Il Sole 24 Ore 14/01/2006, pag.1-5 Morya Longo, Roberta Miraglia, Antonella Olivieri, 14 gennaio 2006
Telecom, le azioni "sconosciute" passate ai blocchi. Il Sole 24 Ore 14/01/2006. Ottocento milioni di euro di transazioni apparentemente inutili sul mercato dei blocchi, ma in realtà utili per far realizzare almeno 114,8 milioni di plusvalenze a Emilio Gnutti e Roberto Colaninno
Telecom, le azioni "sconosciute" passate ai blocchi. Il Sole 24 Ore 14/01/2006. Ottocento milioni di euro di transazioni apparentemente inutili sul mercato dei blocchi, ma in realtà utili per far realizzare almeno 114,8 milioni di plusvalenze a Emilio Gnutti e Roberto Colaninno. Nel 2001, con il passaggio del controllo di Olivetti dalla lussemburghese Bell all’Olimpia di Pirelli e Benetton, i due "capitani coraggiosi" conclusero l’avventura Telecom portandosi a casa bei ricordi e tanti quattrini. quanto emerge da un’inchiesta de "Il Sole-24 Ore", confortata da un rapporto della Guardia di Finanza che dà nome e cognome agli scambi anomali. Le plusvalenze di allora si ricollegano alle indagini in corso, alla luce dei guadagni per oltre 42 milioni, finiti sui conti esteri di Giovanni Consorte e Ivano Sacchetti (fino a pochi giorni fa ai vertici di Unipol) e motivati dagli indagati come "consulenze" riferibili all’operazione Telecom. La ricostruzione della vicenda parte dall’estate 2001 quando Bell, la holding che controllava Olivetti e quindi Telecom Italia, avvia un aumento di capitale per stringere la presa sulla società di Ivrea e permettere alla bresciana Hopa di assumere il controllo assoluto della scatola lussemburghese. L’aumento Bell. Il 29 giugno 2001, un mese prima di concludere le negoziazioni con Pirelli, già avviate a maggio, Bell aveva riunito i soci per approvare un aumento di capitale da 600 milioni di euro. La ricapitalizzazione doveva servire per rilevare azioni Olivetti al prezzo unitario di 3 euro (superiore ai 2,1 dei prezzi di Borsa) detenute direttamente dagli stessi soci Bell, in modo da consentire alla holding lussemburghese di aumentare la presa sulla filiera Olivetti-Telecom e a Hopa di raggiungere la maggioranza assoluta di Bell. L’assemblea fu convocata con un preavviso di pochi giorni: con la ricapitalizzazione Bell passò dal 19,7% al 22,5% di Olivetti e Hopa salì al 52,7% del capitale di Bell. L’operazione fu articolata in due parti: la prima consisteva in un aumento di capitale per contanti da 477 milioni di euro; la seconda in un prestito da 123 milioni sottoscritto da AntonVeneta con warrant convertibili in azioni Bell allo stesso prezzo dell’aumento di capitale vero e proprio. L’aumento cash fu sottoscritto per il 77,12% da Hopa e dalla controllata lussemburghese Gpp International. La holding del Granducato rilevò quindi per 369 milioni di euro 123 milioni di azioni Olivetti dal gruppo Hopa che, secondo fonti finanziarie, aveva preso in "prestito" i titoli (con un contratto di riporto) da una primaria banca internazionale. Proprio nel giugno del 2001, scrivono Giuseppe Oddo e Giovanni Pons in "L’affare Telecom", la banca americana Chase Manhattan (in seguito confluita in JP Morgan) aveva erogato a Hopa un finanziamento superiore a 350 milioni di euro che permise alla holding bresciana di superare un momento di gravi difficoltà. Già dal 29 giugno sul mercato dei blocchi iniziarono a passare consistenti pacchetti di titoli al prezzo concordato di 3 euro. A questo prezzo transitano