Edoardo Camurri Vanity Fair, 18/11/2004, 18 novembre 2004
La birra scura degli scimpanzé per digerire la fauna umana, Vanity Fair, 18/11/2004 Per contribuire alla generale sfiducia nel genere umano non sempre sono necessari massacri, guerre e catastrofi
La birra scura degli scimpanzé per digerire la fauna umana, Vanity Fair, 18/11/2004 Per contribuire alla generale sfiducia nel genere umano non sempre sono necessari massacri, guerre e catastrofi. Basta il ”Guinness dei Primati”. Già il nome è eloquente: Guinness dei Primati, la birra scura degli scimpanzé. D’altronde è proprio così, nel senso che il Guinness si chiama Guinness perché il suo ideatore, Sir Hugh Beaver, era l’amministratore delegato delle birrerie irlandesi Guinness, mentre basta sfogliare il tradizionale volume, quest’anno giunto al cinquantesimo anniversario, per rendersi conto di quanto certe imprese, anziché rappresentare un balzo in avanti dell’umanità, mostrino in realtà un movimento opposto. Per esempio: intervistata come detentrice del record per le unghie più lunghe del mondo (7,51 metri di lunghezza complessiva), la signora Lee Redmond spiega che quando va in bagno deve fare molta attenzione a non tagliarsi le parti intime precisando però che comunque, grazie al cielo, la manovra non è impossibile perché «non soffro di emorroidi». Da brividi. Come quel tale, un inglese, che ha avuto l’idea di mangiare degli Smarties (quelle caramelline colorate ricoperte di zucchero) con i bastoncini cinesi e di contare quanti ne riusciva a inghiottire in tre minuti (138) o come quel russo, si chiama Omar Hanapiev, che il 9 novembre del 2001 trainò per 15 metri una petroliera da 576 tonnellate utilizzando una fune tenuta coi denti. Quest’anno il ”Guinness dei Primati” compie 50 anni e la Mondadori ha pubblicato, con tanto di copertina dorata, una versione commemorativa dell’evento. Un’istigazione a delinquere. I lettori vengono infatti subito coinvolti: «Non è necessario essere divi del cinema o atleti di livello mondiale per stabilire un Guinness World Record. Basta metterci impegno e determinazione!». Salvo poi precisare, più in piccolo, che «l’eventuale partecipazione di giudici per un Guinness World Record è soggetta a un costo e i tentativi avvengono a solo rischio del primatista, la Guinness World Records non può essere ritenuta responsabile per problemi di qualsiasi natura». Siete quindi avvisati: se vi venisse in mente di tenere in equilibrio sul vostro naso un Boeing 747 o di battere il record di arresto cardiaco più lungo (è di un pescatore norvegese che, nel 1987, rimase con il cuore fermo per 4 ore), fatelo. Ma ricordatevi di non morire e, nel caso in cui dovesse capitare, di pagare in anticipo la parcella ai giudici di gara e ai medici. In effetti, bisogna dirlo, non ci sono soltanto primati di cui bisognerebbe vergognarsi. C’è, per esempio, quello di Bill Gates come uomo più ricco del mondo, oppure c’è quello dello starnuto più veloce mai registrato (particelle salivari espulse a una velocità di 167 km orari). Ci sono anche i record degli animali: gli ippopotami africani vincono perché sono dotati della bocca più grande in natura (l’apertura media è di un metro e venti); i cavallucci marini sono i pesci più lenti (0,016 chilometri orari); il granchio è l’animale con più cromosomi di tutti (208 coppie di cromosomi per cellula contro i 23 dell’uomo); il ragno domestico americano tesse una ragnatela in grado di trattenere anche un gatto; un manzo africano vince per le corna più grandi (95,25 centimetri di circonferenza e 2,1 metri di lunghezza ognuna) eccetera. Tra i primati più tristi ci sono quelli della pistola più intelligente (si legge: «L’arma, una O’Dwyer Variable Lethality Law Enforcement, è in grado di sparare tre colpi in rapida successione - entro 1/500 di secondo - e il caricamento computerizzato permette un ritmo di fuoco equivalente a 60 mila colpi al minuto»), quello della bomba più precisa (con una precisione inquietante di due metri di errore) o quello dello Stato africano del Botswana che detiene il record della nazione con la più bassa speranza di vita, 37,1 anni di media (va segnalato che l’edizione commemorativa del ”Guinness dei Primati”, con grande sensibilità, racconta questo dato pubblicando una fotografia di tre bambini africani che sorridono e applaudono felici). Tra i record che fanno riflettere c’è quello dell’islamismo come la religione in più rapida espansione nel mondo - nel 19 per cento i musulmani erano 935 milioni, ma nel gennaio 2004 i fedeli sono diventati già un miliardo e 400 milioni, pari al 23 per cento della popolazione mondiale - e quello dello Stato del Vaticano come il Paese con le entrate fiscali più alte del mondo in rapporto alla grandezza del territorio: nel 2001 oltre 476 milioni di dollari per chilometro quadrato (476.363.636 per l’esattezza). Non so che idea vi siate fatti di questi primati. La sensazione è che, con la scusa di far ridere e sorprendere, i motivi di disperazione aumentino invece incredibilmente. Sarà anche per un discorso subliminale. Ma vi confesso che l’unico effetto che la lettura del World Records 2005 mi ha provocato è stato una voglia irresistibile di farmi proprio qualche pinta di Guinness. Vorrei dimenticare che per contribuire alla generale sfiducia nel genere umano non sempre sono necessari massacri, guerre e catastrofi. Basta il ”Guinness dei Primati”, la birra scura degli scimpanzé. Edoardo Camurri