La Stampa 13/01/2006, pag.9 Marco Tosatti, 13 gennaio 2006
«Prigionieri» delle mura leonine. La Stampa 13/01/2006. Città del Vaticano. Il Vaticano ai Papi spesso sta stretto; e lo è sempre stato, se si legge quello che scriveva nel 1743 Benedetto XIV, papa Lambertini, già arcivescovo di Bologna, e popolarissimo per la sua umanità (un «Papa buono» antelitteram)
«Prigionieri» delle mura leonine. La Stampa 13/01/2006. Città del Vaticano. Il Vaticano ai Papi spesso sta stretto; e lo è sempre stato, se si legge quello che scriveva nel 1743 Benedetto XIV, papa Lambertini, già arcivescovo di Bologna, e popolarissimo per la sua umanità (un «Papa buono» antelitteram). «In questo ottobre siamo usciti di casa per due ore quasi ogni mattina, camminando a piedi per la città e per lo più nel Trastevere verso Ripa; e non essendovi memoria di Papi che abbiano fatto lo stesso, è stata indicibile la consolazione della povera gente»: altri tempi. Si era sempre mosso, il cardinal Lambertini; ma ora il cumulo degli affari è tale che gli sembra di vivere sequestrato, a tavolino; e «il muoversi che si fa per le camere non equivale alla mossa o alla camminata che si fa per le strade». E sono parole che un altro Benedetto, quello attuale, che passa molte ore a tavolino, a studiare documenti e dossier, potrebbe far sue; passeggiare gli è sempre piaciuto, anche se non lo si può definire certo un temperamento sportivo, anzi. E certamente lo stretto cerchio delle mura leonine ha pesato, come un cilicio, a Gioacchino Pecci, ciociaro, Papa con il nome di Leone XIII, morto nel 1903, appassionato cacciatore, che scelse di essere il «prigioniero» del Vaticano, e di non varcare mai gli esigui confini del suo staterello per protestare contro l’occupazione sabauda. Si consolava come poteva; con la passeggiata nei giardini, e persino con l’uccellagione. Tanto che montava i «roccoli», reti verticali nascoste sotto un pergolato di fronde, proprio al sommo dei giardini del colle Vaticano, per catturare i tordi; e probabilmente Santo Francesco avrebbe avuto qualche cosa da dire in proposito. Era ancora «prigioniero», per ragioni politico-diplomatiche, prima dei Patti Lateranensi San Pio X, papa Sarto, a cui - si dice - venissero gli occhi umidi, quando sentiva il fischio di un treno, pensando che forse era diretto a Venezia, la «sua» Venezia. «Tutto il mondo è venuto da me. Quanto sarei lieto di poter restituire la visita a tutti», gli fece dire una rivista nel 1908; e due anni più tardi gli si prestava questa frase, mostrandolo appeso alla coda della cometa che passò in quell’anno: «Benedeta cometa, mi me taco a la coda e cossì posso scampar da sta preson malegnasa». Con Pio XI e la firma dell’accordo fra Stato italiano e Santa Sede le porte della «preson» si aprirono, almeno ufficialmente. Ma il successore di papa Ratti, Pio XII, il «principe» Pacelli ne approfittò molto poco; si ricorda - a parte le drammatiche sortite durante la guerra nei quartieri come San Lorenzo, bombardati dagli Alleati - una sola uscita. Tanto che suscitò uno scalpore incredibile la decisione di Giovanni XXIII, il giorno di Natale 1958, di andare a visitare i bambini poliomelitici del Bambin Gesù; e il giorno successivo, di «replicare» lo choc recandosi a Regina Coeli. Parlando con i detenuti, disse loro che in Italia esistevano tre modi per perdere denaro: fare il contadino, il gioco e le donne. «Mio padre ha scelto il modo meno interessante». La cerchia delle mura stava stretta anche a lui; e volle riprendere l’abitudine di Benedetto XIV delle passeggiate. Ma a piedi non si poteva fare; e così Roncalli era solito chiedere a uno dei suoi autisti, i fratelli Gusso, veneziani, di portarlo in giro. Si fermava nei quartieri popolari, per incontrare le persone e chiacchierare con loro. Paolo VI riprese lo stile dei pontefici più riservati; mentre Giovanni Paolo II non faceva mistero di quanto il Vaticano lo soffocasse. Così instaurò l’abitudine delle uscite in incognito; gite ai santuari nelle vicinanze di Roma, o vere e proprie escursioni per sciare, fino a quando il fisico glielo ha permesso. Ma anche nell’ultima fase della sua vita non si negò il piacere di qualche uscita fuori porta, per respirare una boccata di libertà. Marco Tosatti