varie, 15 gennaio 2006
Tags : Laurell Kaye Hamilton
HAMILTON Laurell Kaye Shirley (Stati Uniti) 19 febbraio 1963. Scrittrice. «Vampiri, licantropi, mutaforma, zombie
HAMILTON Laurell Kaye Shirley (Stati Uniti) 19 febbraio 1963. Scrittrice. «Vampiri, licantropi, mutaforma, zombie. Non stiamo parlando del solito horror sanguinolento ma di una società ben organizzata ed evoluta, dove ”i diversi” sono perfettamente integrati con tanto di leggi che regolano la convivenza con gli umani. in questa realtà, creata con dovizia di dettagli dalla scrittrice americana Laurell K. Hamilton, che la bella Anita Blake svolge le sue indagini: detective, cacciatrice di vampiri che si sono macchiati di omicidi e risvegliante di zombie. ”Gialli colorati di nero” ama definirli l’Editrice Nord [...] ”Sin da piccolissima rimanevo alzata per vedere film dell’orrore, quelli tipici degli anni 50. Un amore nato prima di imparare a leggere. Gran parte di responsabilità è anche di mia nonna che mi raccontava storie di fantasmi come fossero vere. Mio zio ne aveva incontrato uno al cimitero, altri erano in una casa, altri ancora vagavano dopo un orrendo omicidio... Ho impiegato molto tempo per capire che non tutti i miei coetanei erano cresciuti allo stesso modo. Verso i 12 anni ho iniziato a leggere romanzi horror e a cimentarmi nella scrittura. Ma è stato leggendo la raccolta di storie Piccioni dall’inferno di Robert E. Howard che ho capito che sarei diventata una scrittrice e di questo genere in particolare. Naturalmente le mie letture hanno spaziato da Edgar Allan Poe a Lovecraft, da Zimmer Bradley ad Andre Norton da Anne Rice a King [...] Ho letto testi di folklore e mitologia. Fondamentale è stato un volume dal titolo Natural History of Vampire Bats di Arthur M. Greenhall, che analizza come queste credenze si sono sviluppate nel mondo e racconta la vita di alcune persone che furono accusate e giustiziate come tali, da Elisabeth Bathory e Guilles de Rais, tenente di Giovanna D’Arco. Oggi entrambi sarebbero considerati serial killer a sfondo sessuale. Per i mutaforma e i licantropi ho studiato molto anche gli animali di riferimento. D’altronde ho una laurea in biologia. Nelle mie ricerche ho scoperto crimini orrendi. Indicibili a tal punto da aver spinto i giudici dei secoli scorsi a pensare che fossero stati compiuti da esseri non umani [...] andando avanti ho capito che dalla mia scrittura emergeva un messaggio, una verità: un giudizio basato sull’aspetto esteriore non è valido. I ’diversi’ spesso ci assomigliano più dei ’simili’. I peggiori delitti che ho analizzato sono stati compiuti dalle persone apparentemente più normali. Anche Anita, crescendo, capisce che il mondo è molto complesso; che in ogni persona c’è un lato oscuro, celato prima di tutto a noi stessi [...] Scrivendo solo su Anita, iniziavo a sognarla, ad essere in ansia. Avevo bisogno di creare un intervallo. Queste fate sono comunque dark. Sono spiriti della natura, ma questo non significa che la natura non sia spesso crudele: una tempesta di neve può uccidere. Gentry in irlandese è un eufemismo per fata, perché, secondo la tradizione celtica, bisogna aver timore di loro, non nominarle troppo per non indispettirle. Si dà il caso che mia nonna si chiamasse Laura Gentry. Quando da piccola ho scoperto il doppio significato, la mia fantasia ha fatto subito un’associazione: forse per quel motivo in famiglia eravamo tutti minuti. Ma mia nonna questa fantasia non l’ha coltivata”» (Claudia Rocco, ”Il Messaggero” 14/1/2006).