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 2004  settembre 20 Lunedì calendario

La rivoluzione silenziosa del ministro Siniscalco, CorrierEconomia, 20/09/2004 Il ministro Siniscalco ha l’andatura indaffarata e sempre in altro occupata, da mezzala degli anni Cinquanta, di quelle il cui pregio non erano i muscoli, ma una certa dimessa accortezza

La rivoluzione silenziosa del ministro Siniscalco, CorrierEconomia, 20/09/2004 Il ministro Siniscalco ha l’andatura indaffarata e sempre in altro occupata, da mezzala degli anni Cinquanta, di quelle il cui pregio non erano i muscoli, ma una certa dimessa accortezza. E nel suo primo bimestre ad avergli più giovato è questo giocare con lo sguardo che amministra il risultato, non proprio da punta sudamericana. Dopo l’esecuzione di Tremonti, e le non più lese maestà bancarie, dalla panchina Siniscalco si è ritrovato chiamato in campo senza volerlo. E sarà perché lo stadio sempre isterico della politica italiana s’era già sfogato immolando qualcuno, sarà per la sua tenacia da pedalatore juventino, è andata. Il governo ha approvato i numeri di un Dpef smagrito e le linee guida della Finanziaria. Ventiquattro miliardi di manovra, fischi di circostanza dei tifosi dell’opposizione, e la consueta caccia estiva dei giornali per scoprire tasse e tagli. Come se la mezzala Siniscalco fosse soltanto fortunata; invece aveva anche cambiato gioco. Il Tesoro ha rovesciato il sistema dei conti pubblici: dal gioco a uomo è passato alla zona. Fissare un 2% nominale di crescita alla spesa corrente e in conto capitale, con l’eccezione degli investimenti pubblici e delle pensioni, infatti significa aver rifiutato il vecchio gioco. La Finanziaria era il tu per tu, prima coi ministri più potenti e dopo cogli altri, in cui si fissavano tagli alla spesa, di entità quindi sempre residuale. Siniscalco ha rovesciato la regola e dal Consiglio dei ministri ha ottenuto un assenso sulla entità della spesa aggregata. Ha incastrato il tu per tu e le smanie dei singoli ministri in un vincolo preliminare, non più residuo. Un documento di linee guida, come quello approvato prima delle vacanze con vincoli aggregati alla crescita della spesa, non c’era prima mai stato. Come esito contabile ne risulta una pressione fiscale programmatica inferiore a quella dei 2003, malgrado l’enormità della manovra. Ma ancora più importante di questo primo gol è questo gioco a zona che da Via XX Settembre si è imposto al governo senza che quasi questo se n’accorgesse. Vada per il governo, ai furori di Alemanno non si può chiedere di capire la differenza ad esempio tra saldo corrente e avanzo primario. Sarebbe una cattiveria solo provarci. Tuttavia che la più parte dei commenti abbia trascurato questa novità, per dare i numeri con la stessa ansia di ogni anno, rischia di non far capire gli eventi. Lasciando il paragone calcistico e usando quello economico potrebbe dirsi che con le linee guida di quest’anno l’Italia si sia adeguata a Maastricht. Non solo nel senso di rispettarne i vincoli, ma di importarne la procedura. Il Trattato non contratta coi singoli Paesi, ancor meno specifica i vincoli dopo qualche contrattazione. Ma appunto prima ha vincolato i vari Stati a una regola comune. Il Tesoro ne ha preso atto, ha fatto coi ministeri quello che Maastricht ha fatto cogli Stati. Con un non piccolo vantaggio: il 2% di vincolo alla spesa non è fissato una volta per tutte. Ed ecco perché Gordon Brown è diventato il Liedholm di Siniscalco. Nel IX capitolo del suo Reforming Britain economic and financial policy si legge la regola scelta: «La golden rule: nel ciclo economico il governo s’indebiterà solo per investire e non per finanziare la spesa corrente». Ecco spiegato il 2% italiano: è quel tanto che può crescere la spesa dello Stato per rispettare la regola. In un’altra fase ciclica il vincolo sarebbe ovviamente diverso. Ma quello che vale la pena di sottolineare è appunto la regola. Insomma, se il gioco gli riesce, Siniscalco da mezzala juventina anni Cinquanta, evolve ad allenatore alla Sacchi. Novità che scontenterà gli juventini, però interessante. Geminello Alvi