Varie, 15 gennaio 2006
Tags : Giorgio. Spini
Spini Giorgio
• SPINI Giorgio Firenze 23 ottobre 1916, 14 gennaio 2006. Storico. Padre di Valdo • «[...] Pochi sono stati gli storici italiani (un altro fu Federico Chabod tra i partigiani della Val d’Aosta) che hanno congiunto l’esperienza di combattenti con quella di studiosi. Giorgio Spini, membro del partito d’azione e poi personalità tra le più vive del socialismo italiano, ha mostrato proprio nella scelta dei temi del suo lavoro di storico il fascino del rapporto tra l’identità di un popolo, di una nazione e di eventi particolarmente fondanti, e l’energia liberatoria e progressiva che dentro di essi si è prodotta. [...] nel 1958 si era recato negli Stati Uniti (dove insegnerà nelle università di Harvard, Wisconsin e Berkeley) e dal soggiorno americano è nata un’opera, apparsa nel 1968, nuova e suggestiva: Autobiografia della giovane America. Era un’indagine sulla formazione degli Stati Uniti dall’interno della sua storia, cioè attraverso l’analisi della storiografia americana secentesca e settecentesca. La novità era nell’individuazione del carattere autoctono della consapevolezza culturale della lotta per l’indipendenza degli americani. In altre parole, era uno studio ”del contributo recato dalla storiografia americana alla formazione della coscienza della propria identità storica degli Americani e allo sviluppo dei loro ideali religiosi, morali, politici”. Non è un caso che Spini faccia precedere il dato religioso alle altre idealità. Il protestantesimo è stato infatti tra le fonti primarie della sua formazione intellettuale e politica; era una ispirazione spirituale che dilatava anche i confini del suo orizzonte storiografico. Nel 1956 apparve un’altra ricerca originale che già nel titolo, Risorgimento e protestanti, arricchiva il movimento di liberazione e di indipendenza dell’Italia ottocentesca, facendone affiorare, attraverso l’azione politica e ideologica dei valdesi, forme e contenuti accentuati di liberalismo. Il libro, pubblicato nell’Italia dei tempi pacelliani e democristiani, rivendicava il contributo alla nascita di istituzioni laiche dell’Italia liberale dato dalle formazioni religiose a-cattoliche e documentava l’occasione perduta di un Risorgimento che fosse anche, seppur in ritardo su altri paesi europei, una riforma religiosa. ”Al tramonto delle illusioni risorgimentali - scriveva Spini - sopravvisse solo una realtà molto esile e umile, quella delle piccole chiese evangeliche italiane, ma ormai radicata nella storia, tanto da non scomparire più”. [...] Era inevitabile, per uno studioso protestante, l’incontro con il libertinismo che è stato una variabile colta e necessaria dello scisma luterano e del modello religioso-politico calvinista. Come è noto, con l’epiteto di ”libertini” Calvino aveva bollato quegli intellettuali riformatori del primo Cinquecento per i quali la fede era uno stimolo alla critica, all’autonomia, al giudizio, al superamento di strutture e interdizioni ideologiche. [...] La dimensione internazionale del libertinismo cinquecentesco, entrato come lievito razionale nella cultura italiana, inglese e francese, non poteva non coincidere con la visione di Spini di una ”modernità” della storia da recuperare nel tempo presente, in un Novecento dove la libertà, l’eguaglianza e l’indipendenza di giudizio avevano corso rischi mortali» (Lucio Villari, ”la Repubblica” 15/1/2006).