Giancarlo Dotto, 17 gennaio 2006
Il signore delle mosche: Prove inconfutabili dell’esistenza di Satana, 4. Il Gabinetto di Totò Riina L’ergastolano Totò Riina, 75 anni, omicida plurimo, e Teresa, 38 anni, nubile, lettrice di riviste per sole donne, hanno un’ossessione in comune: quella di essere spiati nella privacy del gabinetto
Il signore delle mosche: Prove inconfutabili dell’esistenza di Satana, 4. Il Gabinetto di Totò Riina L’ergastolano Totò Riina, 75 anni, omicida plurimo, e Teresa, 38 anni, nubile, lettrice di riviste per sole donne, hanno un’ossessione in comune: quella di essere spiati nella privacy del gabinetto. Per Teresa è un incubo ricorrente. Per il boss di Cosa Nostra, una certezza. Una telecamera lo segue 24 ore su 24 nella cella due metri per due del carcere di Opera. «C’è da impazzire», ha protestato con i giudici milanesi in un soprassalto di pudore. I gabinetti sono una cosa seria. Il luogo più intimo al mondo. Da frequentare in assoluta solitudine. Ci si chiudono a doppia mandata anche mariti e mogli, mezz’ora dopo averne combinate di tutti i colori sotto le lenzuola. Il match ogni volta infernale tra sé e quanto c’è di più fondamentale da rimuovere. Il luogo dello spirito per gli arabi e della pace per i giapponesi, maniaci dell’igiene e della carta igienica a triplo strato. Con quella che usano in un solo giorno si potrebbe avvolgere la terra quattro volte. Da loro è scoppiata la moda della rimozione high-tech, gabinetti che cinguettano, non odorano e non fanno rumore. Totò Riina non pretende gabinetti che cinguettano e si accontenta della carta igienica monostrato. Vorrebbe solo non essere osservato da uno sconosciuto mentre sfoglia con i pantaloni abbassati la ”Gazzetta dello Sport” e si concentra sulla missione quotidiana che mette ogni uomo, re o straccione, al cospetto del proprio destino. Per uno spietato e malconcio come lui, cardiopatico e cirrotico, per di più obeso, tre by-pass recenti, il terrore è di stecchire sulla tazza, ripreso dalla telecamera. Se non sei Seneca, il gabinetto è il posto più indecente dove vivere ma soprattutto morire, vedi l’altro spietato nel western di Clint Eastwood o l’ufficiale di Jean Genet, in Les paravents, fulminati da un proiettile vagante mentre stanno defecando. Il disonore assoluto. Non potersi dedicare in tutta pace nemmeno un imbarazzo intestinale. No, il meschino, l’ex boss sanguinario e temuto da mezzo mondo, può sopportare tutto ma non di essere messo alla gogna come un disperato qualunque del ”Grande fratello”. Lui, abituato alla monumentale riservatezza dei quattro bagni in marmo e specchi di Corleone, senza arrivare ai fasti cafoni delle rubinetterie in oro di Saddam e Ceausescu. Umiliante sapere che dietro la telecamera c’è un occhio in divisa che ti guarda. E dentro la divisa una persona. Di cui si può indovinare il piacere tutto speciale di spiare il nemico pubblico numero uno mentre sta accovacciato e smorfia sull’ovale di porcellana o tira più volte lo sciacquone per mettere in fuga i cattivi pensieri. Totò Riina che si fa un rudimentale bidet a due mani, dando per scontato che il suo carcere duro non prevede la vasca idromassaggio, e magari sbaglia rubinetto, si ustiona e molla una bestemmia come un Fracchia qualunque. Come si lava Totò Riina, se si lava, perché anche secondo San Francesco il sudiciume era un elemento di santità. Se canta Nino D’Angelo o Modugno quando si fa la barba, mentre si deodora le ascelle, se usa lo shampoo antiforfora, il borotalco o s’avvolge di schiuma come Doris Day. Il diritto a farsi bello vale anche per uno in regime di 41 bis, che ha ordinato stragi, bombe e fatto saltare in aria un bel po’ di gente. E che fa il guardone di turno? Se ne infischia apatico e legge anche lui la ”Gazzetta”? O se ne sta morboso a fissare il prestigioso insetto, con la scusa che è il suo dovere? E se un giorno anche le funzioni corporali del boss, rubate e digitalizzate, finissero in vendita su un catalogo on line, insieme alle teste mozzate di Al Zarqawi? Giancarlo Dotto