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 2004  settembre 15 Mercoledì calendario

Foto di gruppo con vedova: l’11 settembre tre anni dopo, Vanity Fair, 15/09/2004 Charlene Fiore – tutti la chiamano Char – stava partecipando alla solita cena con altre dieci vedove di Staten Island, inaspettatamente diventate le sue migliori amiche

Foto di gruppo con vedova: l’11 settembre tre anni dopo, Vanity Fair, 15/09/2004 Charlene Fiore – tutti la chiamano Char – stava partecipando alla solita cena con altre dieci vedove di Staten Island, inaspettatamente diventate le sue migliori amiche. Si incontravano tutte le settimane nei vari ristoranti dell’isola. Le vedove prenotano un grande tavolo e, ogni volta, bevono qualcosa di nuovo. Quella sera, Char stava facendo baldoria. L’argomento era quella parola: vedova. Char è alta un metro e settanta, ha i capelli biondi, un sorriso luminoso, occhi azzurri, gambe lunghe, su una si è fatta tatuare il nome Mike. A cena, fumava almeno tanto quanto mangiava. Era dimagrita tanto. «Vedova? Non è una parola orrenda?», disse alle amiche. La voce di Char assomiglia a un tappo che salta. «Vedova, è come un insetto. Fa schifo. Chi diavolo se l’è inventata?». Char si stava ancora abituando a essere vedova. O, meglio, una delle vedove. Suo marito, Mike, come i mariti di tutte le donne che sedevano a quel tavolo, era uno dei 343 vigili del fuoco morti nel World Trade Center l’11 settembre 2001. Da quel giorno, dice Char, «è stato: fate entrare le vedove in chiesa, riparate le vedove dalla pioggia, fate venire le vedove in prima fila». L’11 settembre 2001, quando il telefono di Char squillò, lei si trovava già presso la casa della sua amica Jean Fisher. Mike era entrato nei vigili del fuoco diciannove anni prima, quando si erano sposati. Negli ultimi dieci, aveva lavorato presso la Rescue 5, la stazione di punta di Staten Island. Mike non le aveva telefonato, ma del resto non lo faceva mai. Char non era una che pensava subito al peggio. I pericoli del suo lavoro erano oggetto di battute. Tutte le volte che Mike si recava al lavoro, il figlio urlava: «Fatti abbrustolire bene». Così fu la madre di Char – era corsa da lei non appena aveva visto la televisione- a ricevere la chiamata. Era il comando. Char ricorda distintamente il messaggio che sua madre le ripeté: «Non sappiamo dov’è, ma sta bene». Char chiamò la stazione per controllare. Le assicurarono che Mike stava bene, anche se non era stato ancora localizzato. Più tardi, ricevette un terzo messaggio tranquillizzante. Grazie a Dio, Char pensò tra una sigaretta e l’altra. Poi rivolse la sua attenzione a Jean, il cui marito, un capo squadra dei vigili del fuoco del distaccamento 20 di Manhattan, era scomparso. Lei non aveva ricevuto alcun messaggio rassicurante. Il marito di Jean e quello di Char erano cresciuti insieme a Staten Island. Le due famiglie trascorrevano le vacanze insieme quasi ogni estate. Char lasciò i tre figli con la madre e si diresse a casa di Jean. Ci volevano sei minuti con la sua Tahoe. Jean si rifiutava di accendere la televisione. Lei e Char stavano sedute in veranda e aspettavano che il telefono suonasse. Stava fuori con loro anche la vicina di Jean, Cheri Sparacio (Jean e Cheri parcheggiavano le auto nello stesso spazio davanti casa). Cheri, incinta di tre mesi, attendeva che il marito, trader di valute al World Trade Center, arrivasse con l’autobus, come faceva di solito, così si unì a Jean e Char. Poi telefonarono i figli di Char. «Perché papà non ha chiamato?», chiesero. «Mamma, vieni a casa». «No, papà sta bene, la signora Fischer non tanto», rispose Char. «Papà è occupato. Sta lavorando». Intorno a mezzanotte , chiamò la madre di Char. Char doveva tornare a casa; i bambini avevano visto la televisione e stavano dando in escandescenze. A casa di Jean cominciava ad arrivare gente – stava intervenendo l’efficiente rete di sostegno dei Vigili del Fuoco – così Char rientrò. Verso l’una del mattino, Char stava portando la spazzatura fuori sul lato della casa, con in mente i soliti pensieri: le mogli dei pompieri devono saper fare tutto, visto che i mariti sono spesso assenti. Proprio in quel momento, in strada si fermò un furgoncino grigio. Char riuscì a distinguere due persone nel veicolo: uno era un pompiere della stazione di Mike, Gerry Koenig, e lei