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 2004  novembre 25 Giovedì calendario

L’alchimismo profumato di Adolfo Lentini, Gente, 25/11/2004  un professionista con un curriculum di tutto rispetto

L’alchimismo profumato di Adolfo Lentini, Gente, 25/11/2004  un professionista con un curriculum di tutto rispetto. Eppure si occupa di misteri esoterici che si perdono nel tempo. Chimico di formazione, cosmetologo per alcuni tra i maggiori gruppi di profumeria commerciale, commodities broker, cioè procacciatore di pietre preziose e materie prime pregiate, per conto di banche europee e privati benestanti, Adolfo Lentini, 48 anni, milanese nato in Sicilia, rifugge da queste definizioni moderne e ne preferisce una che arriva dal passato: alchimista. Cioè praticante di quell’antichissima disciplina da cui si tramanda abbiano avuto origine molte scienze, prima su tutte la chimica. Di Lentini colpisce come, in modo serio e competente, faccia affermazioni che, in bocca ad altri, farebbero ridere. Noi non abbiamo le prove che tutto quanto dichiara corrisponda al vero, ma non possiamo nemmeno trattarlo come un ciarlatano da bancarella. Ecco, dunque, che cosa rivela: giudicate voi. «Discendo da una famiglia plurisecolare di alchimisti, gli Altavilla. Sin da bambino ho sempre trovato, tra le cose dei nonni, essenze, profumi, liquidi senza nome, contenitori di vetro». Così, a sua volta, è diventato profumiere e chimico. «Prima di tutto, alchimista. Io non mi interesso solamente del corpo materiale delle cose, ma anche del corpo sottile, dell’elettricità legata alla materia. L’alchimia agisce sul livello materiale per ottenere effetti sul piano energetico. Lo scopo è l’equilibrio, cioè il benessere». Chi le ha insegnato ciò che sa? «Sono un libero pensatore che da trent’anni frequenta altri liberi pensatori in tutta Europa. Con l’ausilio di testi antichi e conoscenze trasmesse a gruppi di iniziati, questo sapere è arrivato ai giorni nostri attraverso un numero piuttosto ristretto di studiosi». Ha fatto parte di sette esoteriche? «Non propriamente». Di logge massoniche? «Alcune». Può essere più specifico? «In Germania, soprattutto. La prima a Berlino, ai tempi dell’università. L’ultima pochi anni fa, quando vivevo a Dresda. Ne sono stato anche Maestro Venerabile per un anno». Perché mantenere segreto il sapere degli alchimisti? «Non è per tutti. Primo, perché di base occorrono molte competenze storiche, filosofiche e scientifiche; secondo, perché può dare accesso a un potere enorme». Può spiegarsi meglio? «Ricorda il mito dell’Araba Fenice? L’uccello che risorge dalle proprie ceneri? Ecco, il principio basilare dell’alchimia è proprio questo. Solve et coagula. Sciogli e riaggrega. Distruggi e ricostruisci. Per i vegetali significa estrarre chimicamente il principio vitale della pianta dalla fermentazione e distillazione delle sue ceneri. Per i metalli vuol dire ottenere un sistema per trasformare in metallo nobile un metallo umile». Cioè il piombo in oro, come la mitica pietra filosofale? «Non è una leggenda ma il risultato di una serie di trasformazioni chimiche che passano appunto attraverso l’annientamento di un principio e la sua ”resurrezione dalle ceneri”. Parlando di oro, esistono settantadue modi per ottenerlo da altri metalli. In circa quaranta fasi». Intende dire che lei sa trasformare il piombo in oro? «Intendo dire che c’è chi lo sa fare, ma non lo rivelerà mai. Un alchimista francese ha spiegato il processo in tv, tempo fa. scomparso». L’alchimia agisce anche sugli esseri umani? « fondamentale l’interazione tra elementi naturali e salute umana: si va dalla semplice tisana fino al cosiddetto ”oro potabile”, un prodotto alchemico in grado di migliorare le condizioni di un malato interagendo col suo sistema immunitario e con i farmaci