Michele Farina Io donna, 09/10/2004, 9 ottobre 2004
L’ultima follia di Abramovich, Io donna, 09/10/2004 Alla fine cosa c’è di strano: c’è chi mette il frigobar sulla Multipla e chi non può fare a meno del sistema antimissile sul proprio aereo personale
L’ultima follia di Abramovich, Io donna, 09/10/2004 Alla fine cosa c’è di strano: c’è chi mette il frigobar sulla Multipla e chi non può fare a meno del sistema antimissile sul proprio aereo personale. Dicono gli esperti che tra un paio d’anni potremo usare i nostri telefonini anche durante i normali voli di linea.Volete che un supermiliardario non abbia a bordo schermi al plasma come fossero oblò? E se un imbianchino (pardon, pittore) ti chiede 5 mila euro per tinteggiare il tuo monolocale, chi si stupisce alla notizia che l’uomo più ricco del Regno Unito ne spende 500 mila per ridipingere il suo nuovo jumbo? Bianco e grigio, per la cronaca: è la livrea del petroliere russo Roman Abramovich, governatore pendolare della regione siberiana chiamata Ciukotka ma residente a Londra, meglio noto agli italiani maschi per essere il padrone del Chelsea. Ha speso 300 milioni di dollari per una squadra di calcio, e ”solo” 100 milioni per quello che i giornali britannici hanno ribattezzato un «palazzo volante». Spiccioli, per un signore non ancora quarantenne con una fortuna personale di circa 13 miliardi di dollari. In proporzione spende di più l’impiegato delle Poste che si compra il Suv a rate. Certo, direte voi, ma Abramovich l’aereo ce l’aveva già. Non gli bastava il Boeing 737 classe business? Sbruffone? No, padre di famiglia. Una moglie e cinque figli. Quando si muovono in auto - una processione di limousine tutte uguali per depistare eventuali sequestratori - Roman e Irina non siedono mai nella stessa vettura. Così, se dovesse succedere qualcosa di brutto, i pargoli non restano orfani. Che cuore. A maggior ragione quando si vola: come fa oggigiorno la famiglia del secondo paperone russo a tirare avanti con un jumbo solo? Forse Roman avrà sofferto da piccolo la sindrome da classe economica, facendosi i piedi gonfi sulle corriere sovietiche dell’Aeroflot. D’accordo, ma era proprio necessario fare i bagni e la cucina di bordo con i lavandini d’oro che fanno tanto Saddam Hussein? Valeva la pena chiedere alla svizzera Jet Aviation che gli ha venduto il Boeing 767-300 un «modellino» degli interni che è costato, da solo, 300 mila dollari? E le uova stile Fabergé sparse dappertutto, e l’aria condizionata «a zone» ideata da una ditta svedese che assicura un perfetto grado di umudità: ma cosa ci farà mai su questo aereo, ci stagiona i prosciutti? Facile, dar addosso al pendolare Abramovich. Lo fanno soprattutto i giornali inglesi, che sono invidiosi. In Russia la ”Pravda”, che è pur sempre la ”Pravda”, ha dato la notizia con sobrietà, come se si trattasse dell’acquisto di una Zigulì full optional. E ”Kommersant” ha stigmatizzato il ”Times” di Londra, che sbagliando i calcoli aveva sparato per primo la notizia dei nuovo aereo di Abramovich «pagato un miliardo di dollari». Addirittura. La solita disinformazia occidentale. Lui, il governatore pendolare, non conferma e non smentisce. Ha proibito ai suoi di far parola del 767. Deve stare «schiscio». Negli ultimi tempi il presidente russo Putin non ama gli oligarchi come lui. L’uomo più ricco del Paese, Khodorkovskij, un altro petroliere arricchitosi ai tempi di Eltsin, è sotto processo per evasione fiscale, dopo essere stato arrestato sulla scaletta del proprio aereo in Siberia. Regola numero uno per non finire in galera: non atterrare mai. C’è chi può. L’aereo di Abramovich, come l’Air Force One del presidente americano Bush, può essere rifornito in volo. E il ”Sunday Times” ha calcolato che con tutti i soldi (e il petrolio) che ha, Roman potrebbe vivere sopra le nuvole per i prossimi 17 anni: dove sarà Putin nel 2021? Possibile. Ma poco probabile. Meglio stare con i piedi per terra. Dove non giovano a mister Chelsea le notizie sui conti pubblici della «sua» Ciukotka, che sarebbe alla bancarotta. Nella capitale Anadyr il suo palazzo volante non può atterrare. Troppo grosso. Sarà per questo che si stanno facendo grandi lavori per ammodernare l’aeroporto e allungare la pista? I soldi comunque ce li mette lui: ha già speso 40 milioni di dollari per la bisogna. Insomma, un benefattore della Siberia. Prendete invece Arnold Schwarzenegger, governatore della California: ha pagato il suo Gulfstream V una sessantina di milioni di dollari, ma mica ha dovuto allungare la pista dell’aeroporto di Los Angeles. Lo stesso vale per Tom Cruise, che per il suo Gulfstream IV ne ha sborsati una quarantina. E per John Travolta, grande appassionato di volo, che ha investito 80 milioni di dollari in un Boeing 707. Non solo celebrità. Dicono che la moda dei jet personale, anche in multiproprietà, abbia attecchito presso fasce di ricchi meno ricchi. Magari per motivi di sicurezza, dopo l’11 settembre. Intanto, il prezzo del petrolio alle stelle rende i voli molto più costosi. Londra-Mosca andata e ritorno costa ad Abramovich un miliardo di lire. A lui che il petrolio ce l’ha, per così dire, in casa. Figuratevi agli altri. In questa categoria rientrano pure le compagnie low cost, che negli ultimi anni sono diventate un mezzo di trasporto popolarissimo in Europa. Anche tra gli uomini d’affari. Nel Regno Unito è così: un recente sondaggio tra dirigenti d’azienda britannici mette in evidenza che il 69 per cento sceglie i voli a basso costo. Vuoi la bibita? La paghi. Vuoi il letto a due piazze king-size per fare sesso ad alta quota come sul gioiellino di Abramovich? Ti attacchi (al limite nel bagnetto claustrofobico che, suppergiù, accomuna il popolo della business a quello della economica). Anche se Richard Branson, boss della Virgin, ha annunciato l’introduzione di cabine matrimoniali sugli aerei della sua flotta: «Si può fare l’amore in nave e sui treni, perché in aria no?». Perché ci costerà come l’intera vacanza in Canada, caro Branson, ecco perché. Siamo uomini o petrolieri? Su un 767 di linea ci possono stare oltre trecento passeggeri. Il modello personalizzato dal magnate russo dà comodo alloggio (e cena a lume di candela) a una trentina di ospiti. Li invidiamo? Certo che li invidiamo. Ma per consolarci, pensiamo a uno yacht attraccato al porto di Bonifacio, in Corsica. Un sogno intravisto dal molo, all’imbrunire: luci soffuse, un tavolino con fiori freschi, il mogano profumato delle cabine che si intuisce sotto coperta. Non si vede nessuno. Chi sono i fortunati? Quale straordinaria serata li aspetta? Ripassi più tardi e li vedi: lui e lei, vestiti di bianco, seduti al tavolo che giocano a briscola. Ecco, forse il petroliere volante e la sua corte, sull’aereo «dotato di postazione satellitare» (qualunque cosa sia) e schermi al plasma, passeranno il tempo a giocare a carte. Michele Farina