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 2006  gennaio 13 Venerdì calendario

Dio prèt-à-porter: devote irreligiosità, Luna, novembre 2004 Altro che non c’è più religione

Dio prèt-à-porter: devote irreligiosità, Luna, novembre 2004 Altro che non c’è più religione. Di religione, oggi, ce n’è fin troppa. Peccato che non sia né l’integralismo islamita di Bin Laden né quello bushita della Bible Belt. Troppa, troppa religione. L’Occidente sta soffocando d’obesità metafisica, colesterolo teologico, infarto apologetico. Sintomi di un metabolismo impazzito che nasce, come sempre, dall’opposto: da una società anemica di senso in cui dio, religione, fede non sono dogmi né nomi ma parole. Vuote come gusci di noce che non vogliono dire più niente perché possono (o meglio, devono), significare tutto. Tutto e il suo contrario: il maomettismo dei pacifisti e il cristianismo dei guerrafondai; l’esoterismo fai-da-te e la mistica prèt-à-porter; il sufismo dei poveri (di spirito) e la scientologia dei ricchi (di denaro); il buddismo d’andata e lo zoroastrismo di ritorno... E ogni giorno ce n’è una, ce ne deve essere una. Sennò il sistema s’inceppa e di che parliamo, cosa compriamo, dove andiamo, perché combattiamo, cosa scriviamo? Troppa religione. Che non è più però quella che abbiamo in mente, la religione di zitto e mosca, bianco e nero, errore e errante nella cui sopravvivenza continuano a credere solo le anime belle che hanno la grazia o i furbacchioni che vogliono la carriera. Religione che non è la religione finita nel Novecento ma un’altra, di cui tutti si sentono autorizzati a strologare, condannare, combattere ma soprattutto abbracciare. Convertendosi perché tanto si può prendere quel che piace e lasciare sul bancone il resto, perché il resto mancia. Ecco perché la conversione al satanismo da villetta a schiera, l’analfabetismo sanguinario dei Bambini (cretini) di Satana vale quello alla Cabbala un-tanto-al-chilo delle ignorantelle di Detroit, delle italiote che sfondano nello star-system senza saper far bene niente tranne quello che gli italiani sanno (saprebbero) far meglio. Perché l’autocannibalismo a sfondo sessuale di un branchetto di minus habens della Bassa, cresciuti a heavy metal e padri deboli, nasce dalla stessa matrice culturale delle genialate pubblicitarie di Madonna, che annuncia il pellegrinaggio sulla tomba del rabbino Yehuda Ashlag, finissimo interprete della Qabbalah, la forma esoterica nata nel XIII secolo in Spagna e Provenza attorno al Sefer ha-zohar, il Libro dello Splendore, con la stessa nonchalance con cui annuncerà il prossimo, nuovo marito. Facendo attenzione solo a glissare sulle precedenti conversioni, dalla finta vergine apolgeta del pompino, «dirty job» che qualcuno dovrà pur continuare a fare, alla Mac Donna del «more than a million served», come sghignazzano gli States. Troppa religione. In cui però la Qabbalah non è più la forma di mistica ebraica influenzata da gnosticismo e neoplatonismo, che spiega la natura del mondo divino e le sue occulte connessioni con il creato attraverso lo Zohar, scritto tra il 1280 e il 1286 dallo spagnolo Mosé de Leon. Né l’idea che oltre ogni contemplazione umana esiste Dio, in sé e per sé, immutabile efflusso dinamico di energia inconoscibile e infinita. Al contrario, religione come riduzione degli universi possibili, che preferendo il Cristianesimo di rito texano e limitando l’Islam all’eresia quaedesca, non può che definire la Cabbala come «la nuova passione di Madonna», che da vero zeitgeist dell’Occidente liberale liberista libertario dopo aver fatto i miliardi facendo finta di cantare, si mette un filo rosso al polso «tipico della Cabbala», accende candele votive «sulle tombe dei rabbini cabalisti della Galilea» e andrebbe persino a pregare al Muro del Pianto. «Se la presenza di fotografi non la costringesse a rientrare in albergo». Walter Mariotti