pensava stesse riaccompagnando Mike. Attese che attraversassero la strada quando notò un particolare. Quel giorno era successo il finimondo, ma Gerry indossava l’uniforme blu e la cravatta. Istintivamente, Char si mise a correre. Era stata moglie di un pompiere per un tempo sufficiente. Sapeva che i vigili del fuoco esigevano che i portatori di cattive notizie fossero vestiti in modo adeguato. Char continuava a correre intorno al furgone, scappando da Gerry, che la inseguiva. «Perché sei qui? Tu non dovresti essere qui», gli urlò. «Char, ci sono cattive notizie», disse Gerry. «Dov’è Mike? Vai a prendere Mike». Poi sua madre iniziò a chiamare le amiche e il successivo ricordo di Char è che erano le tre del mattino e c’erano in casa 50 persone. (Gerry, nel frattempo, era dovuto andare alla casa di Madeline Bergin, a venti minuti di distanza – il marito faceva parte della stessa centrale del marito di Char, e lui aveva altre cattive notizie). Il giorno successivo, la gente portò frutta, cibo, fiori, perfino assegni – arrivarono tanti di quei fiori che ne mandò alcuni a Cheri. (Anche Cheri aveva ricevuto cattive notizie, come pure Jean Fischer.) La casa di Char era invasa da una folla di persone, erano arrivate a centinaia, e lei pensava che la situazione fosse allo stesso tempo irritante e un po’ ridicola. Mike, che ufficialmente era solo disperso, non sarebbe forse rimasto di sale tornando a casa e vedendo quanti amici aveva? Dopo una settimana, la gente era ancora lì. Char ricorda: «Se mi sedevo sui gradini davanti casa, avevo dodici persone accanto. Andavo nel giardino sul retro, e mi seguivano in venti». Improvvisamente Char ebbe voglia di parlare con Madeline. Prima frequentavano gruppi di amici diversi. Madeline, che aveva appena compiuto 40 anni, era maestra d’asilo. Il marito aveva da poco acquistato un bar, con l’idea di gestirlo una volta in pensione. Char, allora 45enne, possedeva un negozio di abbigliamento per bambini. Mike era un atleta. Char andò a caccia del numero di Madeline, e si chiuse a chiave nel bagno. «Anche alla tua porta suona gente che non vedi da vent’anni?», domandò a Madeline. «Oh, Dio!», fu la risposta. «Anche qui», Char continuò. «Continuano a fissarti?». «Certo». «Anche a me». Più tardi la stessa sera, più o meno alle 2 di notte, Madeline la chiamò, mentre Char stava bevendo un bicchiere di vino. «Riesci a dormire?». «No. E tu?». «No». Char non era certo una persona di poche parole, ma Madeline era davvero loquace. Continuarono per due ore. Madeline divenne la migliore amica di Char, e non passava giorno senza che si sentissero due o tre volte, spesso di notte, dato che non dormivano molto. Char e Madeline divennero amiche di un’altra vedova della centrale, Lisa Palazzo, allora trentunenne. Dopo quasi vent’anni di servizio, un pompiere può guadagnare la bella somma di 72 mila dollari, anche se una volta tolte le trattenute assicurative e previdenziali, riesce a portare a casa solo 2.018 dollari al mese, un motivo per cui tante mogli di pompieri lavorano. Ma un pompiere ama il suo lavoro. Può concentrare un’intera settimana di lavoro in due giorni, e questo consente di avere un secondo impiego, allenare la squadra del figlio e far saltar fuori un pomeriggio in piscina con i colleghi. In quel caso, come ci ha detto un pompiere, si siede, con una birra in mano, e si domanda: «Che cosa staranno facendo oggi gli altri? Poveri loro!». Ovviamente, ogni pompiere felice è consapevole di un paradosso. Come Mike qualche volta diceva a Char scherzando: «Per te valgo più da morto che da vivo». Ma lui non aveva la più pallida idea di che cosa sarebbe accaduto. Tanto per cominciare, ogni vedova ricevette l’assicurazione sulla morte per causa di servizio: 262 mila dollari. E poi, la gente di tutto il Paese si mise a inviare assegni. Le somme donate in beneficenza ammontarono a 1,4 miliardi di dollari, di cui almeno 350 milioni furono assegnati a chi era caduto durante le operazioni di salvataggio. Il solo Twin Towers Fund distribuì in media oltre 400 mila dollari a ogni famiglia di chi era morto cercando di salvare gli altri. Inoltre c’erano le donazioni alle stazioni dei vigili del fuoco. La gente aveva portato assegni alla centrale di Charlene, che ricevette, senza averne fatto richiesta, oltre 500 mila dollari, divisi tra le famiglie delle undici