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 2004  novembre 17 Mercoledì calendario

Le anime del capitalismo si sfidano sulle tv Usa: i reality di Trump e Branson, Il Giornale, 17/11/2004 Fino a qualche giorno fa, Donald Trump e Sir Richard Branson avevano in comune solo i loro miliardi e una breve citazione sulla lista degli uomini più ricchi del mondo

Le anime del capitalismo si sfidano sulle tv Usa: i reality di Trump e Branson, Il Giornale, 17/11/2004 Fino a qualche giorno fa, Donald Trump e Sir Richard Branson avevano in comune solo i loro miliardi e una breve citazione sulla lista degli uomini più ricchi del mondo. Per il resto, i due tycoon erano completamente diversi. Trump è tipicamente americano, nel bene e nel male, mentre Branson è così inglese da aver convinto la regina a regalargli il titolo di cavaliere della corona. Trump non si toglie mai di dosso giacca e cravatta e si rifiuta di stringere la mano a chiunque, per paura di ammalarsi. Branson vive in jeans e camicie sportive e, da buon samaritano, abbraccia chiunque. Trump si è arricchito coi grattacieli, i casinò di Atlantic City, e una clientela di nouveau riche che si aggira per il suo campo da golf di Palm Beach. Branson è diventato famoso lanciando la linea aerea Virgin e una omonima casa discografica che ha fatto di lui un mito nel mondo del rock and roll e del reggae, che lui frequenta volentieri fino a notte fonda. Trump ama la vita sedentaria, Branson si lancia col paracadute, ha attraversato l’Atlantico su una mongolfiera e ama il brivido del bungee-jumping. «Ho conosciuto Trump ad una cena; tre anni fa», ha raccontato l’inglese, «e ci siamo trovati a litigare su tutto, soprattutto sul modo di fare affari». Da allora i due miliardari non si sono più voluti incontrare, ma da qualche giorno Trump e Branson sono tornati a farsi concorrenza in televisione, con i rispettivi reality show. Anch’essi diversi in tutto e per tutto, tranne che per il copione. Se Trump, dal suo ufficio, ogni settimana spia i concorrenti di ”The apprentice” e dopo averli messi alla prova li licenzia uno per uno, finché il vincitore, nell’ultima puntata, non otterrà un posto di lavoro nel suo impero, Branson porta i suoi 16 concorrenti in giro per il mondo, a sfidare la paura fisica, a lanciarsi nel vuoto, a volare sulla sua mongolfiera, offrendo al vincitore dello show un posto di lavoro incredibile: il suo. Di direttore generale della Virgin Airline. Il suo show si chiama ”The Rebel millionaire” e da questa settimana viene trasmesso ogni martedì sera dalla rete Fox, facendo sorridere molti: nello strano mondo della televisione, il network più conservatore d’America, di proprietà del miliardario australiano Rupert Murdoch, punta tutto su Branson, famoso per le sue idee di classico liberal all’inglese. Lo show del re dei grattacieli newyorchesi (un classico conservatore) invece è ospite della NBC, uno dei network più democratici d’America. Ma a parte queste considerazioni politiche, lo show di Trump e quello di Branson hanno un altro fattore in comune: sono entrambi di un sadismo talmente trasparente da far accorrere milioni di spettatori: felici di vedere Trump che ogni giovedì licenzia un poveretto, puntando l’indice dopo un interrogatorio alla Gestapo e gridandogli in faccia: «You are fired!», sei licenziato. Branson invece ha assoldato 16 concorrenti che farebbero di tutto pur di vincere lo show e che provengono da mondi diversi: c’è un ragazzo di 25 anni, ancora vergine (un po’ di pubblicità gratuita alla sua Virgin non fa mai male), il quale ha sempre, vissuto a casa di sua madre. C’è poi una business-woman che guadagnava 10 milioni di dollari all’anno e che ha appena subito un’orribile bancarotta. La disperazione si legge sul viso di tutti i concorrenti di ”The rebel Millionaire”, mentre, durante la prima puntata di due ore, fanno i funamboli su una trave attaccata tra due mongolfiere, su nel cielo. «Trump ama criticare tutti i suoi dipendenti», ha spiegato Branson che in questi giorni sta facendo un’incredibile campagna stampa per il suo reality show a New York, cercando anche di vendere biglietti per il suo razzo, il Virgin Galactic, il primo che porterà passeggeri, nello spazio. «Io invece il mio personale lo riempio di complimenti. A me la gente piace, Trump la disprezza». Branson ammette anche che il Donald newyorchese non esce quasi mai dal suo ufficio, mentre lui non ci va proprio mai. In nome del business, comunque, entrambi farebbero di tutto per qualche miliardo in più (valgono esattamente 2,2 miliardi di dollari l’uno): Branson si è vestito da donna per il lancio della sua Virgin Brides, una collezione di abiti da sposa; quando invece sembrava che i suoi casinò stessero affondando, Trump era apparso alla trasmissione ”Saturday Night Live” vestito da gallina. Adesso che si fanno concorrenza nei reality show, i critici televisivi sono convinti che i due nemici «si spingeranno oltre i limiti della decenza». Ma devono anche fare i conti con il leggendario reverendo nero Al Sharpton, il predicatore definito «l’uomo più arrabbiato dei ghetti», che sta per approdare sulla rete televisiva di Spike Lee con il suo reality chiamato ”I hate my job”. Il concetto è identico agli altri due: Sharpton convincerà un gruppetto di 8 concorrenti, stufi marci del proprio lavoro, a licenziarsi per partecipare ad una gara che offre 25mila dollari come premio finale, insieme alla possibilità di cambiare carriera. Rispetto ai premi messi in lizza da Trump e da Branson, quell’assegno è proprio misero, ma per Sharpton, che aveva lasciato il suo lavoro col cantante James Brown per seguire il suo sogno politico, «sono un aiuto da non disprezzare». I neri americani non vedono l’ora che lo show debutti, il 18 novembre. Così Trump, Branson e Sharpton si faranno a gara per la maggior audience americana in prime time, promettendo ognuno colpi spettacolari. Silvia Kramar