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 2004  settembre 16 Giovedì calendario

Compagno Calderoli: secondo Lenin una cuoca poteva guidare lo Stato, quindi un dentista può riformare la Costituzione, La Stampa, 16/09/2004 Costituzione odontoiatrica, implantologia federalista, ortodonzia parlamentare

Compagno Calderoli: secondo Lenin una cuoca poteva guidare lo Stato, quindi un dentista può riformare la Costituzione, La Stampa, 16/09/2004 Costituzione odontoiatrica, implantologia federalista, ortodonzia parlamentare. Le professioni originarie, di solito, non hanno troppa importanza in politica. Così l’albo d’oro del governo, della Camera, del Senato e delle amministrazioni contempla diversi elettricisti, latinisti, pediatri, pittori, macellai, assicuratori e perfino barbieri come Giovanni Germanetto, figura di spicco del comunismo internazionale. E tuttavia, siccome evidentemente non bastava affidare i delicati problemi della giustizia a un ingegnere specializzato nell’abbattimento dei rumori (il Guardasigilli Castelli), è parsa una soluzione assennata e magari anche un’altra simpatica sfida all’incompetenza quella di mettere la nuova Costituzione della Repubblica italiana nelle mani di un dentista. Anche questo, per giunta, iper-padano. A Bergamo, in effetti, Calderoli è quasi sinonimo di dentista. C’è anche una specie di filastrocca vagamente promozionale che dice: «Se ol to dènt al gh’à ’l careul», cioè se il tuo dente ha una carie, «te gh’è de ’ndà dal Caldereul», è appunto il caso di andare dal dottor Calderoli. Oltre a essere dentista lui stesso, il ministro delle Riforme è infatti nipote e figlio di dentista, ha quattro zii dentisti, tre fratelli dentisti e un numero mutevole ma sempre crescente di dentisti cugini. Ora, questo suo inusitato passaggio dal mondo delle protesi ai più delicati specialismi delle istituzioni; questo salto, invero sbalorditivo, da specilli, trapani e aspira-saliva alle modifiche della carta costituzionale, ecco, non è uno scandalo. Ma certo è quanto di più vicino all’idea di Lenin sulla cuoca che poteva finire al vertice dello Stato. Guarda un po’ le sorprese della post-democrazia - e un po’ anche della sua più folklorica e dissennata varietà all’italiana. E dire che fino a ieri, nel Palazzo, il dentista era più che altro un pretesto, meglio una scusa. «Perdonatemi, ma devo andare dal dentista», diceva ad esempio Forlani ai giornalisti quando non voleva commentare le picconate di Cossiga. Di recente Berlusconi ha invece evocato questo antico e indispensabile mestiere per sottolineare con qualche disprezzo la girandola degli avversari che il centrosinistra gli pone di fronte, Rutelli, Cofferati, Prodi: «Mi ricorda tanto la sala d’aspetto del mio dentista - ha spiegato -, mentre i pazienti aspettavano, ogni tanto si udiva l’urlo del malcapitato sotto i ferri e una voce tonante che diceva: ”Avanti il prossimo!”». Certo resta difficile immaginare l’uomo del trapano padano come padre costituente. E chissà cosa direbbe il povero professor Miglio, un vero tecnico delle istituzioni, che l’avrebbe tanto voluta fare lui la riforma federale, ma al dunque Bossi gli preferì Speroni, pilota d’aereo. Sono, del resto, le meraviglie del possibile: neanche a farlo apposta, la Lega ha da sempre un’abbondanza di dentisti: l’ex segretario della Pivetti Fiorentini, l’onorevole Latronico, il senatore di Ferrara Dell’Uomo, lo stesso presidente dei deputati Cè. Semmai Calderoli sembrava aspirare al ministero della Salute. O almeno questo garantiva con la dovuta solennità Gianfranco Funari, come si legge in quella pensosa autobiografia che l’attuale ministro bergamasco per le Riforme ha intitolato - ma sul serio - Mutate mutanda (Foedus, 1996). A pensarci bene, la questione di una possibile inadeguatezza di Calderoli, come d’altronde di tanti nella Seconda Repubblica, non ha tanto a che fare con l’esperienza professionale. Quest’ultima per la verità viene fuori di rado; né qui si riterrebbe attinente agli studi e ai trascorsi sanitari calderoliani la proposta di castrare, molto semplicemente, gli stupratori. E in che modo? «Un colpo forbici e il problema è risolto», rispose lui, specificando che dette forbici potevano «anche» non essere sterilizzate. Questo è insomma il tipo di esponente politico che sta lavorando sul testo licenziato dall’Assemblea Costituente (e rivisto sul piano letterario da Antonio Baldini, Concetto Marchesi e Pietro Pancrazi). Per il resto si può dire che Calderoli è un personaggio certamente molto gioviale e appassionato. Una volta, a una manifestazione, ha eseguito l’ostensione di un tricolore bruciacchiato. Un’altra volta ha proposto di istituire una chiesa cristiana, libera e padana, che cacci i mercanti dal tempio. Si è anche sposato secondo il rito celtico, con tanto di braciere, coppe di idromele e un capo-villaggio vacanze che fungeva da druido e che ha pronunciato la formula: «Il fuoco fonda la materia e le braccia degli uomini forgino il simbolo della vostra unione». Ancora. Come vicepresidente del Senato Calderoli si è fatto promotore della fiction identitaria nordica e di una feroce battaglia contro una statua lignea che il presidente Pera ha introdotto nell’ex Salone Garibaldi. L’ha chiamata «enorme simbolo anatomico», ha raccolto firme, però poi deve aver fatto marcia indietro perché la statua falliforme sta sempre lì. Sempre negli ultimi mesi, prima di mettere mano alla Costituzione, ha suggerito - ma deve essere stata una battuta - di mandare i magistrati cattivi ai lavori forzati, ma ha presentato un vero disegno di legge che per «naturalizzare» gli immigrati prevede un esame di italiano e, visto che c’era, anche la conoscenza del dialetto parlato nella regione d’appartenenza. Quando sono stati sequestrati i primi italiani in Iraq gli è venuta un’idea: per ogni giorno di prigionia laggiù, mille permessi di soggiorno revocati in Italia. Nella baita di Lorenzago è poi diventato «un saggio». Sembra sia stato anche un buon dentista. Si spera vivamente nell’anestesia. Filippo Ceccarelli