vittime. Inoltre lo Stato istituì il Victim Compensation Fund, in gran parte per limitare la responsabilità delle compagnie aeree. (Le famiglie delle vittime della bomba di Oklahoma City non poterono usufruire di un fondo simile). Il governo, utilizzando tabelle attuariali, definì delle linee guida per i rimborsi e ne affidò la gestione all’avvocato Kenneth R. Feinberg. Feinberg si mise al lavoro in un grattacielo di Manhattan, raccogliendo le testimonianze di vedove, genitori, figli e dei loro avvocati, che portarono tra l’altro anche poesie e video amatoriali. Feinberg assegnò in media 1,7 milioni di dollari a ogni famiglia. Sommando tutto, ogni vedova di un pompiere ricevette tra i 2 e i 3 milioni di dollari, talvolta anche di più, in gran parte esentasse, più il salario del marito, anch’esso non tassato, per il resto della vita, oltre alla liquidazione di eventuali assicurazioni. Così, tra le vedove, cominciarono a spuntare nuove auto, Suv o Mercedes, nuovi appartamenti e qualcuna di loro pensò anche di darsi qualche ritocco estetico. E questo, naturalmente, scatenò le malelingue. Le vedove iniziarono ad andare in vacanza insieme, anche con i figli. Prima, tutte le feste di famiglia si svolgevano a casa di Madeline. Adesso, per impedire che i bambini crollassero, si mise a viaggiare appena c’era l’occasione. L’estate del 2002, la prima, per avere una pausa dall’essere una vedova dell’11 settembre («In vacanza, si può essere anonimi», sottolineò Madeline), Char organizzò un viaggio alle Bahamas. Sette vedove e diciassette bambini trascorsero una settimana ad Atlantis, un resort su Paradise Island. Le mamme si rilassavano intorno alla piscina mentre i ragazzi giocavano sugli scivoli d’acqua. Era costoso, ma Char adorò il posto e, durante un secondo viaggio con Lisa, decise di acquistare una settimana ogni anno: una multiproprietà. Il primo viaggio alle Bahamas era stato una specie di conquista – 24 di loro senza mariti, come una enorme famiglia. Una sera, quattro vedove si fermarono nella stanza di Lisa, per bere una bottiglia di vino sul balcone. L’aria era pesante, si sentiva l’umidità. Una vedova che aveva perso il marito e un cugino disse: «Qualche volta non vi capita ancora di non crederci?». Poi si misero tutte a piangere, anche se nel giro di cinque minuti stavano ridendo istericamente per quello che Lisa aveva urlato a quel poveraccio in piscina. Ogni giorno le sette vedove si ritrovavano intorno alla piscina. Una volta, un ragazzo accanto a loro fece un commento. Quante donne e quanti figli senza marito. Dove sono questi ragazzi fortunati, si chiese, stanno giocando a golf? «No», replicò Lisa, «sono morti». Il ragazzo impallidì di botto, e la moglie non la smetteva di scusarsi, così Mad e Char dovettero precipitarsi a spiegare. Char adora i libri di autoaiuto. Non molto tempo dopo la scomparsa di Mike, ne acquistò uno che parlava dell’essere vedova. Poi ha comprato qualsiasi libro sul dolore che è riuscita a trovare. Un giorno si è messa a sfogliare un libro su come uscire con uomo. Troppo complesso, ha pensato, e lo ha rimesso a posto sullo scaffale. Char non riusciva a capire. C’era Mike. Era sicura di amarlo ancora. Ma per quanto tempo la foto di un marito morto dovrebbe vigilare sulla camera da letto? Char non aveva bisogno di un marito: «Voglio semplicemente uscire a cena», spiegò a un’amica un giorno a pranzo. In quel momento entrò un ragazzo attraente che si chiamava Bobby Nola. Char lo squadrò. «Sei sposato?», gli chiese. «Divorziato», rispose. «Allora esco a cena con te», disse. Era il marzo del 2003 e non sapeva che Bobby era un vigile del fuoco di Staten Island. «Che ironia: finiamo tutte con dei pompieri», commenta Lisa. Lisa, che ha da poco adottato un bambino in aggiunta alle sue due figlie, ha una teoria: si innamorano tutte di personalità simili. Lisa ha incontrato il suo pompiere, Kevin Tellefsen, al bowling. Mentre Madeline sta con Gerry Koenig, quello che venne la notte dell’11 settembre a dare l’annuncio. Può darsi che si siano attirati a vicenda a causa del dolore, ha pensato Char, ma poi è arrivato il sentimento. Anche i colleghi della stazione di Gerry hanno accettato questo rapporto come qualcosa di buono nato da una tragedia. Quando Bobby disse per la prima volta a Char che faceva il pompiere, lei incrociò le dita come se