varie, 15 gennaio 2006
LONGARETTI
LONGARETTI Trento Treviglio (Bergamo) 27 settembre 1916. Pittore. «[...] Anche se è nato nella ”bassa bergamasca” [...] ha più l’aspetto di un violoncellista russo che di un pittore di casa nostra. Studia a Milano, a Brera. Liceo artistico e Accademia. I suoi maestri? Carpi e Funi. E come compagni di strada, Cassinari, Bergolli, Morlotti, Valenti e Kodra. Nel ’39 si diploma e comincia ad esporre e a viaggiare. Poiché non gli piace muoversi da solo, si accompagna con suonatori ambulanti, arlecchini, giocolieri di circo, zingari coi quali divide pagnotte e chiari di luna, tende e fette di anguria, pere e mele delle nature morte (o posate su una fruttiera con fiori bianchi e rosa) e paesaggi con cupole ortodosse, colline e marine, paesaggi orientali e montagne rosa dei monasteri. Il viaggio continua. Certo ogni tanto si ferma, anche. Il tempo di partecipare alle esperienze degli artisti di Corrente (Guttuso, Birolli, Migneco, Vedova, Sassu, Badodi, Treccani) e di assimilarne la lezione senza, però, seguirla pedissequamente. Il tempo di andare in Slovenia, Sicilia e Albania, una volta che viene chiamato alle armi. Il tempo di fare qualche mostra e dare l’occasione a Guido Piovene di dedicargli una recensione, nel ’39, sul ”Corriere della Sera” (’Disegno chiaro, composizione solida, colore forte, squillante, di vetrata”). Il tempo di esporre alla Biennale di Venezia, del ’42, e alla Quadriennale di Roma. Il tempo di dedicarsi all’insegnamento e di succedere ad Achille Funi alla direzione dell’Accademia Carrara di Bergamo, dove resterà per circa 25 anni. Negli intervalli, la cosa che piace di più a Longaretti è mettersi nei panni di un fuggiasco, vestirsi di stracci, tirare un carretto, suonare mentre attraversa sentieri e villaggi di pescatori, lasciarsi abbagliare da un sole rosso come il fuoco di un braciere. Tutto ciò spiega la sua attenzione al mondo ebraico, le centinaia di quadri dedicati alla diaspora millenaria del popolo d’Israele, il suo interesse per uno scrittore come Joseph Roth (1894-1939), austriaco di famiglia ebraica, autore di quel capolavoro che è La marcia di Radetzky e de La leggenda del santo bevitore, da cui Ermanno Olmi, nell’88, ha tratto il film omonimo. In realtà la tematica di Longaretti non è poi tanto vasta. Solo che l’artista, con fantasia inesauribile, ne crea variazioni continue. Di accoppiamenti e di colori. Sul piano strettamente artistico, il pittore si muove fra Corrente e un certo espressionismo. E, poi, ci sono le cosiddette suggestioni, gli echi. Klimt, Picasso, Munch, Soutine e, soprattutto Chagall. Non modelli da imitare, ma punti di riferimento generali, capaci di suggerirgli una tematica, di stimolarlo ad usare un colore piuttosto che un altro, di risvegliare un sentimento, un’emozione, un’idea. [...]» (Sebastiano Grasso, ”Corriere della Sera” 14/1/2006).