13 gennaio 2006
Bashkim Cristina, di mesi 5. Di origini albanesi, tranquilla, viveva a Brescia in un palazzo pieno di extracomunitari assieme alla bella mamma ucraina ventinovenne e al papà Elezi, di anni 31, muratore, precedenti per ricettazione, resistenza e porto abusivo d’armi, una passione per l’alcol alla quale dedicava i magri guadagni racimolati con lavoretti saltuari
Bashkim Cristina, di mesi 5. Di origini albanesi, tranquilla, viveva a Brescia in un palazzo pieno di extracomunitari assieme alla bella mamma ucraina ventinovenne e al papà Elezi, di anni 31, muratore, precedenti per ricettazione, resistenza e porto abusivo d’armi, una passione per l’alcol alla quale dedicava i magri guadagni racimolati con lavoretti saltuari. Lunedì sera si ritrovò nel passeggino accanto al padre, che beveva vino bianco al bar sotto casa dedicandole carezze e sguardi affettuosi. Ritornati per la cena l’Elezi cambiò umore e prese a insultar la consorte perché nulla era ancora in tavola. Mentre il battibecco diventava litigio, a quanto pare per la gelosia dell’Elezi che sospettava d’allevare la figlia di un altro, Cristina scorse le braccia dello zio che l’afferravano deciso a portarla dal vicino. Il papà, che minacciava d’ammazzarla, la seguì per conficcargli una lama in mezzo al cuore, stringerla poi a sé avvolta in una coperta e portarla in ospedale. Disse che la piccola s’era ferita cadendo sui cocci di una bottiglia di birra rotta, mentre la mamma in lacrime davanti al cadavere confessava l’accaduto alla polizia. Intorno alle 20 di lunedì 1 novembre, nel sottotetto di un palazzo marrone, al numero 2 di contrada del Carmine, al centro di Brescia.