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 2006  gennaio 07 Sabato calendario

Beppe Grillo «for president» e i comici al potere. Corriere della Sera 07/01/2006. In questi ultimi tempi al blog di Grillo viene data un’importanza notevole

Beppe Grillo «for president» e i comici al potere. Corriere della Sera 07/01/2006. In questi ultimi tempi al blog di Grillo viene data un’importanza notevole. Da quel pulpito vengono promossi e bocciati politici, personaggi della finanza e colleghi dello spettacolo: una sorta di moderno gioco della torre. Grillo si sta dando una connotazione internazionale: penso alla pagina acquistata di recente sull’International Herald Tribune. Da tempo ha abbandonato la consuetudine del contro messaggio agli italiani di fine anno, imboccando una strada sempre comica, ancora ambientalista, molto più politica. Quest’anno scade il mandato presidenziale. Dopo presidenti politici, un presidente partigiano, un presidente banchiere, sarà la volta che copiando dagli Usa avremo un presidente ex uomo di spettacolo in pieno stile reaganiano? Candido Munopano Caro Munopano, non sarebbe sorprendente. Da quando la politica si fa principalmente negli studi televisivi, il palcoscenico è diventato un trampolino per la politica. Dopo il caso di Ronald Reagan, da lei ricordato, vi è stato quello di Arnold Schwarzenegger, oggi governatore della California. Non è tutto. In un articolo da Parigi apparso nel Corriere del 30 dicembre 2005, Stefano Montefiori segnala che uno dei candidati alle prossime presidenziali francesi potrebbe essere Dieudonné M’bala M’bala, 39 anni, nato nella periferia parigina da madre bretone e padre camerunense. un comico cabarettista di grande successo, noto per le sue tirate contro il colonialismo e le «lobby sioniste», più volte processato, mai condannato. Dichiara di voler combattere il «comunitarismo», vale a dire la divisione della società in gruppi: ebrei, musulmani, cattolici, neri, gay, lesbiche. Ed è sicuro di prendere voti nei «quartieri difficili». Per presentare la sua candidatura Dieudonné M’bala M’bala dovrà raccogliere 500 firme di persone elette a una pubblica funzione: deputati, senatori, sindaci, consiglieri municipali, cantonali, regionali. Se deciderà di perseverare sarà il secondo comico in lizza per la poltrona dell’Eliseo. Il primo fuMichel Gérard Joseph Colucci, meglio noto in arte con il nome di Coluche, candidato per alcune settimane alle elezioni del 1981. Colucci era nato nel 1944 in una famiglia di origine italiana da una madre fiorista e da un padre imbianchino. Dopo essere capitato per caso in un cabaret, scoprì di avere una vocazione umoristica e divenne in breve tempo uno dei comici più impertinenti e graffianti della scena francese. Le sue battute erano sciabolate che non risparmiavano nessuno, né a destra né a sinistra. I partiti, le istituzioni, gli uomini politici, gli uomini d’affari, tutti finivano prima o dopo sotto la ghigliottina di un umorismo che egli stesso definiva «grossolano, mai volgare». Compagni, disse un giorno, il capitalismo è lo sfruttamento dell’uomo da parte dell’uomo; il sindacalismo è l’opposto. L’idea di presentarsi alle elezioni fu dapprima uno scherzo. Ma divenne una cosa seria quando un settimanale promosse un sondaggio e scoprì che il 16% dei francesi avrebbe votato per lui. Non bastavano per vincere, ma erano più che sufficienti per scompigliare il gioco fra i due maggiori candidati, Valéry Giscard d’Estaing e François Mitterrand. Si dice che vennero fatte pesanti pressioni per indurlo ad abbandonare la partita. Rinunciò, alla fine, ed esortò i suoi elettori a votare per Mitterrand. Il nuovo presidente gli dette un segno della sua riconoscenza aiutandolo a realizzare una catena di ristoranti per i poveri (Les restos du coeur, i ristoranti del cuore) a cui Coluche teneva molto. Morì nel 1986 quando la sua motocicletta si scontrò con un camion su una strada della Costa Azzurra. Queste cose possono accadere in un Paese dove il presidente è eletto dal popolo, non da noi dove è scelto dal Parlamento. Ma se avessimo altre regole, Grillo raccoglierebbe probabilmente un buon numero di voti. Quando la politica delude e una parte considerevole della classe dirigente non ha più la fiducia della pubblica opinione, molti esprimono il loro disappunto votando per un un estraneo, un outsider, un «fuori gioco»: Guglielmo Giannini, fondatore dell’Uomo qualunque, dopo la fine della guerra, il finanziere Ross Perot nell’America di 15 anni fa e oggi, nel mondo dei reality show, un comico. Sergio Romano