CorrierEconomia 09/01/2006, pag.4 Giorgio Meletti, 9 gennaio 2006
Consorte e la vendetta degli Invisibili. CorrierEconomia 09/01/2006. Per Mister Invisibile quel pomeriggio del 28 dicembre scorso dev’essere stato un incubo
Consorte e la vendetta degli Invisibili. CorrierEconomia 09/01/2006. Per Mister Invisibile quel pomeriggio del 28 dicembre scorso dev’essere stato un incubo. Giovanni Consorte, travolto dalla resa dei conti dentro il mondo chiuso delle cooperative rosse, non l’avrà trovata divertente. Eppure c’è un fascino romanzesco in quella specie di vendetta degli Invisibili che ha disarcionato di colpo, dopo quindici anni di successi, il condottiero dell’Unipol. Se un drammone del genere -il pronunciamento contro il capo inguaiato da un’accusa di associazione per delinquere ma deciso a resistere, questa specie di 25 luglio della Lega Coop-fosse accaduto in una grande azienda privata, o non l’avremmo mai saputo, oppure ne sarebbe uscito ogni dettaglio, con florilegio di interviste e retroscena, con fotografie e frasi storiche dei noti protagonisti. Invece il consiglio d’amministrazione della Holmo, la holding con cui decine di cooperative controllano la terza compagnia d’assicurazione italiana, è una congrega di perfetti sconosciuti, assolutamente mimetici, riconoscibili solo all’occhio esperto per il nodo della cravatta leggermente più grosso della media. Provare per credere Il fatto è che di norma i boiardi rossi fuggono le luci della ribalta. Provate a cercare il sito internet della Coop Adriatica, quasi due miliardi di euro di fatturato e novemila dipendenti:non esiste. Il capo, Pierluigi Stefanini, oggi proiettato al vertice di Unipol al posto di Consorte, è il nuovo re degli Invisibili. Ma solo le turbinose vicende delle ultime settimane hanno fatto circolare il suo nome sui giornali. Eppure è lì da sempre, inamovibile. Come Mario Zucchelli, da quindici anni alla guida della Coop Estense di Modena, sui 900 milioni di fatturato, come Bruno Cordazzo della Coop Liguria. Gente che pensa di scalare la Bnl senza reputare utili per gli affari (anzi...) una copertina patinata o un passaggio in tivù. E dunque chi è Turiddo Campaini, che ha preso la guida dell’Unicoop Firenze quando Leonid Breznev trattava da pari a pari con Richard Nixon? E chi è Aldo Soldi, il presidente di tutte le coop del consumo, ma in proprio leader per una vita della Unicoop Tirreno, ex La Proletaria, oltre 600 milioni di fatturato? E chi conosce Massimo Matteucci, presidente della Cmc di Ravenna, cooperativa leader nelle costruzioni, ricavi da 500 milioni di euro? Si nascondono. Anche perché mettersi sotto i riflettori non porta bene. Ci cascò Gianni Donigaglia, capo incontrastato della Coopcostruttori di Argenta, provincia di Ferrara. Comprò la Spal, e con il calcio la sua popolarità lungo gli argini del Po andò alle stelle. Fu il primo a beccarsi l’accusa di «cesarismo» dall’allora presidente della Lega delle cooperative, Lanfranco Turci. Travolto benché assolto da Tangentopoli, è finito con la sua creatura in un crac da un miliardo di euro, e oggi recrimina sul mancato aiuto del compagno Consorte, che negli stessi anni con i soldi del sistema coop e con una certa destrezza finanziaria ha tirato fuori dai guai la Cmc. Prima ancora di Donigaglia ci fu un altro cooperatore diventato in qualche misura «famoso» :si chiamava Rino Petralia, veniva catalogato immancabilmente «amico di D’Alema» , ed era accusato di perseguire attraverso la sua Sic una specie di Lega Coop alternativa imperniata su intrecci di interessi e alleanze