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 2006  gennaio 12 Giovedì calendario

Jerry & Dean. La Repubblica 12/01/2006. Roma. Milioni di dollari e tutte le ragazze ai loro piedi

Jerry & Dean. La Repubblica 12/01/2006. Roma. Milioni di dollari e tutte le ragazze ai loro piedi. La vita correva veloce, e loro due, ubriachi di successo (e di whisky), non si accorsero che si tradivano a vicenda. Il sogno durò dieci anni, fino al 24 luglio 1956, quando ormai si trattavano come due estranei. Quel giorno, Jerry Lewis e Dean Martin decisero di far scendere il sipario sulle memorabili gag che avevano fatto sganasciare l´America del dopoguerra, e dissero addio alla loro attività in coppia con una serata nel leggendario Copacabana di New York. Da quel momento, continuarono da soli: il bell´italiano di Steubenville, Ohio, come attore, crooner e membro del Rat Pack; l´ebreo picchiatello di Newark, New Jersey, come comico e intrattenitore da nightclub. Per vent´anni non si rivolsero parola. Su quel sogno infranto, ognuno ha detto la sua. Gli americani che non accettarono la separazione, Dean, i suoi figli, e Nick Tosches, il più autorevole biografo dell´artista, che nel ’92, a sette anni dalla morte di Martin, ha pubblicato il voluminoso "Dino" (Ed. Baldini Castoldi Dalai, 650 pagg, 18,90 euro). Ora è Jerry Lewis, 80 anni da compiere il 16 marzo, che a buon titolo affonda le mani nel grumo dei ricordi (e dei rimpianti) e scrive la storia di quei dieci anni in cui Jerry & Dean erano più famosi di Sinatra, Elvis e i Beatles messi insieme. "Dean & Me - A love story" (Ed. Doubleday, 348 pagg, 26,95 dollari) «ricuce lo strappo che ci fu nella psiche nazionale e nei nostri cuori quando la coppia si separò», assicura lo scrittore e giornalista James Kaplan, che ha aiutato Lewis nell´impresa (riuscita) di narrare una storia vissuta con la stessa intensità e drammaticità di un romanzo. «Nell´epoca di Truman, Eisenhower e Joe McCarthy, noi due liberammo l´America», esordisce Lewis. «Per dieci anni dopo la Seconda guerra mondiale, Dean e io diventammo un fenomeno del mondo dello spettacolo che non aveva precedenti nella storia, e entrammo anche noi a far parte della storia. Non dimentichiamo: l´America del dopoguerra era un paese molto abbottonato. Gli spettacoli radiofonici erano controllati dalla censura, i presidenti indossavano i cappelli, le signore i corsetti. Noi due venimmo fuori dal nulla - nessuno si aspettava qualcosa come Jerry & Dean. Una scimmia e un ragazzo sexy, ecco cosa eravamo nell´epoca dell´autorealizzazione freudiana e della massima esplosione dello show business». L´attore e produttore Alan King disse in un´intervista: «Mi muovo nel mondo dello spettacolo da cinquant´anni, eppure non ho mai visto un numero comico che facesse ridere come quelli di Martin e Lewis. Non generavano ilarità, scatenavano il pandemonio, la gente si sbellicava fino alle lacrime, battendo i pugni sui tavoli». Il racconto del loro primo incontro, all´incrocio della 54esima Strada in un giorno di primavera del ’45, è limpido e struggente come quello di due innamorati in luna di miele. Racconta Jerry: «Broadway esaltava i profumi della città, New York tornava a vivere, io avevo 19 anni, una moglie già incinta, ma anche occhi per guardare tutte le bellezze che sfilavano a Manhattan. Quando il mio amico Sonny King mi presentò Dean, la prima cosa che pensai fu: come può un uomo essere così bello?». Dino Crocetti, questo il vero nome di Martin, aveva nove anni più di Joseph Levitch, che ancora non aveva cambiato nome in Jerry Lewis. I due avevano caratteri opposti, una comicità innata ma affatto diversa, e soltanto uno dei due (Dean) aveva la voce