Giorgio Tosatti Corriere della Sera, 05/10/2004, 5 ottobre 2004
Lucarelli, un commissario politico con la palla, Corriere della Sera, 05/10/2004 Non lo accusa di favorire i club potenti, di trascurare quelli non sostenuti da grandi tifoserie e da importanti mezzi d’informazione
Lucarelli, un commissario politico con la palla, Corriere della Sera, 05/10/2004 Non lo accusa di favorire i club potenti, di trascurare quelli non sostenuti da grandi tifoserie e da importanti mezzi d’informazione. No, ha ben altro spessore culturale, una visione più profonda delle cause nascoste, la capacità di collegare fatti apparentemente isolati ed unirli col ferreo filo della logica. Egli storicizza, analizza, sintetizza senza lasciarsi ingannare dalla casualità, dai luoghi comuni, dalle apparenze. Tutto è politica, nulla avviene al di fuori di essa. Giunto alla verità, il commissario si fa carico di spiegarla alle masse. Sostituisce il presidente, mette da parte l’allenatore: parla a nome del gruppo. Il primo interprete di questo ruolo è Cristiano Lucarelli, 29 anni ieri, livornese così innamorato della sua città e della sua squadra d’aver perso dei soldi pur di liberarsi da un precedente contratto e potervi giocare nel suo ritorno in A. In perfetta sintonia con una curva dove i nostalgici di Stalin vanno a braccetto con gli adoratori di Che Guevara (eppure dovrebbe essere un matrimonio difficile) ed i cori contro i nemici politici son più forti, certe volte, di quelli a favore del Livorno. Secondo il commissario, gli arbitri vogliono mandare in B la squadra cara a Ciampi (eppure l’anno scorso un aiutino a risalire in A glielo diedero) perché i suoi tifosi sono di sinistra. «Chi ha l’immagine del Che in curva retrocede». Lucarelli cita Ancona, Empoli, Modena e Perugia a testimonianza di quanto siano accurati e conclusivi i suoi studi. L’Ancona non avrebbe potuto salvarsi neppure se vi avesse giocato l’intero governo: forse, dato il livello dei giocatori, avrebbe fatto qualche punto in più. L’Empoli (niente Che) s’è giocato la salvezza perdendo alla penultima giornata col già retrocesso Ancona. Idem per il Modena sconfitto in casa dal Siena, scrupolosamente di sinistra. Il Perugia (diviso fra tifosi rifondaroli e fascisti) era favorito nello spareggio con la Fiorentina, la cui appartenenza alla sinistra non si discute. Il commissario politico, insomma, dovrebbe analizzare i fatti con maggior attenzione. Come il suo presidente Spinelli, il primo ad ipotizzare tesi così strampalate su ”l’Unità”. Se l’avessero fatto si sarebbero ricordati che Paolo Bergamo, uno dei due designatori arbitrali, vive a Livorno, fu direttore generale del club, era iscritto al vecchio Pci, non ha mai abbandonato le sue simpatie politiche. Pur avendolo criticato in modo assai duro per come esercita il suo ruolo, nego che possa essere diventato un persecutore di club orientati a sinistra e dei livornesi. Più che grave l’accusa è comica: probabilmente Lucarelli l’ha capito o glielo han fatto capire. La moda del commissario politico prenderà piede? La tifoseria della Reggina (tendenzialmente di destra) verrà invitata da Bonazzoli o un altro a schierarsi contro il governo per quanto fatto da Trefoloni a favore di Milan e Lazio? Non mettiamo limiti. Non scandalizziamoci troppo per la sciocchezza di Lucarelli, non esibiamo verginali stupori sulle commistioni fra politica e calcio. Ci si può scrivere un libro. Appena due estati fa il recupero del Catania in B non diventò una condizione cruciale nei rapporti della maggioranza? Giorgio Tosatti