con aziende private. Fu prima scomunicato e poi espulso dalla Lega. Adesso la sventura è toccata a Consorte, ed è cominciata, guarda caso, proprio quando il manager abruzzese si è compiaciuto di far bella mostra della sua abilità e spregiudicatezza. Per quindici anni Mister Invisibile ha resistito a ogni tentazione di vanagloria. E ha volato così basso da sfuggire a ogni radar. Forte di un motto strepitoso per pilotare le coop nel mare aperto della finanza («C’è più solidarietà se c’è più redditività» ), l’ingegnere abruzzese ha risanato l’Unipol e l’ha fatta crescere anche con audaci acquisizioni. Ma soprattutto ha messo la compagnia bolognese al centro di un fitto reticolo di alleanze bancarie, operazione tra le più eccitanti per le cronache finanziarie. Il 10 marzo 1998, all’annuncio del fidanzamento tra Cassa di Risparmio di Bologna e Banca agricola mantovana, di cui fu artefice, essendo già Unipol alleata con entrambe, rilasciò alla stampa una dichiarazione esemplare:«Io non c’entro nulla» . Chiuse l’anno con l’apprezzabile risultato di essere nominato solo dieci volte dal capillare notiziario dell’agenzia Ansa. Ma il suo capolavoro di dissimulazione è la partecipazione alla scalata di Telecom Italia. Il 7 gennaio 1999, poche settimane prima che diventasse ufficiale l’offerta pubblica di acquisto dell’Olivetti, l’Unipol entrò con il 6 per cento nella Bell, la holding lussemburghese con cui Roberto Colaninno e i cosiddetti «bresciani» di Emilio Gnutti controllavano il gruppo di Ivrea. Era il momento tumultuoso delle polemiche sull’appoggio offerto da D’Alema, presidente del Consiglio, ai «capitani coraggiosi», e sarebbe bastato pochissimo agli avversari di Colaninno per utilizzare la presenza in squadra della rossa Unipol e imputare a Palazzo Chigi un conflitto d’interessi. Immobile e silenzioso, Consorte rimase invisibile nonostante fosse tutt’altro che uno «sleeping partner» e per sua stessa ammissione si sentisse tutti i giorni con Gnutti. L’operazione Meie Pur partecipando alla scalata vincente, e facendo subito affari con la Telecom rilevandone la compagnia assicurativa Meie, Consorte chiuse il 1999 da Signor Nessuno come lo aveva iniziato, totalizzando solo 13 citazioni dell’ Ansa, contro le centinaia di Colaninno e le 129 di Gnutti. E così nel 2000 e anche nel 2001, quando pure fu tra i protagonisti – se non altro come consulente di Gnutti, stando al suo racconto ai magistrati – della cessione del controllo Olivetti (e quindi del gruppo Telecom)alla Pirelli di Marco Tronchetti Provera, cioè di una delle più clamorose operazioni finanziarie degli ultimi anni (classifica Ansa del 2001:Consorte 11 citazioni, Gnutti 157). Bisognava arrivare al pomeriggio del 28 dicembre 2005 per comprendere il senso di tanta riservatezza. La regola delle coop è che si può essere padre-padrone, leader incontrastato, titolare di un potere incondizionato e pressoché eterno. In cambio però potere e popolarità possono essere spesi solo dentro i confini del sistema cooperativo. La celebrità estiva dell’epico condottiero che a spada sguainata indicava il cammino alle coop gridando «Io vi salverò!» era un po’audace per quel mondo fatto da milioni di uomini tranquilli. Così è bastato il sospetto che Consorte brillasse di luce propria anche sul mercato delle «consulenze» per segnarne la sorte e cancellare di colpo i vasti crediti che pure vantava verso il suo mondo. In quella drammatica riunione bolognese il Bonaparte dell’Unipol si è sentito pugnalato alle spalle:ma i manager invisibili non avevano scelta. Giorgio Meletti