya, già ex imperatrice, la conquistò a bordo del suo motoscafo Dracula, dove l’aveva condotta subito dopo averla conosciuta a cena insieme a un gruppo di amici. Giocarono a Paride che rapisce Elena, mentre la barca viaggiava veloce tra Saint Tropez e Cannes. Qui finirono all’Hotel Carlton, “come in un film di Cary Grant”, dove un portiere amico, vedendo arrivare dal mare il Dracula, gli aveva già riservato una suite nella torre. “Elena guardava alla finestra, io presi la tenda e l’avvolsi intorno ai nostri corpi. Lei sorrise, io finalmente baciai le sue labbra, fino alla fine del tempo: ma l’eternità è lunga e il desiderio vuole vittorie brevi...”. A Gianni Agnelli, “il più ironico ed elegante dei playboy, il principe di un antico Rinascimento [...] Nessuno gli era pari quanto a bon mot, sarcasmo e autoironia. Una volta andai a Torino, durante il periodo nel quale molti politici e imprenditori italiani venivano arrestati. Quando lo chiamai al telefono, rispose a voce bassa: ‘Piano, piano, torno a casa dall’ufficio e sto passando sotto le finestre del carcere. Non vorrei venisse fuori una mano cattiva e mi trascinasse dentro’”. E ancora: “Qualche mese prima della sua morte, incontrandomi, mi disse: ‘Alla nostra età abbiamo bisogno del cortisone, altro che cocaina’ [...]”» (Paolo Valentino, “Corriere della Sera” 21/1/2006).