Giancarlo Dotto, 19 gennaio 2006
Il signore delle mosche: prove inconfutabili dell’esistenza di Satana. 5. Linguainbocca Detto anche bacio ammobiliato o bacio alla francese
Il signore delle mosche: prove inconfutabili dell’esistenza di Satana. 5. Linguainbocca Detto anche bacio ammobiliato o bacio alla francese. Ma anche bacio babelico. Infernale dispersione dell’ego nel marasma buio dello scambio salivare. Spesso precede e autorizza lo svenimento di lei nelle braccia di lui, che non sempre si chiama Armando. Storie di porci con le ali, volo Az 2071 delle 15, Milano-Roma. Lei, seduta al suo posto 23a, cintura molto allacciata, una perticona col muso da cavalla, smilza, taciturna, gli occhi di fuori. Al suo fianco, 23c, il probabile fidanzato, l’Armando. Tracce di peluria su un volto da boy scout in vacanza. Al decollo da Linate i due chiudono gli occhi e s’incollano a ventosa, labbra su labbra. Incrociano le lingue e restano così, immobili, nell’apnea, nella tenebra, un freak siamese a due gobbe. Si staccano solo quando sono sicuri di essere atterrati a Fiumicino, un’ora e sette minuti dopo. Due terroristi? No, due terrorizzati. il loro primo volo. Forse anche il primo bacio. Una spedizione nell’ignoto alla Jules Verne. Se ci si deve schiantare meglio farlo da cannibali, con la lingua piantata nell’esofago dell’altro. Un bacio da Guinness che, per durata e intensità, surclassa quello di Notorius, Ingrid Bergman e Cary Grant, ma anche quello molto morboso di Anna Zaccheo, la Pampanini che risucchia nel vortice Massimo Girotti, meschino marinaretto cascamorto in divisa da Paperino, più imbranato di Gary Cooper, il cow boy che quando baciava sembrava una giraffa triste. Stracciato anche Andy Warhol che, nel suo saggio fenomenologico sul bacio (Kiss, 1963), inchiodò Naomi Leville a una via crucis labiale di cinquanta minuti. I francesi dell’Académie giurano di averlo inventato loro il bacio umido, ma non è vero. L’hanno copiato dai guitti italiani della commedia dell’arte che si sollazzavano a dare scandalo in Francia con i giochi di lingua e la scusa di Arlecchino e Colombina. Ci si bacia e ci si morde, cani e umani, per i più sfrenati motivi. Spavento o lussuria. Perché lo ami, perché t’illudi di amarlo, lui o un altro, perché hai appena smesso di amarlo. Devono essere motivi seri, per muovere ogni volta trentaquattro muscoli facciali e scambiarsi venticinque tipi di batteri, se ti dice bene e lui non ha l’herpes o l’alitosi da fermento digestivo. Morso labiale, labbro su labbro, lingua contro lingua, lingua di ferro, lingua cerca lingua, labbra dischiuse, serrate, spalancate. Sono diciassette tipi di baci profondi secondo il Kamasutra. Il bacio igienico? Quello di Hollywood, tanto spray e menta glaciale. Il bacio estasi? Le mistiche emaciate di Carolina Invernizio, sorprese alla tastiera. Il bacio osceno? Marlene Dietrich. Il primo lingua a lingua lesbico in Marocco. Omar Sharif. Il primo bacio musulmano in The blazing sun. Il bacio timido? Marlon Brando. Da Emiliano Zapata ma anche da eroe del Bounty non voleva estranei nel set. Il bacio incubo? Il labbro al silicone. Baciare la Lecciso oggi, dopo l’ultima iniezione all’acido ialuronico. I motivi sono tanti, i modi pure, ma il movente è uno solo, dimenticare di avere un nome all’anagrafe. per questo che le puttane, che ci tengono al nome e all’onore, dal cliente si fanno anche pisciare addosso, se paga, ma non si fanno mai baciare. C’è il bacio erotico e quello eroico. Il bacio più corto della storia, non meno infernale, è quello che Katerine, ucraina di Chicago, ha posato quella notte del 5 settembre sulle labbra di Viktor Yushenko, il consorte, appena trasformato in lupo mannaro da un’overdose di diossina nella minestra. «Che sapore strano che hai», ha detto lei, Cappuccetto Rosso nel letto. Labbra che sapevano d’insetticida. « solo che ho bevuto del cognac, bambina mia», ha bofonchiato lui, l’innocente mannaro mentre gli spuntavano i primi bubboni in viso.