L.Or., Il Sole-24-Ore 12/1/2006, 12 gennaio 2006
AMERICANI
«L’americano questa volta arriva davvero. Non si tratta di un ritorno in patria come fu per Paolo Fresco in Fiat o per Roberto Schisano in Alitalia. Questa volta a guidare una società quotata in Italia ci sarà proprio un manager doc d’oltratlantico, Bruce Turner. «Really?», ci dice un po’ stupito quando gli spieghiamo la sua ”unicità”: «Allora tutte le attese saranno elevate e dovrò fare del mio meglio per essere all’altezza». Un arrivo anomalo quello di Turner, visto che in genere è il predatore a imporre il proprio management e la preda a cedere il passo. In questo caso, tuttavia, il passo indietro dell’ad di Lottomatica Bifulco era già previsto e la scelta più logica è stata quella di confermare Turner, laureato all’accademia militare di West Point e in grado in 5 anni di portare la statunitense Gtech a moltiplicare per sei il valore di Borsa. Il suo arrivo, tuttavia, rende evidente il provincialismo italico in tema di management, peraltro imitato da altri paesi europei. Secondo uno studio dell’Economist, in Francia sono appena due gli stranieri ai vertici delle società principali, solo 4 in Spagna. Le performance migliori sono della Gran Bretagna, ben 26 stranieri presenti nelle aziende tipo. Tra i motivi della scarsa presenza straniera in Italia l’Economist cita ”l’elevatissimo numero di società con assetto proprietario familiare”, ma in questo caso la scelta della holding De Agostini (cioè le famiglie Boroli-Drago) dimostra che cambiare si può»