Corriere della Sera 07/01/2006, pag.33 Paolo Isotta, 7 gennaio 2006
Il paggio Cherubino sedusse la Contessa. Corriere della Sera 07/01/2006. Di due fra i sommi compositori, uno di solo teatro musicale, del secondo Ottocento, Ciaicovski e Massenet, è impossibile non esser innamorati anche sotto il profilo umano
Il paggio Cherubino sedusse la Contessa. Corriere della Sera 07/01/2006. Di due fra i sommi compositori, uno di solo teatro musicale, del secondo Ottocento, Ciaicovski e Massenet, è impossibile non esser innamorati anche sotto il profilo umano. Si potrebbe parlare a lungo delle loro affinità drammaturgiche e di stile musicale, realizzando entrambi una rivoluzione nel teatro musicale ammantata d’apparente ossequio alla convenzione fatto per ingannare gli spiriti corti. Altro è, ben vero, la convenzione glorificata, base della poetica comune. Diversi nella personalità, condividevano timidezza e tendenza alla depressione nervosa; e un culto del Classico benissimo rinvenibile sotto la patina d’una «delicatezza» dello stile. Sì, giacché il disperato omosessuale Pietro e il virilissimo Jules sono aduggiati dalla medesima mania della critica portata a sottovalutarli, esser la loro musica d’impronta «femminile». Incominciò in un odioso necrologio Debussy, il quale per le sciocche battute di spirito su Massenet merita l’Inferno: avendolo, peraltro, attentamente imitato. Il culto del Classico si sintetizzava per i due Grandi in un sol nome, Mozart. Non si ripeterà quanto tocca Ciaicovski; una vicenda di Massenet è, a narrarla, appassionante come poche altre del teatro musicale. Dicevano i Latini di artifex artefici additus là ove intendevano altissima specie di arte quella basata sull’omaggio e l’imitazione ostesa che un poeta fa d’un predecessore. Arte nata dall’arte. Uno dei capolavori di Massenet, Chérubin, del 1905, è il caso d’uno dei più bei Libretti del Teatro musicale ove la poesia nasce dalla poesia: e questo è necessità di Massenet perché la sua musica nasca dalla musica. Risultato, un’Opera originalissima e incantevole che in Italia non s’è mai rappresentata. Avrà la sua première oggi a inaugurare la stagione del Teatro Lirico di Cagliari. Noi tentiamo raccontare la vicenda di Chérubin a titolo introduttivo; e ci permettiamo di aggiungere un dato personalissimo. Il giorno dell’onomastico successivo al suo cinquantesimo compleanno, vale a dire 29 giugno 2001, chi scrive ricevette in dono da un fraterno amico i dischi e il libretto di Chérubin e trascorse la giornata ascoltando l’Opera con lui. L’amore per Massenet crebbe, ma sarebbe cresciuto ancora. Il 18 ottobre dell’anno prima, lo stesso passò il compleanno all’auditorium di Corso san Gottardo in compagnia dell’Orchestra Sinfonica di Milano e di tre delle ultime Sinfonie di Haydn. Non può negare, perciò, d’aver conosciuto anch’egli la douceur du vivre. Tutti sanno e ricordano della Trilogia di Beaumarchais onde, pel primo titolo, Il barbiere di Siviglia, attinsero per farne musica Paisiello e Rossini, pel secondo, Le nozze di Figaro, insuperabilmente, Mozart. Il terzo, La mère coupable, è il seguito della vicenda ma non trovò memorabile incarnazione musicale. Fantasticando su ciò che la Storia non realizza, chi scrive pensa che il solo compositore in grado di dar musica a una vicenda ripiena di pathos e infine catartica sarebbe stato proprio Paisiello. Gli dèi non vollero. Ora, un drammaturgo francese non di prima sfera ebbe l’idea di scrivere una pièce svolgentesi nel periodo che storicamente separa gli eventi delle Nozze di Figaro dalla Mère coupable. Il protagonista n’è il paggio Cherubino, l’adolescente che Beaumarchais e Mozart dipingono, ciascuno a suo modo, come posseduto da un’irrealizzata e generica ossessione erotica. Massenet assistette alla commedia e decise di farne un’Opera. Ma quasi non stabilì rapporti con tal testo. Si rivolse ad Henri Cain: capita leggere di taluno apostrofante tale poeta siccome routinier, laddove, ripeto, il Libretto di Chérubin, che peraltro Massenet gratifica dell’inedita specificazione di comédie chantée, è tra i più raffinati della Storia. Quasi due decenni dopo, Cain ridusse per Franco