17 gennaio 2006
Anna, di anni 15. Milanese, timida, sognatrice, studentessa di liceo artistico, viveva a Segrate (Milano) coi genitori impiegati e una sorella più grande
Anna, di anni 15. Milanese, timida, sognatrice, studentessa di liceo artistico, viveva a Segrate (Milano) coi genitori impiegati e una sorella più grande. Nessun problema con lo studio, aveva pochi amici e l’abitudine di confidarsi con un diario che riempiva dallo scorso aprile. Ultimamente s’era convinta che «seppure non fosse nata sarebbe stata la stessa identica cosa», pensava di vivere una vita che non le apparteneva e soffriva di noia. Due venerdì fa, già pronta per andare a scuola, approfittò d’esser rimasta sola in casa per aprire la finestra del soggiorno e saltare in giardino dall’ottavo piano. Sulla scrivania tre lettere per ognuno dei familiari, diversi messaggi mandati ai compagni di scuola («veglierò su di voi») e una pagina del suo diario che riportava l’ora, gli abiti e gli orecchini che avrebbe indossato nel giorno della sua morte, fissato inizialmente il 19 novembre 2007, vigilia del suo diciottesimo compleanno. Poco dopo le nove di venerdì 19 novembre, in un appartamento all’ottavo piano di via Morandi, lunga strada alberata poco distante dal centro, a Segrate, Milano.