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 2005  gennaio 06 Giovedì calendario

«E tutti tacquero». Col lutto ufficiale l’Europa tenta di dare un senso alla corsa dell’uomo verso la sua fine, La Stampa, 06/01/2005 Impressiona, certamente, questa prima giornata del Lutto Europeo, 5 gennaio 2005

«E tutti tacquero». Col lutto ufficiale l’Europa tenta di dare un senso alla corsa dell’uomo verso la sua fine, La Stampa, 06/01/2005 Impressiona, certamente, questa prima giornata del Lutto Europeo, 5 gennaio 2005. Sarebbe stato un ispirato colpo di genio, se il primo lutto europeo venisse proclamato subito dopo l’undici novembre 1918. Invece, nelle nazioni che si credevano vittoriose, si ballava e trincava. Il lutto odierno non è tanto giustificato da una specie di partecipazione necrologica ad un’avvenuta diminuzione quantitativa di umanità nell’altro emisfero, quanto da una circostanza simbolica molto singolare, perché tra quei morti e angosciati, piccoli orfani, feriti, la rappresentanza europea comprende, da Ovest a Est, tutte le nazioni. A migliaia si trovavano là, attirati da un indecifrabile sogghigno che nascondeva la gola spalancata della morte collettiva. Greci, italiani, tedeschi, svedesi, danesi, spagnoli, portoghesi, britannici, boemi, sloveni, austriaci, ungheresi, svizzeri... da decine di aeroporti, una partenza in massa, viaggio estenuante, gente ubriaca di sonno e di fuso orario, fisiologia a pezzi, mente stravolta, tutti con una fretta da treno in corsa, di notte, verso un ponte crollato, un furore di appuntamento d’amore, guai a perderlo, guai ad arrivare in ritardo! Niente paura: sarebbero arrivati puntuali, tutti. Destino, si dice. La parola è grave, per non sentirne il terribile peso se ne fa uso frivolo, destino rima e collima con scopino. Tuttavia, il suo peso d’ombra è impresso su tutto quel che è uomo, le cose, la storia, la vita dei mondi... Destino significa fatum, ineluttabilità tragica, predeterminazione di eventi, libro dove tutto è già scritto, dove ogni apparire e ogni sparire una mano invisibile ha già tracciato, divina Necessità... I suoi segnali sono impercettibili nelle nostre stupide e accecatissime vite, di rado si fanno evidenti, di rado vogliono gentilmente avvertire. Prolungando di qualche ora i tre minuti prescritti di lutto, ci si può dare per lettura I Persiani di Eschilo o meditare sull’incendio di Troia nel secondo inesauribile libro dell’Eneide virgiliana. Non si benda nessuna piaga, ne ricava qualcosa il pensiero. Destino... Folle che convergono verso una serie di punti predestinati, un tema di meditazione dalla vastità di oceano... l’aprile 1912: tutti quei bagagli pieni di begli abiti e quei fagotti di migranti che si affrettano sulla scaletta della nave inaffondabile, il gigantesco Titanic... E quella domenica del 1983 in cui, a Torino, tanta gente dal centro e dalle periferie andò a infilarsi dentro il Cinema Statuto, attirata non so perché da un film intitolato La capra? Che cosa avrà avuto d’irresistibile questa capra? Presero il tram o ci andarono in 600 Fiat, e quel tram li conduceva dritti a un lago di fuoco, porte sbarrate, una trappola. Fatto dei più strani: le vittime furono sessantaquattro, esattamente 32 donne e 32 uomini, tra questi due bambini, un maschio e una femmina: l’intero Genere Umano in un campioncino! Il genere umano... Come questa Europa natalizia del 26 dicembre che corre a perdersi in un risucchio d’Asia, la terrificante Asia della danza di Shiva che sommerge e arde ogni cosa, che distrugge e rigenera quel mondo al quale non riusciamo proprio, pensando e pensando, a trovare un senso, un senso che rischiari le nostre facce pervase di sofferenza cosmica... E non è un segno anche questo: un anno fa, sempre a Santo Stefano, l’Asia dei terremoti sgretolò la preziosa città di Bam, nell’Iran dei fanatici sciiti... Banale, il risveglio di Hiroshima il 6 agosto 1945, la guerra finalmente sta per finire, quei nipponici si fanno il tè verde, il sencha color ramarro, girano camion di soldati, gruppi alle fermate dell’autobus, vaevieni nelle stazioni... Nessuno di loro pensava a partire: gli bastava terminare quella giornata... La cronaca di quella Giornata Qualunque fa venire la pelle d’oca: il Destino, enorme Frankenstein, sta guardando l’orologio, eccolo pronto a servire a quelli sotto e al mondo istupidito il mostruoso Fungo Bianco che da quel momento traccerà una linea di confine negli eventi umani... le Otto... BOMB GONE... Il secondo Eneide, nel suo primo verso, annuncia il momento di Hiroshima: Conticuere omnes, «tacquero tutti»... Nell’anno 79 dell’éra nostra il Destino aveva stabilito che tutti tacessero a Pompei e a Ercolano, forse con l’onesto fine di farne visitare, dagli intontiti nipoti dei disintegrati di Hiroshima, duemila anni dopo, le interessanti rovine. Un graffito di muro pompeiano reca proprio la parola virgiliana: conticuere... E Pompei era città gaudente, una Sodoma romana delle più allegre, il fungo vesuviano si stese su tutto, pietrificò gli abitanti nel coito, nel fare il pane, nel bicchiere di vino, nel sacrificio quotidiano alle Ombre. Fulminea, la scure di polvere silenziosa. E dalla carne di colpo pietrificata le ombre fuggirono verso le molli braccia che si protendevano, dov’era salito poco prima il fumo sacrificale. Tre minuti di silenzio in tutta Europa. Conticuere omnes... Guido Ceronetti