sui blocchi 129,4 milioni di azioni Olivetti fino all’ultimo solitario passaggio di 800mila pezzi registrato in data 4 settembre 2001 (dal 29 giugno all’11 luglio, a 3 euro, erano passati 128,5 milioni di azioni). L’accordo con Pirelli. Un mese dopo l’aumento Bell, sabato 28 luglio 2001, un comunicato annuncia che il cda Pirelli "ha deliberato di dare mandato al presidente Marco Tronchetti Provera di procedere alla formalizzazione di accordi con Bell per l’acquisto da parte di Pirelli d’intesa con Edizione holding (gruppo Benetton, ndr) di circa il 23% del capitale di Olivetti detenuto dalla stessa Bell", precisando che il prezzo previsto sarebbe stato di circa 7 miliardi di euro, corrispondenti &la 4,17 euro circa per azione". Già a partire da lunedì 30 luglio al mercato dei blocchi, dove gli scambi sono anonimi, inizia un’intensa attività sulle azioni Olivetti. Ma la stranezza è che ai blocchi passano più azioni di quel 23% venduto da Bell: dal 30 luglio al 31 ottobre 2001 si registrano transazioni a un prezzo pari o superiore a 4,175 euro (quello concordato tra Bell e Olimpia) per una quota complessiva pari a circa il 28% del capitale di Olivetti. Una movimentazione superiore di circa 800 milioni di euro al valore dell’operazione Bell-Olimpia, con una duplicazione di compravendite che non trovava spiegazione negli acquisti effettuati da Olimpia (si veda la tabella tratta dal documento informativo predisposto da Pirelli nell’ottobre 2001). Passaggi non spiegabili, se non alla luce di quanto rilevato dalla Guardia di finanza nell’ambito di un’indagine tributaria sulla Bell, e riassunto in una relazione del 18 settembre 2003. Il dossier, che nell’autunno scorso sembrava destinato all’archiviazione, è stato tenuto aperto dai magistrati milanesi che indagano sulle scalate bancarie: Francesco Greco, Eugenio Fusco e Giulia Perrotti hanno acquisito questa relazione. Plusvalenze anomale. Il rapporto del nucleo regionale delle Fiamme Gialle dà nome e cognome alle "inspiegabili" compravendite della fase post-accordo Bell-Pirelli-Benetton. Il primo passaggio di azioni avviene subito dopo l’intesa, lunedì 30 luglio 2001. Kallithea, una Spa del gruppo Pirelli, acquista 50 milioni di azioni Olivetti dalla Bell a 4,175 euro e Bell concede in prestito a Gpp 97,3 milioni di titoli, passati lo stesso giorno a Kallithea allo stesso prezzo di 4,175 euro. La società del gruppo Pirelli tiene le azioni Olivetti per poco: il 9 agosto le trasferisce infatti a Olimpia per un prezzo un po’ più alto, 4,192 euro per azione: 2,6 milioni di controvalore in più spiegato nel documento Pirelli come "interessi, commissioni e bolli". Ma perché il pacchetto, per arrivare a Olimpia, passa attraverso un’altra società? La girandola di azioni Olivetti si fa più intensa tra il 2 e il 3 agosto (si veda il grafico). Il 2 Bell cede 13,4 milioni di azioni a Emilio Gnutti e 46,2 milioni a Roberto Colaninno, l’allora numero uno di Telecom contrario alla vendita, al prezzo di 2,25 euro. solo l’antipasto. Sempre il 2 agosto Colaninno vende 62,2 milioni di azioni a Gpp per un prezzo maggiore, i 4,175 euro concordati con Pirelli. Insomma: Colaninno compra azioni da Bell a 2,25 euro e ne rivende un maggior quantitativo lo stesso giorno a Gpp per un prezzo quasi doppio. Ma non è l’unico. Anche Gnutti non tiene in mano le azioni Olivetti: il 2 agosto cede 11,3 milioni di azioni a Gpp per 4,175 euro. Il giorno dopo, 3 agosto, la girandola