Alfano, con mano incredibilmente maestra, il Cyrano de Bergerac di Rostand: e così permise che una delle più importanti Opere francesi, sfida sotto il profilo prosodico e metrico, venisse creata da un genio Napoletano. Nelle Nozze di Figaro il paggio Cherubino, attratto da tutto il sesso femminile, è tuttavia innamorato arcanamente della Contessa, la quale è da lui turbatissima e perciò lo tiene a distanza con contegno imposant pur sapendo d’esser tradita e non più amata dal Conte. Nella Mère coupable apprendiamo che l’unico erede superstite della casata Almaviva è in realtà figlio di Cherubino. Ma sono trascorsi quasi vent’anni: giacché la Contessa, fatta cerziore di portare in grembo un figlio del paggio al quale non ha saputo non darsi, glie lo comunica essendo egli ufficiale combattente: e il senso di colpa da lui provato lo porta a trovare la morte in combattimento. Chérubin di Massenet eCain si situa nel brevissimo intervallo temporale fra il conseguimento della maggiore età da parte del Paggio, e quindi anche della capacità giuridica di disporre della sua notevole fortuna nobiliare, e la partenza per la guerra. Possiamo dunque ipotizzare s’estenda, oltre la giornata del dramma, anche solo, calcolato il seguito plausibile dell’Opera, pochi giorni. Cherubino, dismessa l’incertezza e la timidezza ond’è caratterizzato nelle Nozze, è un licenziosissimo giovanotto d’una licenziosità si vorrebbe dire ideale e nobile quanto possibile, giacché trasfusa nel coraggio di vivere istante per istante senza considerare che altro esista fuor dell’eterno presente. Adolescente-uomo dedito in maniera esclusiva al culto del godimento, ma soprattutto a quello di far godere la Donna. E i personaggi delle Nozze tutti convengono a festeggiare il suo passaggio di status, più altri che ancora non conosciamo. qui, con ogni probabilità, ch’egli possiede la Contessa, giusta terzo titolo di Beaumarchais; ma qui egli convoca per la sua festa un mostro di eros, la ballerina detta Ensoleillad, l’amante del Re. Osa corteggiarla e la conquista durante una notte ove tutti i valori paiono rovesciati: ma il mattino dopo quell’incarnazione della femminilità, avendo compreso che Cherubino s’è realmente innamorato di lei, lo disprezza e finge di non riconoscerlo. Ch’è una delle cose più profonde mai manifestate nell’Arte intorno alla guerra dei sessi. Come in Mozart, Cherubino è una voce femminile: alla première venne impersonato da Mary Garden, sensualissima, laddove la Ballerina niente meno che da Lina Cavalieri. Il finale è ambiguo: disperato per il rifiuto della Bellissima, Cherubino trova il conforto della deliziosa Nina, da sempre di lui innamorata, e le promette di sposarla. Il pedagogo dell’ex-adolescente le predice un futuro da donn’Elvira, con ciò stabilendo un rapporto anche col Don Giovanni. Non sarà così. Nessuna partitura di Massenet è più impregnata di élan vital, di gioia di vivere. Se posso ricorrere a una sinestesia, arma del dilettante, dirò che non so quale altra musica riesca altrettanto a farti abbagliare di sole attraverso le orecchie. Ma è possibile in Massenet concepire una gioia effettualmente realizzata? Per la mia conoscenza dell’adorato musicista, no. Qui egli ristabilisce il suo sentimento del mondo attraverso un mezzo d’inaudita sottigliezza. Non ricorre ad anticipazioni tematiche o a interludî sinfonici figuralisti per ricordare che Chérubin ha per oggetto i pochi giorni di assoluta realizzazione del destino d’un ragazzo destinato a morire a breve. Presuppone in chi ascolti la partitura e assista alla sua realizzazione scenica la conoscenza della Mère coupable, ove tutta la tragedia d’una vita spezzata è narrata con quasi maniacale crudeltà. Un testo di teatro di prosa proietta ex tunc la sua ombra funebre sul sole splendente. Quanti lo capirono, allora? Così pochi che, a onta d’una musica di bellezza imparagonabile, Chérubin fu un insuccesso. Possiamo sperare che, giusto cent’anni dopo, il pubblico faccia proprî ipresupposti storici e sentimentali d’un appassionato omaggio a Mozart e alla Giovinezza quale ideale: e comprenda: e comprenda l’opera d’un grande compositore? Paolo Isotta