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 2006  gennaio 20 Venerdì calendario

Russia, la vita impossibile a 40 gradi sotto zero. Corriere della Sera 20 gennaio 2006. Mosca. Con trentacinque gradi sotto zero basta rimanere immobili 25 minuti all’aperto per cadere in ipotermia e morire

Russia, la vita impossibile a 40 gradi sotto zero. Corriere della Sera 20 gennaio 2006. Mosca. Con trentacinque gradi sotto zero basta rimanere immobili 25 minuti all’aperto per cadere in ipotermia e morire. A meno 45 si fa molta fatica a respirare; l’aria è densissima e fa rumore quando esce dalla bocca. Quando si superano i 55 gradi, lo sputo si congela in volo prima di toccare terra e gli uccellini che dispiegano le ali cadono stecchiti. La Russia riscopre in questi giorni i racconti e i consigli dei vecchi, abituati a sopravvivere a temperature polari quando non c’erano i termosifoni e mancavano perfino i termometri per stabilire quanto facesse veramente freddo. L’eccezionalità non è data solo dalle temperature di questo periodo, ma anche dal fatto che sono destinate a durare parecchi giorni. I meno trentasette della capitale, e i 56 di Khanty- Mansijsk, in Siberia o i 57 a nord di Krasnojarsk. E come si sopravvive in situazioni simili? Con molta attenzione, e stando il meno possibile all’aperto. A Mosca squadre speciali girano alla ricerca di ubriachi e barboni per ricoverarli in posti caldi. Un sorso di troppo e il malcapitato che cade a terra addormentato non si risveglia mai più (solo ieri notte sette vittime). Già a -30 bisogna fare attenzione alle dita delle mani e dei piedi. E soprattutto alla punta delle orecchie e del naso. Sono le parti dove il sangue circola con più difficoltà e la sensibilità è minore. Uno non si accorge di nulla, ma macchie bianche sul naso segnalano l’inizio del congelamento. Bisogna subito strofinare la parte e, se possibile, andare al caldo. Prima di uscire di casa ci si spalma olio di visone sulla faccia e si mette burro sulle labbra. Difficile far credere a molti russi che un sorso di vodka quando si è all’aperto fa malissimo. In un circo di Yaroslavl hanno fatto bere perfino gli elefanti. Un pachiderma, completamente ubriaco, ha scardinato il termosifone. Le scuole sono ancora aperte nella capitale, ma i genitori, se vogliono, sono autorizzati a tenere a casa i bambini. In città il traffico è molto ridotto e la polizia comunica che anche furti e rapine sono scesi clamorosamente. Un capitolo che appassiona tutti i russi è quello delle automobili, visto che solo da pochi anni sono stati scoperti i mezzi d’importazione che ora sono oggetto di venerazione. Per le vecchie Zhigulì si usano sistemi rustici, come quello di accendere un fuoco sotto la coppa del motore prima di mettere in moto (lo facevano anche i tedeschi con i panzer nel ’41). Con una Mercedes o una BMW sarebbe un sacrilegio. Ma purtroppo i garage sono quasi inesistenti e allora qualcosa bisogna pure inventare. Il liquido di raffreddamento è garantito fino a 35 sotto zero. Oltre bisogna tenere il motore acceso 24 ore su 24 o quasi. Mamma, papà e i figli fanno i turni per tener caldo il gioiello di famiglia. Quando si viaggia, bisogna andare piano perché anche con il riscaldamento acceso (che ha un effetto solo parziale perché comunque il liquido attorno al motore più di tanto non si scalda) i vetri diventano gelidi con il vento esterno. E il vapore del respiro condensa e crea uno strato di ghiaccio sul parabrezza. Fuori città non ci si avventura mai su un solo veicolo. Se si guasta sono guai. A Nefteyugansk, Siberia settentrionale, 25 tecnici di un pozzo petrolifero sono rimasti bloccati con il loro autobus rotto. Hanno resistito 14 ore a meno 40 facendo ginnastica ininterrottamente. In tutta la Russia il riscaldamento, che è centralizzato a livello di quartiere, va al massimo. Dalle centrali i tubi partono col vapore a 130 gradi. A tutte le aziende viene tagliata l’elettricità perché nelle case la domanda è altissima. C’è perfino chi mette una stufetta sotto l’auto con una prolunga che esce dalla finestra. I soldati che fanno la guardia d’onore al Cremlino stanno in una garitta di vetro riscaldata e fanno turni di mezz’ora. Per strada i cellulari vanno tenuti sotto i vestiti, altrimenti le batterie durano pochi minuti. Chi non ha l’auricolare, in genere si guarda bene dall’aprire il cappotto per rispondere. Togliersi i guanti per più di pochi minuti è una follia: a Perm un uomo si è fatto prendere troppo dalla conversazione e si è ritrovato con quattro dita congelate. Anche in un Paese come la Russia, assai organizzato per far fronte al freddo, le cose incominciano a incepparsi. A Tomilino, città satellite di Mosca, sono saltati riscaldamento e, conseguentemente, elettricità. Si stavano per evacuare ottomila persone. MoltiBancomat non funzionano più. Alcuni (guarda caso) scalano i soldi dal conto ma non consegnano il contante. Vanno a ruba le muffole, i guanti con solo il pollice separato che tengono più calde le dita. E sono tornati di moda i valenki. Sono speciali stivali di feltro che vanno bene solo col grande freddo. Se la neve è bagnata si inzuppano e diventano micidiali. Ma con temperature siberiane isolano bene, sono comodi e non ostacolano la circolazione. Durante la guerra furono una delle armi vincenti del soldato Ivan. Anche i nostri fanti, appena riuscivano a mettere le mani su di un paio di valenki, gettavano via scarponcini e mollettiere. Il grande freddo non blocca la fede. Ieri era la giornata che, in base al vecchio calendario giuliano rispettato dalla Chiesa ortodossa (non accetta la riforma gregoriana), corrisponde pressappoco alla nostra Befana. I russi ricordano invece il battesimo di Gesù (avvenuto quasi lo stesso giorno) e si immergono in massa nei fiumi e nei laghi. Tradizione rispettata, anche se per fare un buco nel ghiaccio a forma di croce (si chiama Giordan, in ricordo del fiume nel quale fu battezzato il Cristo) molti hanno avuto qualche difficoltà. In costume da bagno, si sono immersi tre volte a migliaia, come vuole la tradizione. L’ultranazionalista Vladimir Zhirinovskij ha sfidato il freddo di Mosca, pur di apparire. In Yakuzia i politici locali hanno fatto di meglio: bagno nel fiume a meno 52. Fabrizio Dragosei