La Repubblica 13/01/2006, pag.43 Antonio Monda, 13 gennaio 2006
Il genio che cambiò la musica. La Repubblica 13/01/2006. New York. A partire da The Salt Land e soprattutto grazie ad Equus, Sir Peter Shaffer si è rivelato uno dei degli autori più interessanti e maggiormente celebrati del teatro contemporaneo, ma deve principalmente ad Amadeus una fama che si è estesa anche a livello popolare, e che lo ha portato a vincere un Tony a Broadway, e successivamente un Oscar per la sceneggiatura per il film che ne trasse Milos Forman
Il genio che cambiò la musica. La Repubblica 13/01/2006. New York. A partire da The Salt Land e soprattutto grazie ad Equus, Sir Peter Shaffer si è rivelato uno dei degli autori più interessanti e maggiormente celebrati del teatro contemporaneo, ma deve principalmente ad Amadeus una fama che si è estesa anche a livello popolare, e che lo ha portato a vincere un Tony a Broadway, e successivamente un Oscar per la sceneggiatura per il film che ne trasse Milos Forman. Lo spettacolo teatrale, che debuttò nel 1979, reinventava il rapporto tra Mozart e Salieri al punto da suggerire che quest´ultimo fosse responsabile della morte del primo. «Si tratta di una leggenda che ho voluto rielaborare sulla suggestione di una serie di scoperte» racconta nella sua bella casa di Riverside Drive «ma quello che mi interessava mettere in scena era una commedia che avesse per tema l´invidia di un mediocre nei confronti di un genio. Nella mia commedia Salieri è un uomo timorato di Dio che dedica la propria vita alla musica e vede che il Padreterno sceglie come proprio strumento una persona infantile, arrogante e volgare». Era veramente così Mozart? «Ovviamente mi sono preso alcune libertà, ma è certo che fosse estremamente infantile. Fu il padre Leopold colui che più di ogni altro lo costrinse in questa condizione, quasi a volerne eternare lo stato di genio prodigio». Quali sono le scoperte di cui parla? «Ho cominciato ad interessarmi a Mozart quando ho scoperto che sino agli anni Settanta esistevano su di lui pochi libri scadenti, che eternavano il modello di un Mozart gentile e "grazioso" che suona per i potenti. Le lettere raccolte da Emily Anderson mi rivelarono una personalità molto più problematica, e quindi mi colpì un particolare ripreso da tutti i libri: gli amici non poterono andare al suo funerale a causa di una terribile tempesta. Eppure il diario di un certo Zinzendorf, che aveva la mania di registrare ogni giorno le condizioni climatiche scrive invece che il 5 Dicembre del 1791 era eccezionalmente mite. Ulteriori ricerche mi hanno confermato che quel giorno fosse bellissimo, ed ho cominciato a ripensare al fatto che Mozart parlasse molto male di Salieri, e alla diceria, propagata probabilmente dallo stesso Mozart, secondo cui fosse stato avvelenato. C´era più di una persona che aveva paura che la leggenda si propagasse ulteriormente, e con ogni probabilità a corte si decise di far circolare la voce dell´arrivo di una tempesta inesistente per evitare il rischio che qualcuno potesse pensare di riesumare il cadavere. I diari ci dicono che al funerale erano presenti solo sei persone, e tra costoro c´era, misteriosamente, proprio Salieri. Non ho più saputo resistere, e in seguito ho scoperto che esisteva anche un racconto in cui Pus<caron>kin sviluppa la stessa ipotesi, arrivando ad affermare con certezza la responsabilità diretta di Salieri. Personalmente mi affascina l´idea che il riconoscimento del genio possa suscitare in un´altra persona angoscia, e persino l´idea dell´ingiustizia di Dio». Cosa rappresenta per lei Mozart? «Una delle poche persone che giustificano il fatto di vivere in questo pianeta. Devo a Mozart dei momenti di consolazione, eccitazione, di estasi e felicità. Basti pensare al K488, con quello struggente