di un cantante professionista. Ma gli opposti si attraggono, la scimmia dinoccolata che incespicava sulle parole divenne il partner ideale del più sofisticato bellimbusto di origine italiana. In dieci anni, spopolarono al cinema con 16 film, diventarono le attrazioni numero uno dei night club alla moda, trionfarono a Las Vegas e furono i protagonisti di innumerevoli trasmissioni radiofoniche e televisive. Non c´era sesso, ovviamente, ma era una storia d´amore, questo oggi vuole sottolineare Lewis dall´alto dei suoi 80 anni, con una controparte che non può più obiettare, ma certo annuirebbe. Viste le premesse, il Picchiatello sembrava condannato a restare il numero due della coppia, ma le cose non andarono esattamente così. Lewis sfiora soltanto certi dettagli, non sta a rivangare gelosie e invidie che sono umane e legittime per gente che fa quel lavoro. Ma fa comprendere che i critici ebbero un ruolo determinante nella nascita di una serie di malumori che alla fine imprigionò i due comici in una rete di parole non dette e di sospetti assillanti. Lewis era il cocco degli americani e i giornalisti cominciarono a riconoscergli un ruolo primario. Quando all´inizio degli anni Cinquanta si esibirono al Palladium di Londra, anche gli inglesi si schierarono dalla parte di Jerry, e quella fu la goccia che fece traboccare il vaso. Lewis giura che nel 1953, quando la canzone "That´s amore" incisa da Dean Martin cominciò a fare il giro del mondo, lui era perfettamente consapevole della distanza che artisticamente lo separava dal partner. Era un comico che al massimo cantava qualche canzone, Dean invece era un artista a tutto tondo, poteva interpretare ruoli drammatici e aveva un contratto discografico da far invidia a Sinatra (allora in ribasso). Insomma, negli ultimi due anni del loro rapporto, Jerry & Dean a malapena si rivolgevano la parola fuori dal set o dal teatro. Ma era l´America giovane che li aveva abbracciati con tanto entusiasmo che ora, pian piano, li stava abbandonando. Ma in quel momento, inconsapevoli, si scaricavano uno addosso all´altro tutte le responsabilità. «Dieci giorni dopo il nostro addio al Copacabana, Elvis Presley entrò negli studi Paramount per girare "Love me tender", il suo primo film, Aveva firmato un contratto di sette anni con Hal Wallis, produttore di tante nostre pellicole. L´America aveva già qualcun altro da idolatrare». Dean Martin non aveva ancora 40 anni, Jerry Lewis trenta appena compiuti. Il resto della storia è triste e terribilmente sentimentale. Alla fine della serata al Copa, ognuno si rintana nella propria camera d´albergo. Jerry chiama Dean al telefono: «Siamo stati grandi vero?». «Lo saremo ancora», assicura Martin. «Abbi cura di te». «Anche tu pardner», così si chiamavano affettuosamente da dieci anni, pardner, con la d. S´incontrano vent´anni dopo, a Las Vegas, nel corso di un Telethon per la distrofia muscolare organizzato da Jerry (nel 1985 fu candidato al Nobel per le sue attività caritatevoli). «La platea era in delirio, avevo le mani sudate, mi misi alla sua sinistra, come ai vecchi tempi». E per pochi minuti è di nuovo magia. Quando nel 1987 Dino Jr, il figlio adorato di Martin, muore in un incidente aereo, Lewis partecipa ai funerali senza farsi notare. Dean lo chiama al Bally di Las Vegas la notte successiva: il racconto di quell´ora al telefono fa piangere. Si incontrano di nuovo sul palco proprio al Bally, nel 1989. Poi silenzio, fino al giorno di Natale del 1995. Alle otto e mezzo del mattino, a Denver, Lewis apprende della morte del pardner. Accorre al suo funerale, improvvisa un discorso che si conclude con la frase: «Possa continuare a bere in eterno». Giuseppe Videtti