Varie, 17 gennaio 2006
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Lovelock James
• Letchworth Garden City (Gran Bretagna) 26 luglio 1919. Sceinziato • «[...] lo scienziato che ha formulato la teoria del pianeta come un organismo vivente [...] La visione più pessimistica di Lovelock è quella di una società ridotta dal cambiamento climatico a ”una marmaglia ai comandi di brutali signori della guerra”. Il teorico del ”sistema Terra” prevede una vera e propria catastrofe: ”Prima che questo secolo finisca, miliardi di noi moriranno, e le poche coppie in grado di riprodursi sopravviveranno nell’Artico, dove la temperatura rimarrà tollerabile”. Insomma, potremmo già essere condannati dallo stesso meccanismo che finora, per l’autore dell’’ipotesi Gaia”, ha fatto della Terra un super-organismo capace di sostenere da solo la vita e di regolare la temperatura e l’atmosfera attraverso un sistema di controllo planetario fondato sull’interazione degli esseri viventi con il loro ambiente. [...] Lovelock, che era stato l’eroe del movimento ambientalista fino a quando [...] aveva fatto un’inversione a U sul nucleare, a suo dire l’unica fonte energetica in grado di contrastare il cambiamento climatico, si considera un ”medico planetario” costretto a darci cattive notizie: ”I centri climatici di tutto il mondo, che sono l’equivalente di un laboratorio di patologia di un ospedale, riferiscono che la Terra soffre di una febbre morbosa che potrebbe durare 100 mila anni. In quanto membri della famiglia della Terra, devo dirvi che voi e specialmente la civiltà siete in grave pericolo”. La febbre di Gaia, annuncia cupo Lovelock, ”diventerà presto un coma. Con il passare di questo secolo, la temperatura aumenterà di 8 gradi nelle regioni temperate e di 5 gradi in quelle tropicali”. Non basterà che i governi producano ”manuali di sopravvivenza non elettronici, ma su carta durevole” per i loro popoli: l’unica cosa che può forse ancora salvarci è riconoscere che ”siamo il sistema nervoso del pianeta, non la sua malattia”» (Maria Chiara Bonazzi, ”La Stampa” 17/1/2006).