volesse scacciare un vampiro e gli disse: «Non ti sposerò finché lo sarai». In seguito, Char si è rilassata, ma il giorno dell’incidente del traghetto, quando non riusciva a contattarlo, le vecchie sensazioni sono riemerse. (Adesso i ragazzi dovevano chiamare: quello di Lisa, che ora vive da lei, una volta ha telefonato dall’interno di un edificio in fiamme per dire che stava bene). Poco dopo essersi trasferito a casa di Char, Bobby ha deciso di andare in pensione, e lei ne è stata felicissima. I pompieri che avevano conosciuto Mike misero Char sull’avviso: «Non è strano che Bobby ti voglia sposare adesso mentre non ha voluto sposarsi per nove anni?», ossia da quando aveva divorziato. Se Bobby guidava la Escalade, un’auto molto bella per la paga di un vigile del fuoco, qualcuno gli diceva ammiccando: «Allora, Bobby, adesso guidi una Escalade?». Char doveva intervenire: «è l’auto della vedova», diceva. Alla fine Lisa disse al suo ragazzo: «Raccontagli semplicemente che hai vinto alla lotteria». Bobby pregò Char di smetterla di preoccuparsi. «Char, vuoi darci un taglio?», la rimproverò. E lei lo fece. Dopo tutto, Char sapeva un’altra cosa, una cosa che poteva rivelare solo alle vedove. Amava Mike da morire, incodizionatamente. Ma per quanto Mike fosse veloce in caso d’incendio e sul campo da pallacanestro, era pigro per tutto il resto. «Finché aveva la possibilità di non fare nulla in casa, non muoveva un dito», dice Char, che lo chiamava il «Signor T», per temporeggiatore. Bobby, invece, non sta fermo un attimo. è lui a cucinare, non Char. E non va a letto la sera fino a quando non è tutto a posto. Il fine settimana, lava le auto, mette a posto la piscina. Qualche volta lei gli deve chiedere di lasciar perdere, che tanto domani potremmo essere tutti morti. Ma la maggior parte delle volte, confessa Char, «mi piace». Come rivelò a una delle vedove con quella che lei considerava una battuta da vedova, quelle cose che non si potevano dire in pubblico: «A volte mi sembra di essere morta e andata in paradiso». Il matrimonio è previsto in autunno, alle Bahamas, affinché coincida con la multiproprietà di Char, Li e Mad. Verranno quattro vedove. Lisa e Madeline porteranno i loro fidanzati pompieri. «è la prima della nostra stazione ad affrontare questo passo», dice Lisa. «Dimostra che si va avanti e che è giusto». E saranno presenti anche i genitori di Mike. Il padre di Mike non sa se si divertirà, ma comprende. «Le mogli di solito sostituiscono i mariti», dice. «è giusto». Char, cercando di rispettare i genitori dell’ex marito, ha detto all’organizzatrice del matrimonio che vuole che la serata sia più simile a una cena che a una festa di nozze. Adesso Char deve solo scegliere il vestito. Secondo lei, deve essere quello giusto per Bobby, per i genitori di Mike e per i suoi figli. è difficile. Madeline e Lisa erano andate con Char alle prove ed è stato quasi un disastro. «Non entrava, non cadeva bene e il colore era sbagliato. Era fuori dalla grazia di Dio», racconta Lisa. A casa di Char, un pomeriggio di due settimane fa, la figlia sedicenne Cristen dice che il suo vestito le piace, che è rosa, più luminoso di quello della mamma che, rivela, è beige. «Bianco sporco» corregge Char. Ci sono due figli di Char e un amico. Lisa si è fermata con i tre figli, uno dei quali sale in braccio a Cristen. La casa di Char è piccola, e i discorsi sul vestito di Char si sentono anche tre stanze più in là, fino a quando Char, permalosa una volta tanto, sbotta: «Non credo che il vestito sia così importante. Possiamo parlare d’altro?». Fuori ci sono 32 gradi. Dentro non si sta molto meglio. «Ti regalo l’aria condizionata», scherza Lisa. Improvvisamente Charlene si ricorda di quando Mike e i suoi colleghi costruirono il secondo piano della casa e Mike incise tutti i nomi nel calcestruzzo, e di come riuscì a convincerla che non era possibile mettere l’aria condizionata. Oh, beh. Char, che porta l’anello di fidanzamento, vede Bobby dalla finestra e gli dice di entrare. Ha caldo e il trifoglio tatuato sul braccio è coperto dalla polvere del cantiere dove lavora. Lisa esce con i bambini. Char ordina la pizza. «Chi resta?» vuole sapere. Bobby vede un coltello in giro e lo mette nel lavandino. Char, allora, pensa al vestito del matrimonio. «Forse indosseremo tutti costumi da bagno». Steve Fishman