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 2004  dicembre 11 Sabato calendario

APERTURA FOGLIO DEI FOGLI 13 DICEMBRE 2004

La messa da requiem della stampa al processo Sme.
Alle 18 di venerdì la lunga attesa di Silvio Berlusconi è finita con tre assoluzioni e una prescrizione. Filippo Ceccarelli per ”La Stampa”: «L’hanno assolto. Più o meno. O meglio: più sì che no. La medaglia che il presidente Berlusconi pretendeva di meritare, beh, quella non gliel’hanno data, ma la mannaia sulla testa gliel’hanno tolta». [1] Susanna Marzolla (’La Stampa”): « proprio la sentenza data come più probabile dagli addetti ai lavori, quella che non condanna il presidente del Consiglio ma neppure butta a mare il lavoro della procura di Milano. La sentenza più prevista e prevedibile tanto che chi si è dovuto seguire tutti i quattro anni di udienze può commentare così l’assoluta mancanza di sorprese: ” stato come assistere a una partita sapendo già come va a finire”». [2]

Il riassunto della faccenda. Paolo Colonnello (’La Stampa”): «Venne pagato con i soldi della Fininvest, tramite Cesare Previti, l’ex giudice Renato Squillante affinché si mettesse al servizio dell’imprenditore Silvio Berlusconi? Forse sì, ma ormai è passato troppo tempo e il reato deve essere prescritto: dunque il giudizio viene sospeso, articolo 531 del codice di procedura penale. Venne pagato il giudice Filippo Verde per emettere una sentenza sulla vendita del colosso Sme sfavorevole al gruppo De Benedetti? No, da parte di Silvio Berlusconi no. Dunque assoluzione piena del Cavaliere ”perché il fatto non sussiste”, anche se con la formula più ambigua dell’articolo 530, comma due, che prevede ben tre strade interpretative: per insufficienza, mancanza o contraddittorietà delle prove. E per capire quali di queste tre carte è stata scelta dal mazzo giuridico dai giudici della prima sezione penale, bisognerà attendere solo le motivazioni. Assolto ma sempre con una formula dubitativa, anche per una vicenda, per così dire, collaterale dell’affare Sme, relativa al miliardo e 750 milioni che vennero versati da Pietro Barilla (uno degli animatori della cordata voluta da Berlusconi su richiesta di Craxi) a Previti e Pacifico e di cui, ha sostenuto l’accusa, almeno 200 milioni finirono nel conto svizzero del giudice Verde. Un dubbio che nessuno potrà mai sciogliere visto che Barilla è morto da tempo. E infine: vennero corrotti alcuni magistrati della capitale con gioielli che Berlusconi avrebbe comprato dal gioielliere Eleuteri e con soldi prelevati da un conto aperto presso Efibanca a Roma, come sostenuto nelle testimonianze di Stefania Ariosto? No, Berlusconi non li corruppe e dunque va assolto con formula piena ”per non aver commesso il fatto”». [3]

Riassunti non sereni della faccenda. Antonio Padellaro: «Come si vede la sentenza del tribunale di Milano getta delle pesantissime ombre sull’immagine del presidente del Consiglio e non giustifica per nulla le dichiarazioni di giubilo rilasciate dal corruttore prescritto e dai suoi sodali». [4] Massimo Giannini su ”Repubblica”: «Il verdetto milanese rappresenta una macchia vistosa che resta impressa sul vestito del Cavaliere: per metà prosciolto, per un’altra metà assolto, e c’è una bella differenza. Ma tutto sommato è una buona notizia» (segue l’elenco dei beneficiari della buona novella: il Premier, la maggioranza, l’opposizione, la politica italiana tutta). [5]

L’esprit florentin di D’Avanzo: «Lo spirito pubblico italiano, che non ha conosciuto la Riforma, ha inventato l’esprit florentin, impasto di compromesso, tolleranza, furbizia. Diciamo allora che questa sentenza ”fiorentina” è molto in sintonia con lo spirito pubblico italiano. ballerina al punto giusto da lasciare tutti gli agonisti - accusa e imputato, il ”partito delle procure” e il potere dell’Egoarca nemico di ogni contrappeso - con la bocca amara e appena qualche granello di zucchero sulle labbra. D’altronde i giudici non sono essenza angelica. Respirano l’aria che tira e la patiscono. Il tribunale milanese sceglie così una via di mezzo. Mena un colpo al cerchio e uno alla botte. Nel campo di battaglia non ci sono vinti e non ci sono vincitori. Oppure, se si vuole, ci sono soltanto vinti o soltanto vincitori». [6]

L’esprit de finesse di Renato Farina. «Il Palazzo di Giustizia di Milano, verso sera, è già una condanna per conto suo. un blocco di marmo infelice». [7]

Questa sentenza è una manna: nessuno ce la faceva più a tirarla avanti coi processi a Berlusconi. Massimo Franco (’Corriere della Sera”): «La voglia di archiviare anni di scontro appare più forte del merito della sentenza: è come se la polemica avesse sfibrato tutti. Non solo il capitolo è chiuso: pochi sono decisi a tenerlo aperto». [8]

