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 2006  gennaio 09 Lunedì calendario

Anno III - Centesima settimanaDal 2 al 9 gennaio 2006Israele. Il premier israeliano Ariel Sharon doveva operarsi il 5 gennaio scorso per correggere una malformazione congenita al cuore, un foro di circa due millimetri

Anno III - Centesima settimana
Dal 2 al 9 gennaio 2006

Israele. Il premier israeliano Ariel Sharon doveva operarsi il 5 gennaio scorso per correggere una malformazione congenita al cuore, un foro di circa due millimetri. A poche ore dal ricovero - e dopo essersi preparato con una dieta che gli aveva fatto perdere tre chili - è stato invece colpito da un ictus molto più potente di quello che lo aveva toccato il 18 dicembre scorso. Ricoverato d’urgenza, indotto con i farmaci allo stato di coma - e svegliato solo a partire da lunedì scorso -, il premier lotta con la morte ed è in ogni caso uscito dalla vita politica di Israele e del mondo. La gravità della situazione, oltre che dai bollettini medici, è testimoniata dalla paralisi improvvisa in cui è precipitata la vita diplomatica del pianeta. Viaggi e incontri tra i vari premier o ministri degli Esteri della Terra sono stati annullati, ogni capo di governo sta fermo nella sua capitale ad aspettare gli sviluppi della situazione, Bush e il suo staff hanno prenotato un intero albergo di Tel Aviv per esser pronti ad accorrere in Israele. Il potere è intanto passato nelle mani di Ehud Olmert, il vice di Sharon, un perfetto sconosciuto per il grande pubblico fino ad ora, e descritto adesso dai giornali come un abile mediatore parlamentare, un uomo che sta in politica da 35 anni e certamente ”sa come si fa”. Ma piuttosto grigio e in ogni caso senza il carisma dell’uomo che all’Hadissah Hospital è in bilico tra questo mondo e quell’altro.

Sharon. Sharon, che è stato un falco per tutta la vita, ha da ultimo totalmente rovesciato il suo approccio al problema palestinese, dichiarando che non ci sarà sicurezza per Israele fino a che i suoi confini non saranno stabiliti con certezza, cioè fino a quando i palestinesi non avranno a loro volta una nazione. Di qui lo sgombero unilaterale della striscia di Gaza, completato lo scorso 12 settembre, con la riapertura del valico con l’Egitto e l’impegno ad attenersi in futuro alla cosiddetta ”road map”, il percorso che dovrebbe portare, appunto, alla pace in Medio oriente e alla definizione dei confini certi dello stato palestinese e di quelli di Israele. Allo sgombero di Gaza seguì un terremoto politico: attaccato dai falchi del suo partito, il Likud, Sharon sciolse il Parlamento (la Knesset), indisse nuove elezioni per marzo e annunciò che si sarebbe presentato al voto con un partito suo, detto ”Kadima”. Questo partito attrasse subito personalità di spicco sia da sinistra che da destra e, ai primi sondaggi, risultò il preferito dagli israeliani. Dunque, si poteva prevedere che la linea di Sharon per la pace a marzo avrebbe vinto e questo dava speranza al mondo che la tragedia mediorientale avrebbe forse imboccato la via di una soluzione. Ma l’ictus rimette adesso tutto in discussione: è in atto una lotta per la successione, si cercano personalità che, alla testa di Kadima, sappiano mantenere sull’elettorato e sulla controparte palestinese un carisma analogo a quello che aveva Sharon. Si spera che le divisioni interne - rese a un tratto visibili dalla sparizione dell’uomo forte che teneva tutto insieme - non portino Kadima alla dissoluzione prima ancora del voto.

Agca Il 12 gennaio le autorità turche scarcereranno per buona condotta Alì Agca, che il 13 maggio 1981 sparò al papa. Ciampi lo aveva graziato nel 2000, dopo una lettera di perdono di Giovanni Paolo II e una lunga mediazione con le autorità turche dell’allora ministro degli Esteri Fassino. I turchi avevano condannato a suo tempo Agca per l’omicidio del giornalista Abdi Ipecki, direttore del quotidiano ”Milliyet” e volevano che fosse estradato nel loro paese per fargli scontare anche quella pena. D’altra parte, se non se ne fosse andato dall’Italia (e se Wojtyla non lo avesse perdonato), Ciampi non avrebbe firmato la grazia. L’ex giudice Ferdinando Imposimato dice che Agca corre adesso un serio pericolo di essere ucciso perché sa troppe cose dell’attentato al papa e del sequestro della giovane Emanuela Orlandi, figlia di un messo del Vaticano e scomparsa il 22 giugno 1983, a 15 anni. Agca ha scontato 24 anni di carcere in tutto e in passato, per non correre rischi, s’è finto pazzo.

Iraq A Bagdad è stata rapita una giornalista americana, Jill Carroll, 32 anni, corrispondete dall’Iraq del Christian Science Monitor di Boston. una notizia da copertina, perché, dopo la prima ondata alla fine della guerra, i sequestri di americani erano cessati. La Casa Bianca non paga riscatti, lo ha sempre dichiarato ad alta voce, ha aspramente rimproverato gli italiani per i loro cedimenti ai sequestratori. E dunque il rapimento di Jill deve avere qualche altro significato. Ma quale? Nessuno ha rivendicato il sequestro. Jill viene descritta da tutti come una giornalista di straordinaria bravura e coraggio. Parlava arabo, attraversava le zone più pericolose del paese facendosi passare per la moglie del suo autista, aveva telefonato all’Ansa offrendo la sua collaborazione con questa semplice frase: ”Datemi un telefono satellitare e vi racconto tutto quello che vedo”. Nell’agguato, è stato ucciso il suo interprete Abu Mariam, 30 anni, due figli piccoli, di fede cristiana.