convenzionali. Altri studiosi si sono dedicati all’estrazione di un principio vitale dall’organismo umano. Serve per confezionare una sorta di elisir di lunga vita». E da dove si prende questo principio vitale? «Uno dei sistemi più efficaci è tirarlo fuori dai cosiddetti kala, i fluidi corporei. Ne sono stati individuati dodici». Il sangue, per esempio? « uno dei fluidi, sì. teoricamente possibile, anche se tecnicamente arduo, distillarlo a cicli ripetuti fino a ottenere un’essenza alchemica, una sorta di pietra filosofale della vita». C’è un piccolo problema: il sangue si trova dentro le persone vive... «Esistono gruppi segreti che praticano il vampirismo. In alcuni casi si tratta di fenomeni consensuali, con persone che si lasciano asportare il sangue a scopo di studio. In altri casi siamo di fronte a gruppi criminali. Molti alchimisti, però, utilizzano sangue animale. In particolare quello di maiale, piuttosto simile a quello umano». Lei ne fa uso? «No, però ho spiegato la tecnica di distillazione a uno stregone milanese che ha utilizzato un bidone di sangue di maiale». Risultato? «Ha circa 70 anni: ma se lei lo vede, non ne dimostra più di 40». Perché, allora, non ci prova anche lei? «I giuramenti iniziatici impediscono l’utilizzo di segreti alchemici a scopo personale». E al di là del sangue? «L’urina, per citare un altro fluido, si può usare nel rituale del Vitriol. una sigla latina che sta per Visita Interiora Terrae Rectificando Invenies Occultum Lapidem: visita l’interno della terra e purificandoti troverai la pietra nascosta. Di nuovo la Fenice: per scoprire la propria luce interiore, ci si annienta isolandosi dal mondo, al buio, a digiuno, talvolta assumendo la propria urina. Vitriol è anche il nome dell’associazione che sto fondando a Milano: si dedicherà alla conservazione e all’insegnamento elitario dei segreti della tradizione alchemica». Fluidi legati al sesso? «Lo sperma e il sangue mestruale sono i più usati. Quest’ultimo, per esempio, è potentissimo, perché contiene sostanze in concentrazioni rare, come la putrescina, che altrove si trova nei corpi in putrefazione e sembra costituisca un vero perno nella ricerca dell’elisir di lunga vita». Ricapitolando, vorrebbe farci credere che l’alchimia funziona ma lei non la usa per sé? «Mi curo con le erbe, neutralizzo il veleno dei funghi non commestibili perché spesso hanno un sapore più buono dei porcini, produco assenzio secondo le formule antiche. Ma non mi metto a creare oro dal piombo per diventare ricco o a fare distillazioni a catena di sangue per campare 200 anni». E per lavoro? «Ho usato tecniche alchemiche per produrre profumi naturali. Oppure prodotti chimici interessanti, come un solvente che era in grado di pulire un’intera motocicletta con un solo pezzo di carta. La mia formula arrivò fino all’esercito di Saddam Hussein, che la usava per pulire le armi e renderle resistenti all’usura». Non ha mai esagerato nell’utilizzo del suo sapere? «Una volta, forse. Un sacerdote di Monterosso, in Liguria, mi aveva trattato bruscamente. Per prendermi gioco di lui, ho preparato una tintura concentrata a base di propoli, sostanza raccolta dalle api ma prodotta dai germogli sugli alberi. Ne ho cosparso un solo albero, in pieno inverno. Dopo qualche settimana spuntarono i fiori dai rami apparentemente secchi e io corsi dal sacerdote gridando al miracolo». Confonde mai alchimia e magia? «Per me la magia è la scienza dei magi: una questione di studio e conoscenza della natura. Ciò che mi lascia scettico è la stregoneria, il versante completamente immateriale dell’occultismo. Ho girato il mondo, l’ho studiata, ho addirittura una collezione di quattordici teste mozze imbalsamate. Ma non vi trovo nulla di scientifico e non ho mai fatto mia questa forma di pensiero». Alessandro Calderoni