continua. Gnutti vende a 2,25 euro 2,1 milioni di azioni a società a lui stesso riconducibili (G.P. Line, G.P. immobiliare e Progettazioni Finanziarie), che le rivendono subito a 4,175 euro a Gpp. Riassumendo: in due giorni Gnutti acquista da Bell 13,4 milioni di pezzi a 2,25 euro, ne cede 11,3 milioni a Gpp a 4,175 euro e 2,1 milioni alle tre sue società a 2,25 euro, che le cedono a Gpp a 4,175 euro. Negli stessi due giorni Gpp acquista a 4,175 euro 75,6 milioni di azioni da Gnutti, Colaninno e le tre società bresciane e le restituisce a Bell che gliele aveva prestate. Il 30 agosto, poi, Gpp prende in prestito 3,5 milioni di azioni da Hopa e ne restituisce 21,68 milioni a Bell. Perché questa vorticosa girandola di pacchetti Olivetti a prezzi sempre diversi? Come osserva la Gdf, per realizzare plusvalenze in capo ai soggetti coinvolti nell’operazione. Le Fiamme gialle le hanno calcolate: Gnutti guadagna 21,7 milioni di euro e le tre società a lui riconducibili 4 milioni di euro; Colaninno, da parte sua, almeno 89 milioni di euro. In totale le plusvalenze per i due "capitani coraggiosi" ammontano a 114,8 milioni di euro. Se qualcuno vince, però, qualcun’altro perde o pareggia. così che da questa giostra Gpp non ottiene alcun profitto. E, soprattutto, i 114,8 milioni di euro che guadagnano Gnutti e Colaninno, rappresentano, secondo la Gdf, mancate plusvalenze per Bell: se avesse venduto tutto direttamente a Olimpia, avrebbe incassato anche questi soldi. La relazione degli investigatori arriva a questa conclusione: "Le reali ragioni dell’operazione sembrano trovare verosimilmente fondamento nell’aver voluto attribuire un profitto a Colaninno, Gnutti e società a quest’ultimo riconducibili, che altrimenti non sarebbe loro spettato". Al Sole-24Ore risulta inoltre che il 31 ottobre transitano ai blocchi i 54 milioni di azioni Olivetti (a 4,175 euro), provenienti dal portafoglio di Banca Roma (oggi Capitalia) e con destinatario finale Olimpia. Il passaggio delle azioni Unipol. Nell’ambito del trasferimento del controllo di Olivetti da Bell a Olimpia, rientrano anche vendite effettuate da Unipol collegabili, almeno in parte, ai milioni trovati su conti esteri di Giovanni Consorte e Ivano Sacchetti, fino a pochi giorni fa, rispettivamente, presidente e vice-presidente di Unipol. Sono due, in particolare, le transazioni operate da Unipol. La prima viene effettuata martedì 31 luglio 2001, pochi giorni dopo l’annuncio dell’accordo con Pirelli e Benetton, e riguarda 36,5 milioni di azioni Olivetti passate al prezzo unitario di 3,01 euro dalla compagnia bolognese a Bell (si veda Il Sole-24 Ore del 30 dicembre 2005). Unipol era azionista Bell con una quota vicina al 3%, ma le azioni oggetto della transazione erano nel suo portafoglio diretto. L’operazione nei bilanci Unipol era stata spiegata ai tempi per il fatto che era "venuta meno la valenza strategica delle azioni", cedute a un prezzo superiore ai prezzi di Borsa (1,89 euro) del momento, ma inferiore ai 4,175 euro che furono pagati poi da Olimpia. In pratica, se Unipol avesse ceduto le sue azioni in portafoglio direttamente a Olimpia avrebbe potuto realizzare 42 milioni di plusvalenze in più. La seconda transazione ai blocchi è invece dell’8 agosto 2001 e riguarda 12 milioni di pezzi, ceduti da Unipol a Hopa, sempre allo stesso prezzo unitario di 3,01 euro rispetto alle quotazioni di Borsa di 1,94. Morya Longo Roberta Miraglia Antonella Olivieri