Il Messaggero 29/05/2005, Luigi Vaccari, 29 maggio 2005
Io e mia madre - Gianluigi Gelmetti. Il Messaggero 29/05/2005. Nel 2003 Gianluigi Gelmetti stava partendo per l’Australia, dove si sarebbe fermato un mese e mezzo per dirigere alcuni concerti, e la madre, si chiama Clelia e il 7 marzo ha compiuto 90 anni, avrebbe voluto accompagnarlo
Io e mia madre - Gianluigi Gelmetti. Il Messaggero 29/05/2005. Nel 2003 Gianluigi Gelmetti stava partendo per l’Australia, dove si sarebbe fermato un mese e mezzo per dirigere alcuni concerti, e la madre, si chiama Clelia e il 7 marzo ha compiuto 90 anni, avrebbe voluto accompagnarlo. <Ha girato in lungo e in largo, America, Cina, Russia, anche perché è stata nel consiglio d’amministrazione dell’Archeo club, dopo averlo praticamente fondato>, spiega il maestro. <Nel 1999 era andata con due amiche, ”ragazzette” sopra gli 80, in Giappone. Le mancava l’Australia. Mi ha raggiunto l’anno scorso, viaggiando col Coro. Al ritorno, in aereo, dopo sei giorni stressanti, ha commentato: ”Mi ha fatto bene, questa vacanza”>. Aggiunge: <E’ una donna straordinaria: una giovinetta romana. E un capopopolo. Sarà sempre la fiaccola fondamentale della mia vita>. Ha un carattere forte? <Fortissimo. Un temperamento pazzesco. E’ difficile tenerle testa>. E’ stato faticoso anche per suo padre? <E’ morto quando avevo 16 anni... No, per lui non credo. A me sembrava una coppia perfetta. Mia madre è sempre stata decisa e determinata, ma mai un carabiniere. E’ capace di grandi dolcezze, e con mio padre, che aveva un negozio di articoli sportivi, ha avuto momenti di devozione assoluta quando l’aiutava nel lavoro. Sono nato a Roma nel 1945, appena finita la guerra, e loro fornivano la squadra di calcio della Lazio... Mi vedevano come un traditore, perché io sono romanista. Le colpe dei padri non ricadono sui figli>, ride Gelmetti, direttore d’orchestra, direttore musicale del teatro dell’Opera e direttore della Sydney Symphony Orchestra. Sua madre era tifosa? <Tutt’e due avevano una passione per i colori bianco azzurri, e mio padre dava alla squadra le tute, le maglie, i calzini, i palloni. Li facevano in casa, artigianalmente. Ai numeri sulle maglie pensava mia madre, che aggiustava anche i palloni>. Come affrontava, e affronta, le difficoltà? <E’ uno dei suoi grandi insegnamenti: non l’ho mai vista abbattuta. Ha avuto un tumore maligno, 35 anni fa. Mi sono preso la responsabilità di dirglielo: conoscendola, era meglio informarla. Ne è uscita viva. Si è fatta due guerre e cita ancora la disfatta di Caporetto, vissuta in prima persona da suo padre, che lavorava nelle ferrovie, oltre a essere, anche lui, un grande poeta romanesco>. Perché ”anche lui”? <Perché anche mia madre è un poeta. E ha vinto un sacco di premi. Finge che non le importi niente, ma le fa piacere. Ha la fissazione della sobrietà, anche a tavola. Arriva il piatto: ”Eh, quanta roba”. Poi, zitta, zitta...>. Qual è stata la reazione quando le ha detto del tumore? <Ne ha preso atto. Allora si faceva la cobalto terapia: ne ha fatta finché ha deciso che era inutile, e aveva ragione. Era un’impresa vana consigliarle di prendere il taxi per raggiungere l’ospedale: ”C’ho il tramve sotto casa, non vedo perché devo sta’ a butta’ i soldi per il taxi”. E andava a fare la cobalto terapia col tramve. Ha avuto altri acciacchi. Quattro anni fa è stata colpita da un ictus: è perfetta>. E’ sempre sorvegliata nelle spese? <Parsimoniosa. Non si deve buttare niente, non si deve lasciare nulla nel piatto: il consumo e lo spreco non fanno parte della sua cultura e, di conseguenza, neanche della mia>. Le viene in mente una vanità? <E’ scocciata perché le sono comparse delle macchie sul viso e la prendono per vecchia>. Gradisce ricevere regali? <Anche in denari, che non tiene per sé. A volte gliene do meno di quanto vorrei perché sono sicuro che li distribuirebbe alle persone sbagliate>. Si occupa di sua madre? Anche economicamente? <Ci vediamo pochissimo, ma ci sentiamo costantemente: anche se sono in Australia, in Cina, in Giappone, la chiamo tutti i giorni. E integro le sue pensioni>. Ne prova disagio? <Anzi, ha un atteggiamento regale: le è dovuto (giustamente, devo dire)>. Che cosa apprezza, di lei, in particolare? <La dirittura morale e il senso della giustizia incondizionati. Mi viene da mia madre l’idea di dover fare sempre qualche cosa, di lavorare seriamente, di non lasciarsi vivere. Non sta mai con le mani in mano o in poltrona a guardare la televisione. Dorme quattro ore. Ci telefoniamo alle due di notte: ”Che stai facendo?”. ”Eh, me sto facendo...”