13 gennaio 2006
Nicolin Stefania, di anni 35. Veneta, riservata, tranquilla, sposata da sei anni al coetaneo De Francesco Vittorio, originario di Teano (Caserta), col quale lavorava nell’azienda di sacchetti di carta creata dal papà Alberto a San Pietro in Gù (Padova)
Nicolin Stefania, di anni 35. Veneta, riservata, tranquilla, sposata da sei anni al coetaneo De Francesco Vittorio, originario di Teano (Caserta), col quale lavorava nell’azienda di sacchetti di carta creata dal papà Alberto a San Pietro in Gù (Padova). Molto legata alla famiglia, divideva coi genitori una bella villa con parco e piscina, accanto a quella della sorella Francesca. Due domeniche fa, i suoi pronti a uscire per cenare in pizzeria, volle rimanersene in intimità col consorte. Raggiunse la cucina per arrangiar qualcosa da mangiare e qui, chissà poi perché, cominciò a litigare col De Francesco. Costui perse subito la testa, afferò un bastone e prese a colpirla. Lei tentò di fuggire, lui la rincorse per le scale, le prese il cranio per sbatterlo più volte sul primo gradino e la lasciò a terra a grondar sangue davanti al caminetto acceso. Poi si incatenò il polso sinistro alla ringhiera fingendo d’esser svenuto. Così lo trovò il suocero. Porte e finestre chiuse dall’interno, tutto in ordine, nessun oggetto mancante, la moglie sopravvisuta ad accusare il marito, il De Francesco confessò il giorno dopo quello che aveva fatto alla polizia ma non spiegò perché. Intorno alle 21 di domenica 14 novembre, al piano terra di una villa coi muri appea dipinti d’arancione, il pastore tedesco a far da guardia, telecamera sul portone, in via Zanchetta 43, a San Pietro in Gù (Padova).