11 gennaio 2006
Ripamonti Ambrogio, di anni 48. Lombardo, taciturno, metodico, diploma di perito elettrotecnico, abitava solo al numero 11 di via Ariosto, a Monza
Ripamonti Ambrogio, di anni 48. Lombardo, taciturno, metodico, diploma di perito elettrotecnico, abitava solo al numero 11 di via Ariosto, a Monza. Impiegato in un’azienda di San Giuliano, stava in mobilità da due anni e vivacchiava di consulenze occasionali. Poca fortuna con le ragazze, non socializzava coi vicini, non parlava più con la sorella e non aveva amici. All’inizio dell’estate s’entusiasmò all’idea di costruirsi una casetta di legno in miniatura dove mettere alla prova la sua solitudine e cominciò a trasportare assi di legno in garage. Quand’ebbe finito restò a guardare la scatola con fregio decorato sul davanti, alta e larga circa un metro e mezzo, 80 centimetri di profondità, presa d’aria, canalina per gli escrementi, sottofondo per due fili elettrici (uno collegato a un refrigeratore, l’altro a una lampadina). Un giorno di fine luglio telefonò alla zia per dirle che sarebbe andato in vacanza nelle Marche e uscì portando con sé chiavi dell’auto, denaro, documenti, occhiali da vista, acqua, brioches, yogurt, succo di frutta e walkman. Entrò nella sua scatola, chiuse le viti con un cacciavite e si sistemò su una sedia con cuscino. La zia, dopo una serie d’inutili telefonate al numero che lui le aveva lasciato, ne denunciò la scomparsa il 1° agosto. Intorno alle 24 di mercoledì scorso, un odore nauseabondo a tormentare i vicini, la polizia lo scovò nel suo garage, in decomposizione. casualità Camillò Maddalena, di anni 67. Calabrese, madre di quattro figli, attraversava pensierosa la piazza di Sant’Onofrio di ritorno dall’ospedale per accertamenti di nessun conto, quando volle fermarsi per un breve atto di devozione davanti alla Santa Croce, monumento in ferro pesante su colonna di marmo datato fine 800 che improvvisamente cadde fracassandole il cranio. La mattina di mercoledì 23 settembre, a Sant’Onofrio, Vibo Valentia.