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 2006  gennaio 10 Martedì calendario

Cadorna, generale di Caporetto: come giudicarlo. Corriere della Sera 10/01/2006. Mi permetto di dissentire dalla risposta che lei ha dato qualche tempo fa a una lettrice sul generale Luigi Cadorna

Cadorna, generale di Caporetto: come giudicarlo. Corriere della Sera 10/01/2006. Mi permetto di dissentire dalla risposta che lei ha dato qualche tempo fa a una lettrice sul generale Luigi Cadorna. Abbiamo nella nostra storia tante brave ed eroiche persone a cui possiamo dedicare vie e piazze delle nostre città. Non credo che tra queste persone vi sia il generale Cadorna che, in buona compagnia, fu causa di tanti disastri per la sua criminale condotta delle operazioni militari nella Grande guerra. E non condivido nemmeno il riferimento al particolare periodo storico in cui quei fatti accaddero. Se adottassimo, per giudicare le persone, questi termini di paragone, finiremmo per avallare la presenza sulle targhe stradali dei nomi dei personaggi più tristemente famosi del secolo scorso e conferiremmo legittimità al loro operato. Roberto Ballotto Boston (Massachusetts, Usa) Caro Ballotto, mi spiace, ma debbo ripetere che non è possibile giudicare un uomo senza tenere conto dell’epoca in cui visse e della cultura dominante negli anni in cui ricevette la sua formazione. I generali che comandarono gli eserciti durante la Grande guerra avevano mediamente fra i 65 e i 75 anni: Cadorna e Kitchener erano nati nel 1850, Conrad von Hötzendorf e Hindenburg nel 1847, French e Joffre nel 1852. Nelle loro accademie, all’inizio della carriera, avevano studiato le battaglie di Austerlitz, Waterloo, Solferino, Sadowa, Sedan. Nessuno di essi era mentalmente pronto ad abbandonare gli schemi tattici e strategici appresi sui banchi della scuola di guerra e negli esercizi di stato maggiore. Nessun esercito europeo conosceva altro stile di combattimento fuorché l’attacco in massa, l’assalto alla baionetta, il tiro di sbarramento e la carica di cavalleria. E ogni uomo politico europeo, infine, pensava che la patria, nel momento del pericolo, meritasse il "supremo sacrificio della vita". Gli strateghi della guerra di movimento nacquero dopo il conflitto e furono il risultato della sanguinosa lezione impartita dalla logorante guerra di trincea che uccise, in quattro anni e mezzo, alcuni milioni di uomini. Né Giorgio Douhet, il geniale teorico italiano della guerra aerea, né Heinz Guderian, il brillante inventore tedesco della guerra meccanizzata, sarebbero apparsi sulla scena europea se il conflitto non avesse fatto piazza pulita dei manuali su cui i generalissimi del 1914 e degli anni seguenti avevano imparato il loro mestiere. Cadorna fu peggio degli altri? Molti storici militari non sono di questo avviso. Nella sua "Storia della Prima guerra mondiale", B. H. Liddell Hart scrisse che era "senza dubbio uomo di qualità non comuni, ma, come in altri famosi comandanti, le sue qualità intellettuali erano offuscate dalla mancanza di sensibilità per lo spirito delle truppe combattenti". Con qualche eccezione (fra gli altri il generale Luigi Capello che lo detestava), i suoi colleghi, anche del campo nemico, e molti osservatori dettero di lui un giudizio positivo. Il maresciallo Luigi Caviglia disse che era un "uomo di forte volontà e di carattere fortissimo". Luigi Barzini sr, corrispondente dal fronte per il Corriere, ". In un bel libro,"Isonzo 1917", ristampato dalla Bur nel 2001, Mario Silvestri cita questo giudizio di Henry Wickham Steed, allora direttore del Times: "Dopo il disastro dell’ottobre 1917 a Caporetto diventò di moda criticare il generale Cadorna e l’opera dell’esercito italiano durante il suo periodo di comando. Quello che posso dire io è che tanto a me che a Lord Northcliffe (il proprietario del giornale, ndr) fecel’impressione di una mentalità quadrata e virile, e certamente non inferiore, in fatto di fibra intellettuale e morale, a nessuno dei comandanti alleati che avevamo conosciuto". Naturalmente potrei citare altri giudizi meno favorevoli. Ma mi premeva dirle, caro Ballotto, che certe sentenze dei posteri rispecchiano la loro diversa sensibilità piuttosto che lo studio e la comprensione del passato. La storia, disse Benedetto Croce, non deve essere giustiziera. Sergio Romano