I delusi/1. «Sono sei anni che vengo qui, qualcosina potevano dargli al Berlusca, sono venuto tutto questo tempo per niente» (un anziano signore nel doposentenza). [7]

I delusi/2. Marco Travaglio non l’ha presa bene e su ”l’Unità” spiega «in soldoni» la sentenza del tribunale di Milano: «Silvio Berlusconi è un corruttore di giudici impunito grazie al passare del tempo». [9]

I delusi/3. Neanche Maurizio Belpietro l’ha presa bene: «Personalmente però non trovo alcun motivo di festa. Certo mi fa piacere per Berlusconi, ma non vedo ragione di allegria nel dover constatare che le riforme di cui questo Paese ha bisogno sono state bloccate per anni da un’operazione di inquinamento giudiziario». [10]

Happy end/1. Mario Cervi su ”il Giornale” invita ad andare oltre «le complessità e le ambiguità del tecnicismo giudiziario, che è senza dubbio intelligente, ma che resta estraneo al cuore di questa storia a lieto fine. E il cuore è appunto nel lieto fine, nel riconoscimento del fatto che Berlusconi non poté e non volle influenzare gli esiti processuali del ”caso” Sme. Berlusconi sosteneva che per la parte avuta in quell’’affare” avrebbero dovuto dargli una medaglia, e il partito colpevolista di Carlo De Benedetti lo scherniva per questo. Risulta adesso che Berlusconi - medaglia o no - era stato corretto, e qualcuno potrebbe perfino dedurne che De Benedetti e ”Repubblica” sono stato scorretti imputandogli colpe non commesse». [11]

Happy end/2. La Jena del ”manifesto”: «Io che non sopporto la giustizia che prevarica e i giudici che si sostituiscono alla politica, io che odio la repressione, la galera, la costrizione della persona, io che amo la libertà non posso che essere felice per l’assoluzione di Berlusconi. Così felice che mi viene da piangere». [12]

C’è chi chiede aiuto alla semiologia. Ceccarelli: «Quella della Sme resta una questione intricata, ma la bionda dama dell’avvocato Dotti [Stefania Ariosto] era anche una brava fotografa e c’è da credere che l’opinione pubblica restò assai impressionata dalle indimenticabili immagini scattate a bordo del veliero di Previti, il ”Barbarossa”. giusto richiamare alla memoria quelle foto scandalosamente vacanziere proprio nel giorno della sentenza. Berlusconi, con un curioso cappelletto, i suoi avvocati e le mogli sorridevano all’obiettivo con l’aria di chi si gode la vita, la barca, il mare, la ricchezza, l’aperitivo, tutto insomma. Non fu difficile, con quelle premesse simboliche e cognitive, accendere la fantasia colpevolista di un certo mondo. I soggetti avevano pure la maglia a strisce. La crociera, i circoli sportivi, il calcetto, i gioielli, i regali di Natale parevano sanzionare inconfessabili, ma evidenti complicità. chiaro che le indagini delle Procure si basavano su qualcosa di più concreto, e certi movimenti di quattrini apparivano concretissimi e ben documentati. E però: su tutto, senza troppe distinzioni, l’antiberlusconismo costruì sopra un castello». [1]

C’è chi chiede aiuto alla sociologia. «Un paio di giorni fa la Cassazione ha annullato la condanna a oltre vent’anni di carcere inflitta a un giovane siciliano per una serie di furti di schede telefoniche; per lui, in galera da cinque a causa di quei furti, ora si apre lo spiraglio di un ridimensionamento della pena. [...] Quante schede telefoniche ci vogliono per fare 434.000 dollari?». [13]

C’è chi si affida a Giambattista Vico. Piero Ostellino (’Corriere della Sera”): «La sola cosa che ci sembra di poter dire [...] è ricordare una massima di Giambattista Vico. ”Il certo delle leggi è un’oscuratezza della ragione unicamente sostenuta dall’autorità, che le ci fa sperimentare dure nel praticarle, e siamo necessitati a praticarle per lo di loro certo”. La ”durezza della legge” rischia, infatti, di indurre il centrodestra a giudicare il bicchiere della sentenza ”mezzo pieno” (grazie all’assoluzione dalla prima accusa) e di indurre il centrosinistra a giudicarlo ”mezzo vuoto” (grazie alla prescrizione della seconda accusa)». [14]

Berlusconi assolto? Tutta colpa degli italiani. Sabato, sul quotidiano della gauche, ”Libération”, Gérard Dupuy se la prendeva con noi: «I giudici di ”mani pulite” avevano sottostimato la capacità dei loro compatrioti di identificarsi piuttosto con l’indulgenza (o il lassismo) di un sistema legale accomodante che con la clava della giustizia». [15] Il commento di Richard Heuzé sul conservatore ”Figaro”, invece, parlava di «un’assoluzione su tutta la linea» e della «sola riserva di una prescrizione». [16]

