12 gennaio 2006
Lhasni Kaquatar, di anni 19. Marocchina, occhi nocciola, visetto paffuto incorniciato da riccioli scuri, faceva l’operaia in una stireria di Cittadella (Padova), dove abitava coi genitori e due fratelli
Lhasni Kaquatar, di anni 19. Marocchina, occhi nocciola, visetto paffuto incorniciato da riccioli scuri, faceva l’operaia in una stireria di Cittadella (Padova), dove abitava coi genitori e due fratelli. Dieci ore di lavoro al giorno, uscita dalla fabbrica se ne tornava a casa per non subire l’ira del papà, un Mohamed, di anni 52, operaio, regolare permesso di soggiorno, carattere irascibile, che le impediva di truccarsi, indossare jeans o magliette aderenti, andare al cinema, in discoteca o al pub con le amiche. Ultimamente s’era messo in testa pure di trovarle marito. Lei però faceva l’amore di nascosto con un coetaneo marocchino, operaio, che avrebbe voluto sposare, ma il padre l’aveva già liquidato preferendogli un suo nipote 27enne. Se l’era trascinata in Marocco legata e avvolta in un tappeto, per fare le presentazioni. Due venerdì fa il papà tornò sull’argomento urlando che doveva lasciare quel ragazzo. Lei s’arrabbiò e rispose che invece sarebbero andati a vivere assieme. Il Mohamed andò su tutte le furie, la inseguì colpendola con un randello per tutta casa. Poi, disturbato dalla vista del sangue, prese il cadavere tra le mani per portarlo in bagno e lavargli la faccia. Dopo le 23 di venerdì 24 settembre, al primo piano d’un modesto condominio in località Grantorto, a Cittadella, Padova.