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 2006  gennaio 13 Venerdì calendario

Il Papa ha nostalgia di casa In fuga tre volte dal Vaticano. La Stampa 13/01/2006. Città del Vaticano

Il Papa ha nostalgia di casa In fuga tre volte dal Vaticano. La Stampa 13/01/2006. Città del Vaticano. Da qualche settimana il Vaticano, fra i tanti suoi grandi misteri, ne ha uno, piccolo, in più: che cosa va a fare il Papa, di sera, per un paio di ore, nel suo vecchio appartamento, al numero 1 di piazza della Città Leonina, appena al di fuori delle mura del Vaticano? Lavoro «arretrato», di quando era «solo» cardinale e Prefetto della Congregazione della Fede? La coda di un trasloco che adesso, terminata la ristrutturazione dell’appartamento al terzo piano delle Logge pontificie, è possibile definire negli ultimi dettagli? Oppure semplice nostalgia per una vita certamente più tranquilla e sobria, in un ambiente familiare - ci ha vissuto ventiquattro anni! - permeato di tanti ricordi? Non ci sarebbe da stupirsene; nel suo caso la quieta esistenza di prima, e quella certo più pesante di ora sono separate solamente da qualche centinaio di metri; forse una tentazione troppo forte anche per il carattere fermo, ma delicato di Benedetto XVI. E’ successo almeno tre volte, nelle ultime settimane; ma probabilmente in altre occasioni la missione discreta di Benedetto XVI all’appartamento numero 8 del condominio di proprietà della Santa Sede, e abitato da cardinali e prelati è passata inosservata. Le modalità sono sempre le stesse. Un agente della sorveglianza pontificia si assicura che lo spazio davanti al portone - sul citofono non sono indicati nomi, solo le cifre degli appartamenti - sia libero. Piazza della Città Leonina è teoricamente zona pedonale; ma vi staziona sempre qualche auto della polizia, ufficiale o in «borghese», anche perché ci sono gli Uffici dell’Ambasciata Usa presso il Vaticano. Di sera però dopo il trambusto di turisti della giornata, il luogo è quasi deserto; lo attraversano qualche prelato, le guardie svizzere in libera uscita, qualche religiosa che si affretta a tornare a casa. Intorno alle 21 da porta Angelica esce un’auto scura; ma non una delle berline ufficiali usate per gli spostamenti del Pontefice o del Segretario di Stato. L’autista si infila nel tratto di Borgo Pio percorribile (non pedonale), gira a destra in via del Mascherino, e poi ancora a destra, e spegne il motore davanti al portone in legno chiaro; in realtà da porta Angelica sarebbe più veloce arrivarci a piedi, in diagonale. Lo sportello di destra si apre, e ne esce il Papa; ma in talare nera, e cappotto dello stesso colore, con il baschetto scuro in testa; insomma, nella tenuta che fino al 19 aprile 2005, quando è stato scelto come successore di Wojtyla, gli era abituale. dalla tasca del cappotto estrae la chiave, e poi lui, con i suoi passetti svelti svelti, seguito dal segretario particolare, monsignor Georg Gaenswein, si infila rapidamente nel portone; e la piazza torna allo stato di quiete abituale, in cui l’unico elemento fuori dell’ordinario è l’auto parcheggiata, con l’autista in attesa, che di tanto in tanto, per non congelarsi, accende il motore. Per rapido che sia, Benedetto XVI è stato colto nella sua visita sia da un cardinale, residente in loco, sia da un paio di prelati, che, stupiti, hanno visto il Pontefice «in borghese» tornare discretamente alla vecchia residenza. E’ un palazzetto di porporati: Dario Castrillon Hoyos, Pio Laghi, Carlo Furno, Virgilio Noè, Walter Kasper abitano lì; ma papa Ratzinger non va scambiare quattro chiacchiere con nessuno di loro. Va nel suo appartamento, che è ancora sfitto, e in cui, evidentemente ha mantenuto una parte delle sue cose. E non si tratta neanche di prendere una valigia, un oggetto, un libro, e in pochi minuti tornare al palazzo Apostolico. Ci rimane un paio d’ore. E naturalmente si possono fare solo ipotesi. Due appaiono particolarmente plausibili. Era sua abitudine, da Prefetto, portare il lavoro a casa. Non è escluso che lì siano rimaste pratiche di pertinenza dell’ex Sant’Uffizio, che sarebbe fuori posto portare nell’Appartamento papale; così va a «chiudere» quei dossier, che non vuole rendere, preciso com’è, senza la sua sigla; insomma, va a sbrigare il lavoro arretrato da cardinale, anche se è già Papa. Oppure, adesso che è pronto, ma proprio pronto, l’Appartamento, va a fare l’ultima cernita di quello che lo può seguire al di là delle mura, e di quello che deve restare. Infine, c’è l’ipotesi della nostalgia; e non è niente affatto da scartare. Joseph Ratzinger sperava di andare in pensione, con la morte di Giovanni Paolo II. A suonare, sul vecchio piano - un po’ troppo forte, talvolta, dicono i suoi ex vicini - Mozart, Palestrina e Bach. Marco Tosatti