Filippo Facci su ”il Giornale” se la gode per «il tramonto» del Pool di Mani Pulite: «Si è dissolto, quel che rimaneva si è dissolto ieri: fisiologicamente, giudiziariamente, politicamente. Rimane un pupazzone molisano che s’agita e si contorce e che nel dicembre del 1994 cercò di capitalizzare le manette in politica. Rimane soprattutto l’ombra lunga di una faziosità che ha proiettato, nel tempo, il tramonto di una stagione: e tutti gli orfani di Mani Pulite, oggi, potranno dare il nome che vorranno alla consapevolezza che l’opinione pubblica ha via via maturato nei confronti del Pool e nei confronti di Berlusconi: compresa nondimeno la consapevolezza che è stata espressa nelle urne e che si ostinano a chiamare, alcuni, democrazia». [17]

Tutti i quotidiani inglesi sabato aprivano la rassegna delle reazioni con Di Pietro: «Il primo ministro metteva i giudici a libro paga, quindi non ha la statura morale per essere il nostro leader nazionale». [18] ”The Independent” (da sinistra) attaccava col Berlusconi «Houdini of European politics» per spiegare che «l’incasinato verdetto è lontano da essere una piena discolpa». Quindi il commento del professor James Walston (American University di Roma): «C’è sempre quel dubbio; la puzza della corruzione lo seguirà dappertutto. Ma politicamente le cose non cambieranno. Continuerà come ha fatto dall’inizio. Continuerà ad avere quel cattivo odore. Ma i suoi sostenitori se ne fregano. Agli italiani, a dire il vero, non importa. Un piccolo numero s’interessa appassionatamente, non la maggioranza». [19] Su ”The Guardian” (sempre sinistra), però, si leggeva anche che «l’accusa aveva chiesto che Berlusconi fosse imprigionato per otto anni e bandito a vita dalle pubbliche cariche. Ma non ha prodotto prove per mostrare che il primo ministro aveva autorizzato o saputo delle presunte mazzette». Conclusione: il governo avrà ora più forza per cambiare il sistema giudiziario. [20] Quanto alla Spagna, su ”Abc” (conservatore) Juan Vicente sosteneva che «l’Italia ha tirato un sospiro di sollievo», parlava di risultato «agrodolce», spiegava che «in termini politici, la sentenza permette a Berlusconi di dichiararsi innocente a tutti gli effetti legali» ma che l’opposizione può dire che pagò di tasca propria Squillante. Conclusione: «Dal punto di vista politico una ”fumata grigia”», ma in vista delle regionali 2005 per Berlusconi è un punto a favore. [21] Tra i colpevolisti ”El País” (sinistra), che attaccava: «Silvio Berlusconi corruppe nel 1991 il capo dei giudici preliminari romani Renato Squillante con un bonifico bancario di 434.404 dollari. Però il reato è prescritto». [22]

Per gli americani la politica italiana è un dramma. Maria De Cristofaro sul ”Los Angeles Times”: «Lo spettacolo del primo ministro italiano sotto processo con accuse di corruzione mentre continuava a governare il Paese ha rappresentato per anni una parte del grande dramma che è la politica italiana. Ma venerdì, Silvio Berlusconi s’è sentito vendicato. Ponendo fine a una battaglia legale durata quasi due decenni, una corte italiana ha prosciolto Berlusconi dall’accusa d’aver corrotto un giudice per favorire i suoi vasti interessi economici». [23] Ian Fisher del ”New York Times”: «Mr. Berlusconi, 68 anni, l’uomo più ricco d’Italia e forse il politico più controverso d’Europa, è sembrato rafforzato dalla fuga da ciò che lui stesso ha spesso definito l’azione vendicativa della magistratura di sinistra - ma non in maniera così schiacciante da metterlo in una posizione di vantaggio per le prossime elezioni nel 2006». [24] Sul ”Washington Post” l’assoluzione di Berlusconi è finita tra le brevi, a pagina 24.

Però, tutto sommato... Marco Tarquinio su ”Avvenire”: « forse la conferma che il tempo, oltre che galantuomo, sa a volte essere anche medico pietoso. Certo è la dimostrazione che in questo Paese si riesce ad amministrare giustizia persino quando le aule si trasformano in arene, nei palazzi della politica si mettono sul banco degli accusati i magistrati e nelle piazze (reali e virtuali) si tira la toga ai giudici e si pre-condannano gli imputati». [25]

Mal di denti. «Assolto, prosciolto, risolto, stravolto. Insomma Berlusconi non è stato condannato. Esultanza nel centrodestra, disperazione dignitosamente contenuta nel centrosinistra. Noi nella presunzione di interpretare lo stato d’animo dei lettori, siamo colti da un diverso sentimento, molto simile al sollievo che si prova quando è passato il mal di denti». [26]

La normalità di Giannini. Va bene, Berlusconi l’hanno assolto, però «in un paese normale, un presidente del Consiglio normale, accusato di corruzione in atti giudiziari, si sarebbe dimesso già da qualche anno». [3]