Yemen. I cinque italiani sequestrati in Yemen (Mauro Tonetto, Piergiorgio Gamba, Enzo Bottillo, Patrizia Rossi, Camilla Ramigni) sono stati liberati il giorno della Befana a conclusione di un accordo che prevedeva l’incolumità per i sequestratori e il versamento di un modesto riscatto. Ufficialmente si parla di quattro o sei arresti, ma è una versione a cui non crede nessuno. I cinque italiani, in buone condizioni (a parte lo spavento), sono già ritornati a casa. Il loro sequestro è stato un momento della guerra tra la tribù dello sceicco Saleh Abbad al Zaidy e lo sceicco Abdul Wali al Ghieri. Nel 2001 Saleh vendette un’automobile usata ad Abdul e questi non pagò il prezzo pattuito. Seguirono quattro anni di ammazzamenti reciproci, con una mediazione del governo tradita da un altro delitto punito stavolta con otto arresti, quelli di cui i sequestratori degli italiani chiedevano adesso la liberazione. La trattativa per liberare Tonetto e gli altri è passata anche per minacce di questo tipo: i sequestratori: se non liberate gli otto nostri parenti, ammazziamo gli italiani; il governo: se voi ammazzate gli italiani, noi ammazziamo i vostri otto parenti. Eccetera.

Turchia. Sarebbe forse meglio evitare i viaggi in Turchia in questo momento, dato che laggiù ultimamente dieci persone sono state contagiate dal virus dei polli e quattro di queste sono morte. Gli iraniani hanno già chiuso le frontiere, i russi hanno deciso forti restrizioni ed è possibile che la Ue e/o l’Italia limitino in qualche modo la possibilità di andare in Turchia, se non altro per futili motivi (il turismo è un futile motivo). Preoccupa soprattutto il fatto che il contagio sembra spostarsi verso Ovest, cioè verso di noi. Non si sono ancora mai verificati casi di trasmissione da uomo a uomo, per i quali è necessario che il virus muti.

Treni. I treni italiani non trovano pace, sabato 7 gennaio due vagoni del Crotone-Milano (Intercity 784) sono usciti dalle rotaie e 3500 viaggiatori sono rimasti intrappolati tra Loreto e Porto Recanati, a 30 chilometri da Ancona. Erano le tre e quaranta di notte. Come sempre i passeggeri sono rimasti senza informazioni per ore e ore, con i servizi igienici intasati o rotti, il freddo, eccetera. La situazione per loro è un po’ migliorata solo alle otto di mattina di domenica, con l’apertura dei servizi in stazione e l’arrivo dei soccorsi e dei pullman. Ma intanto il blocco della linea adriatica aveva portato alla paralisi di mezza rete ferroviaria italiana e non si è tornati alla normalità prima di lunedì in tarda mattinata.

Bancopoli. I giornali hanno trovato la parola per definire l’ultimo affaire del nostro paese, quello dei furbetti: Bancopoli. L’ex presidente di Unipol, Giovanni Consorte, è stato imputato anche di associazione a delinquere. Massimo D’Alema, a cui Giuliano Ferrara aveva chiesto conto dei 50 milioni di euro trovati su conti esteri di Consorte e del suo vice Sacchetti, ha querelato Il Foglio. Il Foglio, che ha parlato di ”intimidazione”, ha ripubblicato l’articolo incriminato. Cossiga, sui 50 milioni e sugli altri soldi, ha detto che certamente non sono serviti ad arricchire nessuno, ma erano una provvista per il partito. In questo caso, Consorte non sarebbe che un grande Greganti (Greganti è il fido servitore di Botteghe Oscure che messo dentro da Di Pietro ai tempi di Tangentopoli non disse una parola sugli affari con cui il Pci si manteneva). La sinistra diessina ha messo sotto accusa Fassino e D’Alema, i quali rispondono scalpitando e gridando la loro innocenza e che è tutta una manovra di Berlusconi per screditarli e fargli perdere le elezioni. Prodi da una parte e la Margherita dall’altra manovrano cautamente per trarre dai guai diessini il massimo vantaggio in termini di equilibri interni alla coalizione. L’Unità pubblica paginate di lettere dolenti o infuriate. Paolo Flores d’Arcais, che è uno dei leader della sinistra radical-giustizialista (i girotondini), ha detto testualmente alla Stampa: ”L’elettorato di centrosinistra è moralmente di gran lunga superiore a quello di centrodestra”. I sondaggisti dicono che i Ds, per colpa di Bancopoli, potrebbero perder voti, soprattutto a causa delle astensioni di un elettorato disgustato. Bruno Vespa dice invece di no: la voglia di buttar giù Berlusconi è tale che ad aprile anche quelli che adesso sono amareggiati o indignati si tureranno il naso e andranno a votare per il centro-sinistra.

Google. Google metterà in commercio un computer da 200 dollari (poco più di trecento euro) che sarà venduto dai grandi magazzini Wal Mart e si connetterà immediatamente a una piattaforma virtuale Internet. S’è già usata per questo pc, che nasce connesso a Internet, la parola di ”post-computer”. D’altra parte è impressionante anche il prezzo, sul quale però promette di far meglio Nicholas Negroponte che ha pronto un pc da 100 dollari, che si carica a manovella e che sarà distribuito in massa nel Terzo Mondo.
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