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 2006  gennaio 19 Giovedì calendario

Alessio e Antonio, di mesi 4. Gemelli pugliesi, belli, vispi, un’insufficienza cardiaca congenita, abitavano in un fabbricato abusivo di 60 metri quadrati assieme al papà di anni 34, custode in un autolavaggio, la mamma ventinovenne, domestica a ore, e quattro fratellini nati da una precedente relazione della donna

Alessio e Antonio, di mesi 4. Gemelli pugliesi, belli, vispi, un’insufficienza cardiaca congenita, abitavano in un fabbricato abusivo di 60 metri quadrati assieme al papà di anni 34, custode in un autolavaggio, la mamma ventinovenne, domestica a ore, e quattro fratellini nati da una precedente relazione della donna. Nutriti dalla tetta della vicina Monica oppure col latte del supermercato diluito ad acqua di rubinetto perché «quello in polvere per bambini è troppo caro», da qualche giorno accusavano mal di pancia e respiravano male per via di un raffreddore. Giovedì scorso ebbero la solita poppata delle sette, poi s’addormentarono di nuovo sul divano verde dell’ingresso. La madre, tornata un paio d’ore dopo aver accompagnato gli altri ragazzini all’asilo, li trovò abbracciati con la faccia viola che avevano smesso di respirare probabilmente avvelenati dalla stufa a gas. Intorno alle 10.30 di giovedì 16 dicembre, in una casetta di cemento grigio, recinzione in ferro oscurata con onduline in plastica verde, una Opel Calibra parcheggiata all’interno, nella baraccopoli di via Petra, 350 cittadini italiani, alle spalle del Tribunale, al centro di Foggia. Binda Francesco, di anni 63. Lombardo, invalido, viveva da solo in un appartamento di via Risorgimento a Como, dove giovedì scorso restò asfissiato respirando le esalazioni tossiche sprigionate da qualcosa che aveva gettato nel camino per scaldarsi.