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 2006  gennaio 13 Venerdì calendario

Potenza Giusy, di anni 15. Pugliese, grandi occhi neri, riccioli corvini, sorriso dolce, corpo esile, frequentava il primo anno delle magistrali all’istituto Roncalli di Manfredonia (Foggia), dove abitava nel rione Monticchio assieme ai genitori: il papà Carlo, di anni 35, pescatore, in mare dal giovedì alla domenica, e la mamma Rignanese Grazia, di anni 36, casalinga, dedita a piccoli commerci di pesce, verdura e cd artigianali in giro sulla sua Ape

Potenza Giusy, di anni 15. Pugliese, grandi occhi neri, riccioli corvini, sorriso dolce, corpo esile, frequentava il primo anno delle magistrali all’istituto Roncalli di Manfredonia (Foggia), dove abitava nel rione Monticchio assieme ai genitori: il papà Carlo, di anni 35, pescatore, in mare dal giovedì alla domenica, e la mamma Rignanese Grazia, di anni 36, casalinga, dedita a piccoli commerci di pesce, verdura e cd artigianali in giro sulla sua Ape. La sorella diciottenne Monica già fuori casa, Giusy si confidava col suo diario, annotando a penna rosa compiti e desideri. Sognava il Grande Amore, aveva un fidanzatino, Fabio, di anni 17, e fantasticava su un tale Michele di circa trent’anni ignaro della sua spasimante. Due venerdì fa andò a comprare dei dischi per la mamma. In dieci minuti raggiunse la cartoleria Bernini sotto la pioggia, uscendo incontrò un amico, discussero, poi salì su un auto, non si sa se volontariamente o meno (nella piazzetta restò l’ombrello rotto). Cinque o sei tizi ancora ignoti la trascinarono in un prato fuori mano, ne violarono le grazie, la presero a colpi di pietra per attenuarne la ribellione fino a spaccarle le costole e fracassarle il cranio. Il giorno dopo una voce anonima segnalò alla polizia il corpo di una ragazza abbandonato. Intorno alle 19 di venerdì 12 novembre, in un prato incolto a ridosso degli stabilimenti petrolchimici dell’ex Enichem, in località Macchia, promontorio del Gargano, Foggia.