Libero 08/01/2006, pag.1-5 Renato Farina, 8 gennaio 2006
I veri furbetti sono i sindacati. Libero 08/01/2006. Dall’altra parte della barricata, nel territorio di noialtri del centrodestra, privi di «tensione morale», pronti a qualsiasi mascalzonata pur di metter via il gruzzolo, guardiamo con una certa goduria alla guerra civile che si combatte nelle file dello schieramento degli onesti per definizione: quelli di sinistra
I veri furbetti sono i sindacati. Libero 08/01/2006. Dall’altra parte della barricata, nel territorio di noialtri del centrodestra, privi di «tensione morale», pronti a qualsiasi mascalzonata pur di metter via il gruzzolo, guardiamo con una certa goduria alla guerra civile che si combatte nelle file dello schieramento degli onesti per definizione: quelli di sinistra. E che vediamo? Fulmini e saette sui Ds per i loro intrecci tra affari e politica. Sui Ds? Non su tutti però, più precisamente le folgori puntano a incenerire i due capi: il segretario Piero Fassino e il presidente Massimo D’Alema. Nei giorni scorsi non ci siamo tirati indietro in questa pratica. Adesso però l’esercizio è diventato troppo facile. La prova? Si è mosso Prodi. Quello morde solo se l’osso è incustodito. Mascherando la carognata con qualche moina, Romano ha impartito la lezioncina di pulizia, alludendo alla coppia. I due querciaioli sanno difendersi da soli e hanno avvocati notevoli, ricchi quasi come quelli di Berlusconi. Ma peggio di loro, a sinistra, ci sono gli specialisti nel calcio dell’asino. Di Prodi, già detto. Altri? Sul Corriere della Sera dell’Epifania, forse per l’attrazione della festosa circostanza, Ernesto Galli Della Loggia ha elogiato Epifani, il segretario della Cgil. Lo ha collocato tra gli esponenti della sinistra meritoriamente critici con D’Alema e Fassino in nome della «trasparenza». Gugliemo Epifani l’ha chiesta, è vero. Sin da luglio era stato contro la scalata di Unipol alla Banca Nazionale del lavoro. Poi ha insistito e insiste ancora: trasparenza. Gavino Angius gli ha riconosciuto, lo scorso dicembre: «Epifani ha più elementi di me per giudicare» (intervista a Repubblica). Mi ero chiesto: perché ne dovrebbe sapere di più? Ieri Libero, grazie ad Antonio Castro e Giuliano Zulin, ha fornito la risposta: i sindacati sono azionisti di Unipol. Lo è la Cisl, che possiede azioni dell’assicurazione rossa per una cifra vicina ai 16 milioni di euro. Lo è la Uil. Lo è stata la Cgil nazionale, e lo sono tuttora federazioni locali. Hanno uomini nel Consiglio di amministrazione. Per questo Epifani sa cosa dice: ha le mani in pasta. Ma voglia guardare per una volta quelle mani e quella pasta? Lo scandalo degli scandali, è l’assoluta mancanza di trasparenza dei bilanci sindacali, il loro potere di scorribanda impunita nelle praterie dell’economia. Perché il fatto è questo: i sindacati confederali Cgil-Cisl e Uil fanno scioperare i lavoratori, ma sono anche uno dei gruppi capitalistici più forti di questa Italia. Di certo il meno trasparente. Nel "Libro grigio del sindacato", di Bianco, Piombini e Stagnaro, ed. Il Fenicottero, si documentano, per quanto è possiibile dato il diritto al segreto che hanno Cgil e compagni, la monumentalità di questo capitalismo sindacale che ora si impanca a moralista della trasparenza (non Savino Pezzotta, della Cisl: almeno lui non è ipocrita). Ogni anno nelle casse dei tre sindacati piove più di un miliardo di euro, circa duemila miliardi di lire antiche. Hanno 20mila dipendenti, non sono tenuti a rispettare l’articolo 18, né devono rendere conto di come spendono i soldi. Scrive Giorgio Bianco: «Se facessero conto sulle tessere non potrebbero nemmeno sostentarsi. Ma le loro entrate sono ingenti e garantite. [...]. Le principali: finanziamenti pubblici ai patronati, contributi del Ministero delle Finanze ai Caf, i distacchi (permessi, aspettative, ecc ecc con contributi previdenziali a carico dell’Inps), le ingentissime somme incassate per la formazione professionale. Queste attività sono spesso a scopo di lucro, nonostante i sindacati siano protetti da condizioni di privilegio o di quasi monopolio. Inoltre incassano balzelli su ogni rinnovo di contratto collettivo, e anche un contributo sulla disoccupazione agricola». C’è altro. Gli immobili di grande importanza nel cuore delle città. Un esempio: la Camera del Lavoro (Cgil) di Milano, esempio glorioso di architettura mussoliniana, è loro. Loro? Ma certo. Ai sindacati sono stati passati i palazzi che facevano capo alle organizzazioni corporative del periodo fascista: una legge del 1977 li ha «concessi» a Cgil-Cisl e Uil. Possono avere azioni, investire come crede, finanziare centri studi, senza dover rendere conto del denaro che maneggiano. Questo in virtù dell’Articolo. 39 della Costituzione: «Ai sindacati non può essere imposto altro obbligo se non la loro registrazione presso gli uffici locali o centrali, secondo le norme di legge. [...] I sindacati registrati hanno personalità giuridica». Peccato che i sindacati non si siano mai registrati e continuino a rimanere società di fatto, quindi a gestire migliaia di miliardi senza la minima trasparenza. Non presentano bilanci, non hanno rendiconti ufficiali, non hanno conti consolidati a livello di federazione. Caro Prodi, perché non chiedi a loro la trasparenza e ti fermi a Berlusconi e a D’Alema? Invece di elogiare Epifani, magari sarebbe il caso di chiedergli: tira fuori i tuoi conti, palesa il patrimonio del tuo sindacato. Adesso poi che le confederazioni gestiranno i fondi pensione, stiamo freschi. Saranno loro il nostro capitalismo. Che guaio. Che ipocrisia: i sindacati hanno posizioni di rendita parassitaria, succhiano soldi alla collettività, e poi ci fanno la predica sulla moralità. Quasi quasi, meglio i furbetti. Almeno questi, qualche volta, se rubano, rischiano la galera. Renato Farina