. Una volta, si stava facendo il pane alle quattro. Mi ha anche trasmesso che i patti vanno rispettati, e di non avere paura davanti a niente>. Il coraggio? <Ma costruttivo, sano. Non considerare irraggiungibile alcuna mèta. Se non ci fosse stata la sua spinta, frequentavo il corso di composizione a Santa Cecilia, non avrei affrontato e superato, a Siena, avevo 16 anni, gli esami difficilissimi con Celibidache, che poi mi ha preso come effettivo. Ho saltato anche una classe, quando frequentavo il quarto di composizione, e dovevo andare in piscina. Era una tiranna. Dicono: ”Hai perso gli anni della fanciullezza”. Non li ho persi. Quando è morto mio padre, avevo già le spalle solide per mantenermi. E ringrazio Iddio, ringrazio mia madre. Arrivavo a casa, dopo il nuoto, dovevo fare la versione di latino e lei, per farmi risparmiare tempo, mi faceva trovare le parole tradotte, evitandomi di doverle cercare sul vocabolario>. Nella scelta di fare il musicista ha avuto una parte? <Ha desiderato fortemente che lo facessi. Mi ha fatto studiare musica perché aveva capito, prima di tutti, che ero portato. Avevo cominciato a tre anni, con mio padre, per gioco. A quattro-cinque ho fatto sul serio. E quello che impari a quell’età è basilare. Mia madre è stata decisiva>. Nessun disaccordo? <Abbiamo avuto un momento di dissenso quando ho voluto lasciare il Conservatorio, nel quale non mi identificavo più, per andare per conto mio; e, siccome per le cose che mi riguardano direttamente sono testardo più di lei, l’ho mollato. Avrebbe voluto che continuassi>. E’ stato un momento di inquietudine, nel vostro rapporto? <Anche. Un’altra crisi ha coinciso con il mio primo matrimonio: non voleva che mi sposassi perché ero troppo giovane. Poi ha visto che avevo fatto bene: è durato 20 anni ed è stato bellissimo. Ha avuto la stessa reazione quando mi sono risposato: non voleva che lasciassi la prima moglie, che ha addirittura beatificato, e non nascondeva un po’ di ostilità per la seconda. Ora si sta stemperando: ma sono passati 19 anni. C’era stato un periodo difficile anche dopo la morte di mio padre. Mio zio Rodolfo volle che mi seguisse a Siena, dove studiavo. E, lì, si sono scontrati due modi diversi di vivere il dolore. Avevo scoperto l’amore, la donna, il sesso, e non l’ho consolata>. Ricorda anche delle ribellioni? <Sono perenni, come le litigate>, ride Gelmetti. <In passato si offendeva e si incazzava di brutto. Adesso... Mia madre è una lenza: quando si finge vecchietta per prendere un taxi o farsi aiutare dalla gente è un numero. E fa la lenza pure con me. Quando aveva 50, 60, 70 anni, la mandavo a quel paese; ora che ne ha 90... ”Io ho 90 anni”, si fa forte dell’età. A questo punto, le dico: ”Va bene”, augurandomi che colga tutta la disapprovazione e l’ironia>. Quando era bambino, le ha dato qualche ceffone? <Tanti. E faceva benissimo. Meglio uno schiaffo, a un bambino, che dire: ”Mi hai deluso”. Me le dava quando disubbidivo. Usava anche il castigo, che era peggio delle botte: ”Non vai al cinema”, ”Non prendi la paga”, ”Stasera non esci”, ”Niente gelato”...>. Che cosa la disturba? <L’iradiddio che è. Il dato sconcertante è che tutte le cose sue che non mi piacciono le sto scoprendo in me>. Per esempio? <L’eccesso di autoritarismo. Voler fare il capopopolo, ovunque, a tutti i costi, che le viene naturale. Mi secca terribilmente che debba avere sempre ragione... Devo confessare che in parte, in piccolo, anch’io...>. Il suo successo la inorgoglisce? <Le piace. A una mia amica, che me lo ha raccontato, ha detto che le sto facendo passare gli anni più belli della sua vita. A me dice il contrario>. Gianluigi Gelmetti ricorda che il padre è morto dopo un dissesto finanziario molto grave, e il fallimento ha esaltato la dirittura morale della madre: <Avrebbe potuto chiudere il negozio e fregarsene, invece ha lavorato e pagato tutti i debiti per l’onorabilità del marito. Ha fatto l’infermiera in uno studio dentistico; la governante a Parigi nella casa di un industriale che era rimasto con tre figli, dopo essersi separato dalla moglie: ha accudito i tre bambini per stare vicino a me che studiavo a Bruxelles. E ogni tanto mi aiutava. Gran donna>. Affiorano sentimenti di colpa o le sono estranei? <A volte mi dico: ”Ha 90 anni, me la godo poco. Potrei starci di più”. Ma se ti lasci prendere da questo meccanismo impazzisci. Che fai: lasci il lavoro? Se mi dicessero che una malattia mi sta mettendo a rischio, continuerei a vivere normalmente... Forse manderei a quel paese qualcuno... Vale anche con mia madre>. Luigi Vaccari