19 gennaio 2006
Sibilla Mirella, di anni 44. Originaria di Crotone, piacente, un caschetto di capelli chiari, labbra sottili, faceva l’infermiera nella casa di riposo Pio Albergo Trivulzio di Milano
Sibilla Mirella, di anni 44. Originaria di Crotone, piacente, un caschetto di capelli chiari, labbra sottili, faceva l’infermiera nella casa di riposo Pio Albergo Trivulzio di Milano. Sposata a un Mungari Giuseppe, di anni 48, compaesano, caldaista, un volto pieno di rughe, fisico malandato, dal quale aveva avuto due figli di anni 27 e 23, da tempo aveva smesso d’amarlo e forse lo tradiva. Lui, ossessionato dalla gelosia, un mese fa l’aveva cacciata di casa e non faceva altro che minacciarla. Lei, che cominciava ad averne paura, l’aveva denunciato e s’era fatta ospitare dalla sorella. Martedì scorso arrivò al lavoro sulla Lancia Y di un’amica e trovò il Mungari ad aspettarla in strada che voleva parlarle. La Sibilla cercò di fargli capire ch’era meglio lasciar perdere, quello s’infuriò, spalancò la portiera, l’afferrò per la giacca e la trascinò fuori facendole saltare la cerniera. Urla e rimproveri, quando finalmente riuscì a sottrarsi alla stretta del consorte, quello tirò fuori dalla tasca una 357 Magnum per bucarle la schiena e la nuca dietro l’orecchio sinistro lasciandola stramazzata a terra al quarto colpo. Quindi entrò nella casa di riposo e chiese a due centraliniste prima un bicchier d’acqua, poi che avvisassero qualcuno perché aveva ammazzato la moglie. Poco dopo mezzogiorno di martedì 21 dicembre, davanti a un’agenzia di pompe funebri e una rosticceria cinese, in via Trivulzio, a Milano.