secondo movimento, o la Sinfonia Jupiter. Era genio allo stato puro, che si esprimeva con la naturalezza con cui cantano gli uccelli». A parte la grandezza della sua musica c´e´ qualcosa che rende peculiare l´arte o la sua persona? «Io ritengo che Mozart sia la sua musica, e mi identifico con Salieri quando vede nel suo genio lo strumento di Dio. Lo stesso Mozart non concepiva la sua esistenza al di fuori della musica, e c´è un racconto illuminante nel diario di Karoline Pilcher nel quale racconta di averlo sorpreso mentre componeva delle variazioni su un suo brano facendo i versi degli animali. Uno degli elementi più affascinati era la sua dedizione totale e naturale nei confronti della arte, e nello stesso tempo l´indifferenza che provava rispetto all´apparire serio». Non si rischia uno schematismo romantico contrapponendo la mediocrità del musicista di corte che vive per il riconoscimento da parte dei suoi contemporanei alla libertà del genio che vive di stenti? «La storia ci ha offerto molti esempi di questo tipo, ma sono assolutamente consapevole del fatto che sono esistiti grandissimi artisti che hanno lavorato su commissione, ed altri che hanno conosciuto il benessere ed hanno avuto dei riconoscimenti in vita. I geni sono pochi, ed ognuno ha le proprie caratteristiche: pensi ad esempio a Bach che ebbe una vita totalmente diversa da quella di Mozart». Nella realtà il personaggio che ha ostacolato e marginalizzato Mozart è stato Colloredo, il principe di Salisburgo. « vero, ma questo avveniva in un periodo della sua vita precedente a quella che ho raccontato nella commedia. Colloredo era un uomo pomposo e possessivo, ma a differenza di Salieri non riusciva a comprendere il genio che aveva di fronte. Questo elemento lo rendeva per me meno interessante». Cosa c´è di contemporaneo nella figura di Mozart? «Nulla. Per il semplice motivo che è eterno. Diffido dagli schematismi che vorrebbero vederlo come un precursore. Mozart rappresenta realmente qualcosa di unico: ha composto una sinfonia a soli sei anni, ma è stato anche un enfant prodige che non si è consumato, continuando a comporre capolavori sino alla morte. Si tende poi a sottovalutare il rigore degli studi infantili, e l´altissima qualità delle sue esecuzioni». Un elemento che viene discusso poco è il suo rapporto con la massoneria. «Era qualcosa in cui credeva seriamente, e che probabilmente rappresentava una alternativa alla chiesa. Divenne massone sin dal 1784 e compose alcuni brani per la sua loggia». La moglie Costanza era la sorella del suo vero grande amore Aloysia. « un elemento che mi ha tentato drammaturgicamente, e che in Amadeus è presente in un riferimento iniziale. Mi ha sempre colpito che nella sua Messa Nuziale abbia scritto una partitura per due soprano, ed è possibile cogliere una suggestione analoga anche nella trama del Così fan tutte, con lo scambio delle due donne». Tra i musicisti dei suoi tempi, Mozart apprezzava quasi unicamente Haydn, al punto di avergli dedicato sei quartetti per archi. «Haydn è un altro gigante della musica, che Mozart ammirò soprattutto per le sue innovazioni. I due suonarono insieme in un quartetto, ed Haydn disse al padre Leopold che "Mozart era il piu´ grande musicista che avesse mai conosciuto"». Lei immagina che Mozart abbia scritto il Requiem su commisione di un personaggio misterioso che non era altri che Salieri. «Mozart scrisse il Requiem quando era già molto malato. La storia ci dice che il Conte Walsegg gli commissionò il pezzo con l´intento di spacciarsi poi come autore. Era un uomo dall´aspetto cupo e cadaverico, ed è possibile che Mozart nel suo delirio abbia pensato che fosse qualcuno che gli stesse preannunciando la propria morte. Ed è certo che lo abbia scritto pensando anche alla propria fine». Antonio Monda