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 2006  gennaio 17 Martedì calendario

Ciano e il suo Diario nel giudizio di Giovanni Ansaldo. Corriere della Sera 17/01/2006. Galeazzo Ciano (il compagno di Edda, figlia prediletta del Duce) era a soli 36 anni una delle figure più eminenti tra i vari «fascistizzati»

Ciano e il suo Diario nel giudizio di Giovanni Ansaldo. Corriere della Sera 17/01/2006. Galeazzo Ciano (il compagno di Edda, figlia prediletta del Duce) era a soli 36 anni una delle figure più eminenti tra i vari «fascistizzati». Ma se questo è vero, che motivo aveva il ministro degli Esteri italiano (firmatario col collega tedesco Ribbentrop, il 22 maggio 1939, del Patto d’ acciaio che univa rispettivamente Italia e Germania) di assumere un ruolo decisamente ambiguo all’ interno del movimento mussoliniano, culminato con l’ uccisione dello stesso Ciano per alto tradimento? Francesco Postorino reggioquartieri@ hotmail.com Caro Postorino, la svolta, nella linea politica di Galeazzo Ciano, è accuratamente registrata nel suo Diario ed ebbe luogo probabilmente durante un incontro con Ribbentrop a Salisburgo nell’ agosto 1939, tre mesi dopo la firma del Patto d’ acciaio. Fu quella l’ occasione in cui capì che la Germania era decisa a fare la guerra. Alla data dell’ 11 agosto annotò: «La volontà del combattimento è implacabile. Egli respinge ogni soluzione che possa dare soddisfazione alla Germania ed evitare la lotta. Sono certo che anche qualora si desse ai tedeschi più di quanto hanno chiesto, attaccherebbero lo stesso perché sono presi dal demone della distruzione. La nostra conversazione assume talvolta toni drammatici. Non esito a dire il mio pensiero nella forma più brutale. Ma ciò non lo scuote minimamente. Mi rendo conto di quanto poco noi si valga, nel giudizio dei tedeschi. L’ atmosfera è fredda. E il freddo tra me e lui si ripercuote anche nei seguiti. Durante il pranzo non ci scambiamo una parola. Diffidiamo l’ uno dell’ altro. Ma io, almeno, ho la coscienza tranquilla. Lui, no». Da allora Ciano, a giudicare dal Diario, fu coerentemente contrario alla guerra e fece del suo meglio per dissuadere Mussolini dall’ entrarvi. Alla data del 21 agosto, dieci giorni prima dell’ attacco tedesco alla Polonia, scrisse: «Oggi ho parlato chiaro: ho bruciato ogni mia cartuccia. Quando sono entrato nella sua stanza, Mussolini ha confermato la sua decisione di marciare con i tedeschi. "Voi, Duce, non potete e non dovete farlo. La lealtà con cui vi ho servito nella politica dell’ Asse mi autorizza a parlarvi chiaro. Andai a Salisburgo per trattare una linea comune: mi trovai di fronte a un diktat. I tedeschi, non noi, hanno tradito l’ alleanza per cui noi dovremmo essere stati soci e non servi. Stracciate il Patto, gettatelo in faccia a Hitler e l’ Europa riconoscerà in voi il Capo naturale della crociata antigermanica». Queste parole furono scritte nel Diario, vale a dire in un documento a cui Ciano affidò la sua immagine nella storia e potrebbero quindi essere il risultato di un calcolo politico e personale. Giovanni Ansaldo, che fu suo amico e direttore del Telegrafo di Livorno (giornale della famiglia Ciano) pubblicò nell’ Illustrazione italiana (giugno 1948) un articolo intitolato «Perché l’ ha scritto». Se vorrà leggerlo, caro Postorino, lo troverà ora in un breve libro, pubblicato dall’ editore Le Lettere con la prefazione di Francesco Perfetti nella Piccola Biblioteca di Nuova Storia Contemporanea. Ciano, secondo Ansaldo, temeva che il Diario cadesse nelle mani di Mussolini e lo riempì di annotazioni lusinghiere per l’ opera e il carattere del Duce. Ma su ogni altra considerazione prevalse in lui il desiderio di mettere agli atti il suo dissenso e di conquistare un posto nella storia d’ Europa. «Man mano che procedeva nella stesura - scrive Ansaldo - aumentava la sua speranza di poter passare alla posterità se non come un ministro degli Esteri fortunato, almeno come un memorialista di grande acutezza». Intelligente, vanitoso, spavaldo e un po’ guascone, cominciò a parlare sempre più frequentemente del suo Diario. Un giorno Ansaldo e altri amici gli dissero: «Badi, Eccellenza, che il suo Diario segreto è la favola di tutta Roma». Come sempre ebbe anche in quel caso la risposta pronta: «Bravo. Bravo. Tu non sai che le cose segrete si fanno perché siano risapute così, perché restino così a mezz’ aria». Accennò alla cassaforte e continuò: «Il Diario è lì, ma ci deve essere l’ incubo del Diario di Ciano nella testa di tutti». Sergio Romano